TERREMOTI

Il recente apocalittico terremoto, che ha devastato un'ampia regione del Giappone, ci pone dei problemi simili a quelli sollevati dal famoso vastissimo terremoto di Lisbona. Questo accadde il I novembre 1755, e fu all'origine di riflessioni che portarono anche a un radicale cambiamento di natura filosofica nella visione e interpretazione dei "problemi". Uomini di cultura dell'Illuminismo -ad esempio Voltaire- che inizialmente immaginavano come Leibniz il nostro come il "migliore dei mondi possibili", che avevano cieca fiducia nella capacità della scienza di affrontare e risolvere i problemi dell'umanità, furono da quello sconvolgente fenomeno costretti a mutare il modo di pensare e vedere le cose, e discussero con vigore sul fatto; il grande filosofo Kant cercò anche di interpretare scientificamente i terremoti, dando in pratica inizio alla sismologia come scienza, e prendendo le distanze dalla spiegazione fino allora imperante: "punizione divina".
Oggi è stato colpito molto duramente il Giappone, paese orgoglioso, che ha fatto studi  esemplari nella prevenzione e li ha applicati alle costruzioni; paese assai soggetto a terremoti a causa della sfortunata posizione sopra quattro "placche" che si muovono in direzioni diverse, si sovrappongono e fratturano sprigionando  enormi quantità di energia. In assenza di questa capacità di prevenzione, di preparazione e allenamento ad affrontare tali eventi, il Giappone piangerebbe oggi non migliaia, ma milioni di vittime.  
Grazie al controllo del territorio, naturale in un paese all'avanguardia in ogni settore dell'elettronica, il dramma del sisma è stato ripreso e trasmesso nel momento del verificarsi dei terribili eventi. Particolarmente impressionante il comportamento delle persone, che con freddo stoicismo,  rassegnazione e razionalità hanno affrontato gli eventi,  increduli di fronte all'incredibile avanzare del maremoto; increduli che un sisma pur potentissimo potesse travolgere come fuscelli  strutture costruite per resistere, increduli che un sistema affidabile  e collaudato come quello giapponese potesse subire un colpo tanto duro. Ma l'epicentro del terremoto era troppo vicino alle città costiere, e le immense ondate, arrivate dopo pochi minuti, non hanno dato il tempo a chi era sulle strade nei pressi della costa, nei parcheggi, al lavoro in zone travolte, di guadagnare località più elevate.  I problemi conseguenti a sisma e tsunami hanno poi creato una grave situazione di emergenza dentro l'emergenza generale: blocchi ai  sistemi di raffreddamento di alcune centrali termonucleari hanno creato il rischio di fusione del nucleo, con emissioni di radioattività.
Una situazione tanto catastrofica era difficilmente immaginabile; ricordo d'aver letto un documento dell'USGS riguardante simulazioni relative alla città di Seattle, in cui si prospettavano varie ipotesi riguardo a posizione e intensità dell'ipotetico sisma: in corrispondenza a ciascuna di queste ipotesi venivano descritti  e quantificati i danni relativi a persone e immobili, e le azioni da intraprendere per portare i soccorsi; veniva presa in considerazione un'ipotesi estrema, in cui l'epicentro del fortissimo terremoto era vicino alla costa, e tale da provocare un rovinoso maremoto (situazione verificata per le città costiere come Sendai), inoltre con la presenza del fenomeno della "liquefazione del terreno" che si può avere con particolari suoli. Così anche in California e stati della costa pacifica di USA e Canada ci si prepara al "big one" che prima o poi la sconvolgerà.
In Italia, paese in cui una consistente parte del territorio è soggetta a rischio sismico, anche molto elevato, non si fa nessuna prevenzione, a parte l'applicazione (sempre?) di norme antisismiche nelle zone previste. Anche per la maggior parte degli edifici storici la messa in sicurezza è possibile. I centri storici di tutta Italia sono oggi particolarmente vulnerabili, ma nulla si fa per ridurre tale vulnerabilità. Recentemente, per dare un impulso all'economia, le autorità di governo hanno ideato la possibilità di "allargare" le abitazioni rispondenti a determinati requisiti di un 20%. Di solito tali interventi rendono più debole la struttura dell'edificio. La programmazione di un piano di risanamento e consolidamento delle abitazioni dei centri storici, cominciando da quelli con rischio sismico più elevato, potrebbe invece davvero fungere da volano per la stanca economia italiana.  Consentirebbe inoltre di "risparmiare" terreni utilizzati per nuove costruzioni, sostitutive di quelle abbandonate nei centri; queste nuove costruzioni, spesso orribili nell'aspetto, vengono costruite risparmiando al massimo, per poter avere un costo concorrenziale, quindi potrebbero essere addirittura più "deboli" di quelle vecchie dei centri storici nei confronti di un sisma.
Le autorità governative italiane hanno pure deciso il "ritorno al nucleare", accompagnato recentemente da un taglio alle energie rinnovabili. I problemi innescati alle centrali giapponesi dal sisma devono essere presi in considerazione: le enormi sofferenze di una popolazione possono essere utile esperienza non solo per il suo futuro, ma anche per il presente di altre popolazioni. Qualcuno ha parlato di "atto di sciacallaggio" per quelli che hanno evidenziato il pericolo delle centrali nucleari, tenendo presente quanto avviene in Giappone; mi sembra invece irresponsabilmente criminoso l'atteggiamento di chi non fa tesoro della tragica esperienza di quella popolazione, considerando anche inutile il suo sacrificio.
Per quanto riguarda il Veneto, e più in generale la situazione dell'Italia nord-orientale, rimando alla lettura di un documento prodotto dal prof. Doglioni, dell'Università di Roma. Non è confortante.

Nella figura sopra riportata, tratta appunto da opere di geologi tra cui il citato, sono rappresentate in rosso le linee di faglia (T=thrust=faglia) che caratterizzano Alpi e Prealpi dell'Italia nord-orientale: le più importanti sono la linea della Valsugana, la linea di Belluno e la linea di Bassano. Si nota con facilità la differenza dei terreni messi a contatto lungo la linea della Valsugana: a nord (sinistra) troviamo in superficie il Basamento cristallino, che a destra è a notevole profondità, al di sotto di vari strati: le formazioni Triassiche, la dolomia principale (DP) che coi calcari Grigi caratterizza i massicci delle Dolomiti, quindi il Biancone (in superficie, spesso, nelle Prealpi feltrine) e la Scaglia rossa: roccia friabile che emerge nel Col di Porcen, ove anticamente veniva estratta dalla "perina" per ricavarne abbeveratoi, soglie, architravi: si lasciava lavorare con relativa facilità (la stessa roccia è ben visibile al Ponte delle Moline, sulla strada per Primiero). Il Basamento cristallino risale a 300 milioni di anni, la scaglia rossa a 75. 
La linea di Bassano separa le Prealpi dalla pianura veneta: si nota la forte "dislocazione" (differenza di livello, o spostamento longitudinale a seconda del tipo di faglia) tra gli strati, che da nord sembrano scorrere sopra gli strati a sud; se viceversa pensiamo che sia la zona a sud della linea ad avanzare, essa si incunea sotto gli strati a nord, provocandone il sollevamento. Evidente lo sprofondamento della zolla definita "Seren Graben", cioè fossa tettonica della Valle di Seren: si osservi lo strato più profondo (cono con la parte superiore Tr, mentre la punta in basso è in roccia Bas), che è stato dislocato dalla faglia parecchi chilometri più a nord. La linea di Bassano prosegue fino al Friuli e oltre, e con la linea del Montello (più a sud) rappresenta un fattore di sismogenesi (causa di terremoti); col passare del tempo l'energia accumulata per la compressione diventa tale da provocare la rottura degli strati e il conseguente evento sismico.

TERREMOTO43

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