DINTORNI   DI   PORCEN

Il paesaggio e le caratteristiche dei terreni attorno al paese di Porcen sono abbastanza vari: a Nord e Nord-Ovest la  collina detta "el Còl"; a Ovest la valle percorsa dai "Rìch", che si apre verso Rasai; da Sud-Ovest a Sud-Est le propaggini Porcen dal M. Roncòn. Settembre 1990del Tomatico, maggiormente incombenti verso Est, mentre nella parte occidentale, più aperta, sono presenti simpatiche colline, resti intatti delle morene lasciate dai ghiacciai che,  provenienti dalle valli del Cismon e del Piave, coprivano tutta la Val Belluna. Oltre queste colline moreniche, il torrente Biotìs. A Est, proseguendo oltre la chiesa del paese in direzione di Tomo, alla fine di una lieve salita, troviamo un'ampia sella in località "Loèra"; oltre questa il terreno è inclinato, piuttosto dolcemente, verso Tomo.
La collina ha inizio a Est di Rasai, appena oltre il Biotìs, e si estende fino a Tomo; essa è formata, in particolare nella parte sommitale, occidentale e settentrionale, da roccia rossastra, la Scaglia Rossa. Tale pietra veniva estratta nella parte alta del Còl, e la zona da cui è stata "tagliata" è ancora ben evidente, e chiamata "La Perìna". Con tale roccia, facilmente lavorabile perché scagliosa, si costruivano architravi e fianchi di porte e finestre, lavabi, acquari e recipienti dalle forme più varie. Difetto della pietra la non grande durata, soprattutto se esposta alle intemperie: essendo finemente scagliosa, gelo e disgelo la sgretolano con maggior facilità.  Nei pressi della "Perìna", lungo una stradina che la affianca a nord, si trova una voragine dalla limitata luce esterna, ora ulteriormente ridotta eFiore (ingrandito) di Saxifraga Crustata protetta con rete; i genitori (classe 1910) mi raccontavano che uno dei passatempi, quand'erano ragazzi, era lanciare pietre nella voragine, e contare finché si sentiva il sordo rombo dell'urto sul fondo della caverna. La voragine è chiamata "Fògola del Caribaldòn". Sulla "Perìna" troviamo piante caratteristiche delle rocce calcaree, come la "Saxifraga crustata", molto frequente, anche se il suo habitat ottimale è mille metri più in alto.   El Còl arriva a una quota di 460 m, 75 metri più in alto della piazza del paese, situata a sud della sommità. Più a Est  il colle digrada dolcemente e la parte sommitale si allarga, dando vita a un paesaggio vario e suggestivo; non emerge più la scaglia rossa, ma sotto un leggero mantello di terra fertile, e talvolta anche in superficie, troviamo i sottili strati di roccia rosa/grigio-chiara, passaggio dal "Biancone" alla "Scaglia Rossa" e di questa più resistente (B. Giordano e L. Toffolet -Il paesaggio nascosto- parlano di "livelli calcarei nodulari lastriformi presenti al passaggio fra il Biancone e la Scaglia Rossa") . Gli strati (sia di "Scaglia Rossa" che di "Calcare nodulare lastriforme") vergono a Nord con inclinazione che varia tra i 50° e i 60°; dove le lastre di calcare grigio-chiaro sono più spesse, la pietra veniva estratta e facilmente trasformata in blocchi regolari, da utilizzare nellaStrada con muro a secco che contiene il terreno a monte costruzione di case o di muraglie a secco a sostegno delle strade. Il versante Sud del colle, ripido da Rasai fino alla chiesa di Porcen, a oriente della Loèra si allarga e diventa un lieve pendìo; a Nord invece rimane ripido dall'inizio alla fine (ponte Tomo), e termina sul piano in prossimità della strada provinciale delle "Montegge"; lungo questa via, i recenti scavi effettuati per la realizzazione del famigerato incrocio con la superstrada, hanno messo a nudo potenti strati di Scaglia Rossa.
Il corso d'acqua "i Rìch" non è un ruscello, perché assai più consistente; non è un torrente, perché anche dopo un lungo periodo di siccità la portata, benché ridotta, è ben lontana da zero; e il greto non è caratterizzato dalla presenza di massi e pietre. Una sorgente perenne lo alimenta, e sgorga a una cinquantina di metri dalla piazza, lungo la via che porta al Còl, nella parte più bassa dell'ampio avvallamento tra questo e il paese. Probabilmente i fondatori di Porcen valutarono la presenza di questa abbondante polla d'acqua, per dare inizio, vicino ad essa, alla costruzione delle prime case. La sorgente è stata utilizzata dai soci della "Latteria Turnaria" che anche a Porcen funzionò per decenni, nel secolo scorso: il caseificio (casèl) fu costruito nei pressi della sorgente, e l'abbondante acqua utilizzata per le vasche di refrigerazione del latte; oggi, riadattato, il casèl è sede di riunioni, incontri, corsi, feste che rinsaldano la vita sociale del paese. Immediatamente a valle del caseificio erano i lavatoi pubblici, e un'ampia vasca ove erano condotte, mattina e sera, le vacche ad abbeverarsi. Le strutture originali, in scaglia rossa, sono state rimosse perché deteriorate; sono stati rifatti in calcestruzzo, a ricordo dei preesistenti, i lavatoi che naturalmente oggi non sono utilizzati. Un tempo "i Rìch" erano ricchi di gamberi, che venivano catturati in abbondanza; l'arrivo dei prodotti chimici (detersivi, diserbanti, fertilizzanti, ...) ha portato alla progressiva diminuzione e infine alla scomparsa dell'artropode.
La dorsale che da "Cima" Tomatico (1595 m) si spinge verso Porcén, discontinua nella pendenza,  separa il versante del Tomatico rivolto a Nord, dall'arco di monti Tomatico-Sassumà, le cui pendici formano il bacino principale del torrente Biotìs. Località significative della dorsale, partendo dall'alto: la Cima; el Piff, cimetta a 1300 m; pra de Puìna (1000 m),  piccola zona pianeggiante con prato e antica casera; Pra dela Varda  (780 m), luogo da cui si gode ampio panorama; Tèla (650 m),  monte il cui pendìo finisce nel piano assai meno inclinato che digrada verso il paese. Le acque del versante Nord del Tomatico, a ovest della sella della Loèra, finiscono nel "Rìch", che confluisce poi nel Biotìs all'altezza di Rasai.  Il piano lievemente inclinato, a Sud del paese, interseca le pendici del monte a una quota di 450/500m, mentre a Sud Ovest l'arco delle ricordate colline moreniche, e una faglia, hanno indirizzato il greto del Biotìs verso Rasai.   Queste colline sono state in parte trasformate dalle secolari attività agricole (spianate in cima al "col de Rubìn" e al "col de Costesèle"), mentre per il resto sono nelle stesse condizioni in cui le lasciò il ghiacciaio 10/15000 anni fa: emergono ancora qua e là i massi più grossi, sospinti dalle lingue di ghiaccio che scendevano dai bacini del Cismòn-Vanoi e del Piave-Cordévole. Tra le pietre, infatti, ben levigati e arrotondati dagli attriti e sfregamenti, si trovano porfidi, graniti e altre rocce silicee arrivate dai monti del Tesino e Cima d'Asta (graniti grigiastri) e Lagorai (porfidi). Naturalmente anche pietre strappate dal ghiacciaio alle stratificazioni calcaree di vario tipo, o franate dai monti sul ghiacciaio stesso: enormi massi di calcare grigio, altri meno imponenti di rosso ammonitico, scaglia rossa... Lungo il greto del torrente Biotìs, luogo di scorribande quotidiane e di battute alla ricerca di chiocciole, che facevo da ragazzo con gli amici, ho anche individuato alcune pietre zeppe di fossili, probabilmente trasportate dal ghiacciaio proveniente dalla zona di Sedico/Belluno (Arenaria Glauconitica); un  masso di questa roccia, levigato dall'acqua e coi fossili evidentissimi, era al centro del torrente, a 650 m, in Vallorna; recentemente ho rinvenuto un' altra pietra di questo tipo sul Col. Nella parte orientale del piano i depositi morenici sono meno evidenti o assenti;  la diversa natura del terreno (strato di terra fertile più sottile, seguito da strati di roccia) si riflette  anche nella capacità di assorbimento dell'acqua in occasione di piogge prolungate: l'acqua scorre abbondante sui prati ed emerge nelle cantine delle abitazioni a Est de "La Vila", mentre nelle case a Ovest il fenomeno è assente, perché nel materiale di origine morenica l'acqua viene più facilmente assorbita. Oltre che dalla natura del terreno, questa abbondanza d'acqua potrebbe essere determinata anche dalla relativa vicinanza delle propaggini del monte, che scaricano le acque superficiali nella parte orientale del falsopiano.   La fascia di terrenoFascia di campagna a SudOvest di Porcen compresa tra il paese e le propaggini del Tomatico, -che si individua al centro dell'immagine qui a fianco, mentre il paese rimane dietro "el Col" in primo piano a sinistra-  offre la maggior estensione di zone dedicate alle coltivazioni agricole; in parte, soprattutto verso ovest, sono stati ricavati ampi terrazzamenti piani, separati dagli altri a monte e a valle non da muraglie, ma da scarpate erbose che un tempo erano falciate a mano, benché ripide; oggi le macchine per la falciatura le evitano, per l'eccessiva pendenza; così han preso piede cespugli, arbusti e boscaglie che in pochi anni hanno trasformato il profilo ambientale. I cespugli si sono sviluppati, spesso, anche sui masarόi, cumuli di pietre ammucchiate lungo i confini dei terreni quando questi furono dissodati e "bonificati", sostituendo il prato ai boschi preesistenti.
A oriente le case del paese arrivano fino alla Loèra (da lou, lupo), spartiacque tra "i Rìch" e il bacino del torrentello che, tra Tomo e Villaga, raccoglie le acque del versante nord del Tomatico, e le versa nella Sonna di fronte ad Anzù.  Il terreno oltre "La Loèra", in particolare alle pendici del colle, non è tuttavia conformato in modo da convogliare direttamente le acque al torrente: esistono tanti piccoli bacini chiusi che, con precipitazioni intense e prolungate, danno vita a piccoli suggestivi laghi.

MASAROI

 

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