Ambienti
Erano continuamente impegnati, i nostri avi, a lottare faticosamente per trasformare il territorio, in modo da trarne qualche boccone in più per la numerosa prole: tanti figli significava tante braccia che avrebbero in seguito lavorato nella "famiglia allargata"; significava anche ossequiare i precetti della religione! I capi religiosi, naturalmente, con freddo cinismo, spingevano in questo senso pienamente consapevoli che tanti battesimi e tanti funerali costituivano per loro un gran bel business, e pure un modo di tenere nella miseria, quindi nell'ignoranza, le masse che avrebbero continuato ad essere loro succubi. Eccoli allora, con pala e pic (badile e piccone), lavorare dalle 4 del mattino alle 8 di sera per refondàr, cioè eliminare le zone di foresta e bosco per trasformarle in prato. Diése stèr di prato in più (poco meno di un ettaro) significava poter tenere in stalla una vacca in più, latte, formaggio, letame...
Masarón
Gran mucchio di pietrame. (Simile a masiera=ammasso di pietre, massi). I bei prati, che vediamo circondare i paesi delle nostre zone, sono il frutto di antichi faticosi interventi, operati da chi trasformava boschi e zone incolte in terreni coltivabili, per poterne ricavare prodotti con cui sfamare la gente. Tolti alberi e ceppaie, si procedeva raccogliendo le pietre da quelli che sarebbero diventati campi arabili o prati. Le pietre più belle da una parte, per essere utilizzate nelle costruzioni; anche gli enormi massi, dimenticati dai ghiacciai in ritirata, venivano trasformati in pietre regolari adatte allo stesso uso (attorno a Porcen i depositi glaciali sono la norma, e intere colline sono riconoscibili come morene glaciali, su cui ancora emergono questi grossi massi). Le pietre più piccole e quelle irregolari venivano scartate e depositate in grandi quantità ai limiti della zona da "bonificare"; naturalmente i proprietari dei terreni confinanti, a loro volta, riversavano là il pietrame, che cresceva tanto da simulare piccole colline, talvolta estese lungo tutto il confine. Questi cumuli di pietre -masaròi-, col passar degli anni venivano ricoperti da un sottile strato di humus su cui poteva svilupparsi vegetazione tipica di ambiente arido. Tra gli alberi, il carpino nero (ottimo combustibile) colonizzava questi secchi rilievi assieme ad arbusti come pruno e sanguinello.
El Calierón
La grande caldaia. Viene anche detto Calieròn la zona in cui convergono i principali valloni che formano un torrente. Così abbiamo un Calierόn per il T. Biotìs (convergenza di Val del Fén, Val de Roàs, Val de Garé-Fherbotàna) e uno per lo Stizzòn (confluenza di Val dei Péfh-Lèbi e Val dele Bochéte. Probabilmente questo nome deriva dal fatto che, con piogge torrenziali, il rumore della piena nel punto d'incontro dei valloni somiglia al rumore di un pentolone in ebollizione
Sass ruìss
Sasso rossiccio; pietra di porfido: la ritroviamo nelle colline moreniche, spesso rotondeggiante per le levigature subite nei millenni trascorsi a percorrere un centinaio di km, sospinta dal ghiacciaio. Luoghi d'origine: alta Caorìa e zona del Rolle
Pustèrn e solìu (solìvo)
Luogo in cui manca il sole e luogo soleggiato
Codolà
Selciato. Veniva realizzato nei cortili, nelle strade, nelle mulattiere, nei sentieri, nelle stalle; la sua funzione era ridurre l'erosione che, in particolare nelle strade, avrebbe comportato interventi di manutenzione molto più frequenti. Le pietre utilizzate variavano a seconda del tipo di intervento: nelle stalle e nei cortili potevano essere relativamente piccole e anche non piatte; nelle strade e nelle mulattiere, ove carri e slitte non dovevano incontrare ostacoli, le pietre utilizzate dovevano essere piatte e possibilmente di grandi dimensioni, per offrire una maggior resistenza all'erosione operata da acque, ruote e pattini delle slitte, e distribuire la pressione esercitata dal peso dei veicoli.
Mortìss; palùch
Due sinonimi per indicare un terreno asfittico e sempre impregnato d'acqua, in quanto sede di risorgive. Il secondo ha dato anche il nome a varie località, caratterizzate dalla presenza di terreni umidi
El tarén el é inbombà
Il terreno è impregnato d'acqua
Brentàna
Pioggia tanto intensa da provocare la piena di ruscelli, torrenti e fiumi
Slambròf
Fango. Il pantano provocato dal calpestio degli animali o dal passaggio di veicoli su terreno bagnato; slambrohόn vien detto di persona incapace di realizzare qualcosa di ordinato e ben fatto
Fhópa; fhopàl
Zolla (hόpa o fόpa); (hopàl o fopàl = insieme di zolle): terreno ai margini di una proprietà o di un campo; terreno ripido che separa due fasce in un terrazzamento; terreno più fertile alla base di un pendìo (hopàl = insieme di zolle). Nei terreni in lieve pendenza, che circondano Porcen, le "fasce" ricavate con lo spianamento non sono separate da muri a secco verticali, ma da tratti di terreno ripido, utilizzati per la produzione d'erba: i hopài; questi venivano ricoperti con zolle (hόpe) per ottenere un rapido consolidamento al fine di evitare pericolose erosioni e franamenti a valle. Solo in una parte del Còl de Porfén (a Ovest) le fasce sono limitate da muraglie a secco. Ma hopàl è usato con vari significati, soprattutto nel senso di terreno al margine di una proprietà o intorno a un campo arato, dove di solito c'è una variazione nella pendenza del terreno, dovuta ad un intervento sulle zolle (hόpe). In sostanza nel termine hopàl, con i suoi molteplici significati, troviamo un denominatore comune: la lavorazione e la sistemazione delle zolle.
Le ventaùre
La neve portata dal vento sulla sommità dei monti. Il vento soffia sempre nella medesima direzione, durante le nevicate; si formano quindi degli spessori assai consistenti nella zona sottovento delle cime, che durano ancora parecchi giorni dopo lo scioglimento della neve circostante, formando una stretta striscia bianca sullo spartiacque
Cortìu, cortivo
Cortile (la prima forma è più antica e caratteristica). Le famiglie residenti lungo un cortile formavano spesso un gruppo relativamente omogeneo, con legami di parentela, e venivano individuate con un "soranome" comune
Trói, troiét
Sentiero, sentiero stretto
Lìsp
Non si tratta del raffinato linguaggio di programmazione, ma di alghe filamentose, verdastre, che abbondano in acque stagnanti e "grasse", ricche di composti azotati e fosforo