-1-
1. Note Introduttive
La “sociologia rurale”, quale “ramo speciale nell’ambito di
quella complessiva disciplina che è la sociologia senza ulteriori
specificazioni”(1), si è andata sviluppando, inizialmente
negli Stati Uniti, mutuando metodi anche dalla sociologia
urbana preesistente(2).
Inizialmente si pose l’accento sulle differenze e sui
contrasti tra i due tipi di società, rurale ed urbana; esaltando
eventualmente ora l’una, considerata apportatrice di progresso,
di “civilizzazione”; ora l’altra, ritenuta immune dalle piaghe
che affliggono le città.
Oggetto della sociologia rurale sono le istituzioni, i
gruppi sociali, le comunità che partecipano al mondo “rurale”;
quest’ultimo termine va preso nel suo più largo significato
etimologico di “attinente alla campagna”. Sociologia rurale sarà
pertanto non solo sociologia della professione agricola, che
nelle campagne viene in assoluta prevalenza esercitata; ma anche
di tutto l’ambiente rurale, e di quei gruppi sociali che, pur
non potendosi definire “agricoli”, in esso si sono integrati.
Esiste una differenza tra “rurale” e “agricolo”, tra chi abita
la campagna e chi, oltre a risiedere, vi esercita la professione
_____________________________________________________
(1) Beegle J. A. – Sociologia Rurale. In G. Eisermann, trattato di
Sociologia.
Vol. 2. Marsilio editori in Padova 1965, pag. 289.
(2) Ibidem, pag. 262.
-2-
agricola, la quale sembra aver portato anche ad uno
sdoppiamento negli interessi della sociologia rurale stessa(1).
Questa contrapposizione, pur se giustificata da validi elementi,
mi sembra tuttavia non debba essere accentuata, ma se mai
attenuata. “Rurale è chi abita in campagna, agricolo chi coltiva
la terra. Il primo risiede, il secondo produce. L’uno appartiene
alla geografia, l’altro all’economia”, afferma C. Barberis(2)
schematizzando la contrapposizione. Si può tuttavia osservare
che il fatto stesso di risiedere in un certo ambiente implica,
per il residente, un’interazione che può anche essere minima,
ma che tuttavia sussiste, con il tessuto sociale ed economico
ivi esistente, e quindi un contributo alla sua evoluzione e
trasformazione; pertanto anche chi, pur non coltivando la terra,
risiede in campagna, non appartiene esclusivamente “alla
geografia” e non è da considerarsi completamente estraneo al
tipo di società ivi esistente. Ritengo quindi che per la sociologia
rurale sia possibile una visione unitaria, la quale tenga
conto dei vari aspetti della realtà rurale.
Una teoria, la quale si presti a questa visione unitaria,
e che serva soprattutto ad interpretare l’evoluzione della
società rurale a società urbana, è quella ben nota elaborata da
Sorokin e Zimmermann(3), nota come “continuum ubano-rurale”;
in base ad essa, ad ogni forma sociale si può far corrispondere
un ben determinato grado di ruralità –o di urbanità-,
grado che può mutare nel tempo, evolvendo, in genere, verso
_______________________________________________________
(1) Barberis C. –Sociologia Rurale- Edizioni Agricole- Bologna 1973, pag. 1.
(2) Giorio G. Organizzazione di Comunità –Marsilio Editori Padova, 1969, pag. 23.
(3) Barberis C. ibidem
(4) In “Principles of rural-urban sociology” by Sorokin P. and Zimmermann C. C. New York,
Henry Holt and co, 1931
-3-
un più elevato grado di urbanità. E’ implicita, in tale teoria,
una visione evoluzionistica della società, che tenderebbe verso
forme caratterizzate da gradi di ruralità sempre meno elevati.
Il modo secondo il quale si sono sviluppate le differenze
tra società rurale ed urbana, e le prospettive vengono sempre
descritti da P. Sorokin e C C. Zimmermann(1), i quali avanzano
l’ipotesi che, storicamente,l’andamento della differenziazione
tra i due mondi sia approssimativamente di tipo parabolico:
“Negli stadi iniziali del genere umano o di una singola società la
differenziazione rurale-urbano non esisteva; in seguito apparve,
ma all’inizio era molto piccola e insignificante; continuò a
crescere nei successivi periodi della storia di una società o
dell’intero genere umano; infine, raggiunto il culmine, cominciò
ad essere sempre meno accentuata, sempre meno intensa,
ed ora, in numerosi paesi occidentali, tende a decrescere”.
Tra i principali elementi che ci inducono ad affermare l’attuale
attenuazione delle differenziazioni, ossia la “rurbanizzazione”,
vanno considerati quelli che facilitano il venir meno
dell’isolamento tra città e campagna, la crescita delle città,
alimentate da correnti di migrazione dalla campagna; la
diminuzione percentuale degli addetti all’agricoltura, la
meccanizzazione dell’attività agricola. I fattori ricordati provocano
________________________________________________
(1) Sorokin P. , Zimmermann C. c. op. cit. Pag. 160 e segg
-4-
una “urbanizzazione” del mondo rurale e della sua popolazione,
ma esiste anche un processo inverso, provocato dalle migrazioni
dalla campagna alla città: “Milioni di persone nate e cresciute
nel mondo rurale sono emigrate in città; e vi hanno importato
tutte le caratteristiche essenziali della popolazione rurale
e la loro cultura...” (1).
1.2. Considerazioni sulla definizione di società rurale e società urbana
Quanto sopra riferito consente di osservare che le relazioni
e le connessioni tra società rurale e società urbana si sono
sviluppate a tal punto , che oggi ci si potrebbe chiedere se abbia
ancora validità considerare tali società come contrapposte;
i modelli di vita della società urbana vengono gradualmente
accettati dalla società rurale, mentre i mezzi di comunicazione
e di informazione le rendono sempre più vicine, togliendo
il mondo rurale dall’isolamento, che ne era una delle caratteristiche
peculiari. Anche se considerato in prospettiva, tale
problema rimane valido: perché è possibile, ammettendo l’esistenza
attuale di una società rurale distinta dalla urbana, supporre
che quella possa gradualmente scomparire (2).
______________________________________________
(1) Sorokin P. , Zimmermann C. c. op. cit. Pag. 615.
(2) Sorokin P. , Zimmermann C. c. op. cit. Pag. 609
-5-
Nella definizione di società rurale e società urbana numerose variabili (1)
devono essere prese in considerazione; tra queste,
ad esempio, il tipo di occupazione della popolazione attiva,
l’ambiente, l’ampiezza delle comunità, la densità demografica,
la mobilità sociale sono alcune delle più importanti. Ma nessuna
di queste variabili, presa singolarmente, è sufficiente a
caratterizzare pienamente tali società, la rurale e l’urbana;
le quali, d’altra parte, possono presentare contemporaneamente
le diverse variabili, naturalmente con intensità differenti a
seconda del grado di urbanizzazione; società rurale e società
urbana possono quindi considerarsi agli estremi di un segmento,
lungo il quale le variabili definitorie assumono determinati valori.
Consideriamo, ad esempio, due di queste variabili, occupazione
e ambiente (2), cominciando dal tipo di occupazione.
Nella società rurale la percentuale di popolazione attiva
dedita all’agricoltura risulta di norma notevolmente maggiore
che in quella urbana. Quella dell’occupazione, quando i dati a
disposizione siano rappresentativi, sembra essere la variabile
avente un peso maggiore nella determinazione del tipo di società.
____________________________________________________
(1) Sorokin P. , Zimmermann C. c. op. cit., capitolo II: “Definition
of Rural and urban Worlds” pag. 13.
(2) Sorokin P. , Zimmermann C. c. op. cit. Pag. 15-16
-6-
Per quanto riguarda l’ambiente, si potrà affermare che la
popolazione che vive a contatto con la natura, in piccoli centri
o addirittura in abitazioni isolate, ha maggiori probabilità
di appartenere ad un società di tipo rurale, che non
ad una di tipo urbano. Questo non vale per le comunità insediate
nei vasti agglomerati delle metropoli, i cui orizzonti
sono costituiti da masse di cemento, i cui ambienti di lavoro
sono abitualmente dei luoghi chiusi, non campagne o foreste.
Si potrebbe tener conto della avariabile ambiente, in uno studio
sulla ruralità di una società, ad esempio per mezzo della
percentuale di popolazione residente in case sparse.
Pertanto nello studio di una comunità, volendo misurarne la
ruralità (o l’urbanità), ogni variabile considerata dovrà assumere
un dato valore. Questi valori, opportunamente ponderati e
combinati, forniranno un indicatore che si colloca nel segmento
i cui estremi supponiamo coincidenti con quelli relativi a
società urbana e società rurale ideali.
L’indicatore può quindi descrivere un insieme continuo di
punti; si passa con gradualità dalle società rurali alle urbane,
e viceversa.
Con l’utilizzazione di questa definizione risulta semplificato
l’eventuale studio di comunità diverse, tuttavia rimane
sempre problematica la scelta delle variabili dalle quali si
ottengono i valori, la cui combinazione permette di ricavare
l’indicatore relativo alla società esaminata, e quindi la sua
classificazione.
-7-
Si deve pure notare che le variabili utilizzate, oltre a variare
quantitativamente, possono variare qualitativamente. Si
consideri, ad esempio, l’occupazione agricola, in due diversi
censimenti: quello più recente metterà in evidenza, in genere,
una diminuzione del numero di addetti all’agricoltura sia in
valore assoluto che in percentuale, una diversa composizione per
classi d’età ecc.
Non terrà conto, invece, della “diversità” di un agricoltore
che ha assimilato nuove tecniche di produzione, nuove
conoscenze, forse un nuovo modo di interpretare la realtà.
Il presente studio si colloca nel contesto, delineato nei due
precedenti paragrafi.
2. Ambito e fini della ricerca
2. 1. Oggetto di questa tesi sono due comunità, l’una costituita
dal “Comprensorio di Este”, un insieme di sedici comuni della
“bassa” padovana, in grande prevalenza siti in pianura, in minima
parte in collina; l’altra dalla “Comunità montana feltrina”,
costituita da tredici comuni della parte meridionale della provincia
di Belluno, il cui territorio può senz’altro definirsi montano.
La costituzione dei “comprensori” e delle “comunità montane”,
va inquadrata nel piano di decentramento amministrativo e di
valorizzazione delle autonomie locali, conseguente all’istituzione
delle regioni. Il “comprensorio” è stato definito una
-8-
“misura territoriale sub regionale adeguata ad una efficiente
articolazione degli interventi”(1) ; questi ultimi vengono chiaramente
definiti nella legge regionale 9 giugno 1975, n. 80, “Norme per la
istituzione ed il funzionamento dei Consigli di Comprensorio”,
la quale stabilisce, all’art. 1: “(omissis) il territorio
regionale viene ripartito in comprensori, costituenti
gli ambiti territoriali entro cui promuovere e sviluppare, in
cooperazione con gli enti locali:
a) una politica di attuazione della programmazione regionale;
b) un’azione di riequilibrio economico e territoriale;
c) il riordino e la razionalizzazione dell’attività amministrativa
regionale e locale;
d) il processo di aggregazione fra enti locali anche in funzione
dell’attribuzione della delega delle funzioni regionali;
e) la partecipazione degli organismi democratici rappresentativi
alle scelte politiche della regione”.
Le “comunità montane” rientrano nel programma regionale per
lo sviluppo della montagna, ed i compiti ad esse attribuiti,
coincidono –a parte i problemi specifici, derivanti dalla particolare
situazione geografica- con quelli dei comprensori.
______________________________________________
(1) In “Veneto Notizie”: Cambiano i confini dentro il Veneto.
Aprile 1975, anno III n. 1, pag. 19.
-9-
Ritornando nel quadro della problematica sociologica cui si
è fatto riferimento nel precedente paragrafo, si considereranno
le modificazioni apportate ai due insiemi di comuni, dalle variabili
osservate; per ciascuna delle due zone si cercherà di svolgere
un’analisi in due direzioni:
1) si terrà conto delle caratteristiche ambientali delle località
di residenza della popolazione di ciascun comune;
2) si esaminerà il tipo di occupazione della popolazione attiva.
Si ritiene che i due gruppi di variabili scelte siano tra
quelle che meglio servono a caratterizzare la ruralità o meno di
una società; e di questa daranno anche informazioni sull’evoluzione
lungo il segmento del “continuum urbano-rurale”, se le consideriamo
in epoche diverse in corrispondenza a vari censimenti.
Sembra attendibile supporre uno spostamento verso forme
caratterizzate da un grado più basso di ruralità.
2. 2. Motivazioni della scelta dei due insiemi di comuni, e delle
modalità relative al tipo di insediamento e di occupazione
La Comunità montana feltrina ed il Comprensorio estense sono
stati scelti non per mezzo di un’estrazione casuale dai vari
Comprensori e Comunità montane del Veneto; ma si volevano
confrontare i risultati relativi ad una zona di montagna con i
corrispondenti riferentisi ad una di pianura, per riscontrare
eventuali convergenze o difformità nell’andamento dei valori
delle variabili considerate. Perciò si è fatta una scelta ragionata
delle due zone, in modo che esse risultassero –a parte il fatto
di essere l’una di montagna, l’altra di pianura- quanto più
-10-
possibilmente omogenee riguardo ad altri fattori. Infatti le
dimensioni delle popolazioni dei due aggregati, almeno inizialmente,
non differiscono di molto (al censimento 1936 la differenza
è di 305 unità; passa a 7603, pari al 13% della popolazione più
consistente, nel 1971). In entrambe le zone i comuni
gravitano attorno ad un centro guida (i capoluoghi della Comunità e
del Comprensorio, rispettivamente Feltre ed Este), di
dimensioni notevolmente superiori rispetto agli altri comuni;
i due capoluoghi, inoltre, sono paragonabili quanto a dimensioni.
Per quanto riguarda il tipo di insediamento della popolazione
residente di ciascun comune, si sono considerate le seguenti tre
modalità:
1) Popolazione residente nel centro in cui ha sede il municipio,
che per comodità sarà chiamato “capoluogo” del comune;
2) Popolazione residente in altri centri e nuclei;
3) Popolazione residente in case sparse.
Si è ipotizzato che la popolazione residente nelle case sparse
sia, almeno nelle condizioni delle due zone in esame, maggiormente
connessa ad una società di tipo rurale, che non quella appartenente
alle altre due componenti; questo perché, anche nei
piccoli comuni, essa ha non solo maggiori possibilità di essere
addetta all’agricoltura, ma anche per le condizioni di isolamento
cui è soggetta. Vero è però che anche la popolazione dei piccoli
centri può essere strettamente legata ad una società di tipo
rurale: questo soprattutto nelle zone di montagna, dove la residenza
in case sparse comporta maggiori sacrifici che non in pianura.
-11-
Una variazione nella popolazione delle case sparse significherà
quindi, sotto l’ipotesi accettata, variazione del grado
di ruralità della popolazione di cui quella delle case
sparse è una componente. Si è poi considerata la popolazione
dei centri capoluogo di comune; per la funzione amministrativa
da essi svolta, è richiesta la presenza, che spesso diviene
residenza, di un certo numero di impiegati; l’affluenza di
popolazione agli uffici, rende i capoluoghi un punto di
incontro per la popolazione dell’intero comune e determina
con più facilità il sorgere di attività commerciali. Inoltre il
capoluogo stesso è stato scelto, in genere, tra i vari centri
in funzione della sua importanza, quale centro di attività
industriali o commerciali preesistenti, e nella maggior parte
dei casi ha conservato questa caratteristica. Sembra quindi
naturale supporre, per la popolazione del capoluogo, un
livello di ruralità più basso che per la rimanente popolazione
del comune. Infine, quale classe residua intermedia, si
ottiene la popolazione degli altri centri e nuclei.
L’andamento della popolazione secondo le tre componenti
considerate, sarà seguito a partire dal censimento del 1936 (1).
Per il tipo di occupazione si effettuerà la seguente
distinzione:
___________________________________________________
(1) Le Tabb. 1-13 e 15-30 riportano i dati relativi alle tre componenti,
per ciascun comune delle due zone considerate, ai censimenti 1936,
1951, 1961, 1971. Le Tabb. 14 e 31 riportano l’aggregazione dei
precedenti dati.
-12-
1) Popolazione residente attiva nel ramo primario (agricoltura e
foreste)
2) Popolazione residente, attiva in altri rami di attività (1).
Tale distinzione si può ritenere sufficiente, in quanto
interessa conoscere l’andamento della popolazione attiva addetta
al ramo primario; la quale, come si è già osservato,
può essere assunta tra le variabili definitorie della società rurale.
2.3. Riferimenti generali alla distinzione fra comuni rurali e urbani,
e alle definizioni di località abitate, adottati dall’Istituto
Centrale di Statistica.
I comuni italiani sono stati classificati dall’Istituto
Centrale di Statistica secondo gradi decrescenti di urbanità(2).
Alla base della classificazione sta implicitamente l’accettazione
della teoria sul “continuum urbano-rurale”. Tale teoria
considera la realtà urbano-rurale nella sua evoluzione
e nelle interconnessioni sempre più strette tra i due mondi,
che non sono più visti come due entità in perenne opposizione;
col termine di “rurbanizzazione” si indica la diffusione delle caratteristiche
della società urbana e della sua cultura nella società rurale,
ed il contemporaneo, pur se meno accentuato, processo inverso.
________________________________________________
(1) Si vedano le Tabb. 32-37
(2) Si veda: ISTAT, “classificazione dei Comuni secondo le
caratteristiche urbane e rurali”. Metodi e norme, serie C
n. 5 – 1963
-13-
Le variabili considerate nella menzionata classificazione
sono dieci(1). Utilizzando dette variabili, si costruiscono, per
ciascun comune, cinque quozienti(2); ponderando i quozienti comunali,
si costruiscono cinque indici a livello nazionale;
fatti questi uguali a 100, si ricavano pio gli indici relativi
a ciascun comune, che vengono suddivisi in sei classi. Infine,
la media aritmetica delle posizioni (all’interno delle classi) dei
cinque quozienti, per ciascun comune darà valori variabili da
1 a 6, ai quali si fa corrispondere, nell’ordine:
1) Comuni urbani, 2) Comuni “di tipo urbano”, 3) Comuni
semi-urbani, 4) Comuni semi-rurali, 5) Comuni di tipo rurale,
6) Comuni rurali.
I dati di base per la classificazione
dell’ISTAT sono quelli relativi
al censimento del 1951 (sarebbe pertanto utile un aggiornamento)
________________________________________________________________
(1) Le dieci variabili sono: 1) Popolazione totale del Comune (P);
2) Popolazione attiva, intesa come forza lavoro (L); 3) Popolazione
attiva agricola (La); 4) Popolazione attiva impiegata in attività terziarie
(Ls); 5) Popolazione di età superiore a 14 anni, sul totale (P’);
6) Popolazione fornita di licenza di scuola media (P’e); 7) Popolazione vivente
nel capoluogo (Pc); 8) Totale abitazioni (D); 9) Abitazioni fornite di
acqua potabile di acquedotto (Dw); 10) Abitazioni fornite di servizi igienici (Dh).
(2) Questi i cinque quozienti: q1=(L-La)/L (frazione di popolazione
attiva extra agricola); q2=Ls/P (viene inteso come un indice di terziarizzazione
della popolazione del comune); q3=P’e/P (dà
informazioni sulla scolarizzazione; q4= Pc/P (si veda il paragrafo 2.2);
q5= (Dw+Dh)/(2D).
-14-
I comuni del Comprensorio di Este, eccettuato il capoluogo,
comune “di tipo urbano”, appartengono tutti alla classe dei comuni
rurali; anche il capoluogo della Comunità montana feltrina è comune
di tipo urbano; gli altri in prevalenza “di tipo rurale”.
L’esigenza di migliorare la classificazione dell’ISTAT ha
portato a nuovi importanti risultati, soprattutto sul piano
metodologico. Tale esigenza, oltre che dalla necessità di un
aggiornamento, è motivata dal fatto che il procedimento
dell’ISTAT “soffre” dell’inconveniente dovuto alla circostanza
che l’attribuzione di un comune all’ una o all’altra delle sei
classi dipende non soltanto dalle caratteristiche socio-economiche
che lo contraddistinguono, ma anche da quelle che
caratterizzano mediamente la situazione italiana.
Questa particolarità rende non omogenei i confronti
temporali, poiché, da un censimento all’altro “può verificarsi –e
ciò si è verificato- che il procedere di un comune da una categoria
a quella superiore non venga indicato dai risultati,
per il solo fatto che la sua trasformazione sia stata meno rapida
di quella verificatasi in media per l’insieme dei comuni,
cosa questa che si riflette nello spostamento del valore nazionale”(1).
Per ovviare a tale inconveniente, e poter quindi disporre di
una classificazione che renda possibili anche i confronti
_____________________________________________________
(1) O. Vitali- Società italiana di Statistica – XXVII Riunione
Scientifica – Palermo 29-31 Maggio 1972, CTG 20,
Estratto, pag. 5 e segg.
-15-
temporali e la comprensione dell’evoluzione delle unità
primarie –i comuni- sulla scala adottata, sono state utilizzate
delle tecniche statistiche, quali ad esempio i “procedimenti di
classificazione numerica” e la più nota analisi discriminante (1).
I tipi di comune verrebbero ridotti a quattro (urbano,
semiurbano, semirurale, rurale), mentre le variabili
rimarrebbero le cinque già considerate dal’ISTAT. Il primo
procedimento, tendente ad accentrare gli elementi –i comuni-
che si presentino relativamente omogenei, rispetto alle cinque
variabili utilizzate, all’interno di quattro gruppi, risulta
praticamente inattuabile, per l’elevato numero di comuni.
La tecnica dell’analisi discriminante può invece essere
applicata con profitto, anche al caso della classificazione
urbano-rurale dei comuni.
Occorre ricordare ora la definizione di popolazione residente,
e quella di “località abitate” ai censimenti del 1936 e 1951
e successivi.
Popolazione residente. Nel censimento del 1936 così viene
definita: “La popolazione residente o legale è costituita
dai censiti aventi dimora abituale nel comune sia che alla data
del censimento vi fossero presenti, o ne fossero temporaneamente
assenti”. Tale definizione viene ripresa, nella sostanza, ai
censimenti del 1951 e successivi.
_____________________________________________
(1) O. Vitali, ibidem, pag. 6
-16-
E’ stata considerata la popolazione residente, anziché la
presente, per evitare di tener conto degli eventuali occupanti
di abitazioni isolate, utilizzate quale “seconda casa” da
persone per lo più estranee alla comunità locale..
Località abitate. Il censimento 1936 stabilisce che “il
criterio discriminante per riconoscere il carattere di centro
ad un abitato è stato quello della esistenza nello stesso di
almeno un luogo di raccolta ... ove sogliono concorrere gli
abitanti dei luoghi vicini ... prendendo però sempre in
considerazione elementi ambientali... L’entità della popolazione
non è stato elemento esclusivo di decisione, ma è stata presa
in considerazione insieme con gli elementi ambientali...”
Per “case sparse sono state considerate le case isolate
in campagne e i piccoli raggruppamenti (casolari, fattorie, ecc.)
privi di un luogo di raccolta, a meno che considerazioni speciali
non permettessero di ravvisare in questi luoghi dei centri
nascenti o in via di formazione”. Censimento 1951 e successivi:
“Centro abitato. Aggregato di case contigue o vicine con
interposte strade, piazze e simili, o comunque brevi soluzioni
di continuità, caratterizzato dalla presenza di servizi o esercizi
pubblici determinanti un luogo di raccolta ove sogliano
concorrere anche gli abitanti dei luoghi vicini, per ragioni
di culto, istruzione, affari, approvvigionamento e simili”.
“Nucleo abitato: aggregato di case, con almeno cinque famiglie,
privo del luogo di raccolta che caratterizza il centro”. “Case
sparse: case disseminate per la campagna o situate lungo strade
-17-
a distanza tale tra loro da non poter costituire nemmeno un centro
abitato”. Manca, nel censimento del 1936, la definizione di
nucleo abitato. Inoltre la definizione di centro abitato
lascia aperta la possibilità di incongruenze con quella del 1951.
In pratica, però, non si sono osservate delle variazioni notevoli
nella nomenclatura delle località; queste variazioni si sono
avute, in genere, nei censimenti successivi al 1951, provocate
per lo più dallo scadere di taluni insediamenti dal rango di
nuclei a quello di case isolate.
3. Gli Insediamenti.
3. 1. Andamento della popolazione secondo le tre componenti
osservate, nella “Comunità montana feltrina” e nel “Comprensorio
di Este”
Si osservino le Fig. 1, 2 ed 1A, 2°, che danno rispettivamente
l’andamento della popolazione delle due zone, secondo le
tre componenti considerate, e la ripartizione proporzionale secondo
le stesse.
Nei comuni della attuale “Comunità Montana Feltrina” il
censimento del 1936 vede al primo posto, quanto a numerosità,
la popolazione dei “centri e nuclei”; seguono le “case sparse”
e infine i “capoluoghi”. Non esistono notevoli squilibri; i valori
percentuali (Fig. 1A) si distribuiscono
su un intervallo abbastanza
ristretto, che va dal 29,22% della popolazione
-18-
residente nei capoluoghi, al 36,42% dei residenti in altri centri e
nuclei, con uno scarto di soli 7,20 punti. La struttura della
popolazione in esame, secondo le componenti desiderate, subisce
una trasformazione al censimento 1951: la popolazione dei
capoluoghi supera quella delle case sparse; l’andamento è
decrescente per le case sparse (-6.632), cresce leggermente per
i capoluoghi (+2.948), più rapidamente per gli altri centri e
nuclei (+10.113). Si può supporre che in questa fase gli abitanti
delle case sparse si siano in parte trasferiti nei centri e nuclei, e nei
capoluoghi dei rispettivi comuni.
Il censimento del 1961 conferma la tendenza all’abbandono
delle case sparse (-3.717). La popolazione degli “altri centri e nuclei“
è pressoché stazionaria (ciò significa che essa ha perduto
una parte di popolazione, corrispondente all’incremento naturale
ad essa relativo, nel decennio 1951-61). I capoluoghi
registrano un aumento di 462 unità, corrispondenti ad un
incremento relativo medio annuo(1) di poco superiore al 2%,
quindi molto probabilmente inferiore al ritmo di incremento
della popolazione dei capoluoghi,
nell’ipotesi di assenza
di migrazione.
_____________________________________________
(1) Federici N. “Lezioni di Demografia” Terza edizione, Editrice Elia,
Roma, 1965 pag. 65. L’incremento medio annuo (aritmetico) può ottenersi
mediante la formula:
Pt+s - Pt
Irm = ───────
(Pt+s - Pt)
───── *s
2
(dove Pt = popolazione al tempo t; Pt+s =popolazione al tempo t+s).
-19-
Da notare (Fig. 1A) che il “peso” della popolazione dei centri
e nuclei è aumentato, raggiungendo il 49,71% del totale,
nonostante essa sia rimasta pressoché costante: ciò è dovuto
alla parallela diminuzione della popolazione delle case sparse,
e al lieve incremento di quella dei capoluoghi.
Il censimento del 1971 evidenzia l’inversione di tendenza,
relativa ai centri e nuclei, del resto prevedibile dopo la stasi
già notata: la diminuzione è consistente (-8.486). Continua
pressoché invariato il decremento nella popolazione delle case
sparse (-3.676), compensato dalla crescita (3.698) nei capoluoghi.
Questi raggiungono ormai il 43,68% del totale; centri e nuclei scendono
al 42,53%, case sparse a 13,79%. Quindi l’iniziale
equilibrio fra le tre componenti si è rotto; gli abitanti
delle case sparse si sono ridotti a poco più di un terzo
della cifra iniziale, nel 1936.
Comuni del “Comprensorio di Este”. La popolazione dei comuni
che attualmente costituiscono il Comprensorio di Este risultava, al
censimento del 1936, suddivisa nelle seguenti proporzioni: case
sparse 68,98%; capoluoghi 20,90%; altri centri e
nuclei 10,12% (Fig. 2 e 2A). Le tre componenti hanno pertanto
un peso molto diverso tra loro: non c’è quindi equilibrio
nella ripartizione della popolazione al momento iniziale della
osservazione. Nel 1951 tale squilibrio si è attenuato, per
la flessione del numero di abitanti delle case sparse (-9.512)
e il parallelo incremento nella popolazione dei centri
capoluogo (+3.565) e degli altri centri e nuclei (+7.295).
-20-
Il censimento del 1961 vede confermate le tendenze precedenti,
con il continuo calo della popolazione delle case sparse e
l’incremento, pur se meno rapido,dei capoluoghi. Per
gli altri centri e nuclei si ha invece un’inversione di tendenza:
si registra infatti una diminuzione di 2.375 unità. Il
decremento si protrae anche nel decennio successivo, sia per
la popolazione delle case sparse, che per quella dei centri e
nuclei (rispettivamente -4.715 e -635), mentre più rapido si fa l’incremento
per i capoluoghi (+3.007, contro +108 del decennio precedente).
Il censimento del 1971 vede quindi una situazione
più equilibrata nella struttura della popolazione secondo
le tre componenti prese in esame: si va dal 21% dei centri e nuclei,
al 39,17% dei capoluoghi, e al 39,83% delle case sparse.
Da notare che la popolazione dei capoluoghi, con un “trend”
costantemente crescente, si avvia a superare quella delle case
sparse, in costante flessione; quest’ultima, con una diminuzione
di 23.238 unità, si è ridotta di oltre il 50% rispetto al 1936.
3.2. Confronto tra la struttura e l’andamento della popolazione
della “Comunità montana feltrina” e del “Comprensorio di
Este” secondo le medesime componenti.
Le Fig. 1A e 2° danno un’immagine dell’evoluzione delle
popolazioni della “Comunità montana feltrina” e del “Comprensorio
di Este”, secondo le tre note modalità di residenza.
-21-
Anzitutto si noti il diverso “peso” attinente alla popolazione
delle case sparse: si va dal 34,36% al 13,79% del totale
(con una diminuzione di 20,57 punti in percentuale) nella Comunità
montana, dal 68,98% al 39,83% (diminuzione di 29,57 punti) nel
Comprensorio Estense. Questo è senz’altro dovuto alle
differenze ambientali e climatiche; le asperità del terreno,
nonché le abbondanti precipitazioni nevose invernali, rendono
più disagevole la vita nelle case sparse dei comuni di montagna,
che non in quelle dei comuni di pianura. Di conseguenza
sarà maggiore, nella comunità montana, la proporzione degli
abitanti dei centri e nuclei, dato che la proporzione di popolazione
residente nei centri capoluogo, non differisce in modo
rilevante per i due insiemi di comuni.
Se si osservano (Fig. 1 e 2) i “trends” relativi alle tre
componenti, per le due zone, senza tener conto della diversità
di struttura, si nota una sostanziale analogia: popolazione
residente in case sparse costantemente decrescente, popolazione
residente nei centri capoluogo in lieve costante aumento,
più accentuato nell’ultimo decennio. La popolazione degli altri
centri e nuclei, ad un’iniziale fase di crescita in entrambe le
zone, fa seguire un decremento lieve e costante nel
“Comprensorio di Este”, una stasi seguita da un rapido calo
nella “Comunità montana feltrina”.
La diminuzione della popolazione residente in case sparse,
solo al censimento del 1951 è compensata dagli incrementi fatti
registrare dalle altre due componenti.
-22-
Il censimento del 1961 segna una diminuzione di 3.717 unità
(sulle 15.585 del 1951) per la Comunità, di 12.278 per il
Comprensorio (sulle 35.315 del 1951). Il 1971 vede la situazione
capovolta, con 8.464 unità in meno per la Comunità, 2.343 per
il Comprensorio (Fig. 3).
L’andamento simile registrato in due zone geograficamente
differenziate, fa supporre l’azione di fattori comuni, che
agiscono su una società afflitta da problemi economici e sociali
analoghi. L’industrializzazione del Paese a partire dagli
anni ’50, il fabbisogno di manodopera in altri paesi,
accompagnato dalla mancanza di nuove iniziative a favore
dell’economia locale, sia agricola sia industriale, l’isolamento,
la coscienza della possibilità di una esistenza meno dura altrove,
sono alcuni fattori che provocano l’esodo massiccio il quale,
come si è visto, avviene in modo particolare a carico degli
abitanti delle case sparse (1) (2).
La realtà è però più drammatica di quella di quella evidenziata dalle
cifre ricavate dai censimenti, riferite alla popolazione
residente; infatti numerosi emigranti, trasferiti all’estero,
_______________________________________________________
(1) Vian F. “Le cause strutturali dell’emigrazione nel Veneto”
Estratto da “Atti della Conferenza regionale dell’emigrazione”
Verona , 29-30 luglio 1974. Si veda in particolare a pag. 3.
(2) Golini A. “Le prospettive storiche e territoriali
dell’accrescimento demografico dei centri urbani”. In “Le
migrazioni interne in Italia” Scuola di Statistica dell’Università.
Firenze 1967.
-23-
figurano residenti nel comune da cui sono partiti, anche dopo
parecchi anni.
Questo esodo massiccio(1) e per lo più definitivo, che
coinvolge in maggior proporzione la popolazione attiva ed in classi
di età non avanzate, provoca la rottura del tessuto sociale
tradizionale, il cui presupposto economico era dato da una
agricoltura rivolta essenzialmente all’autoconsumo, e condotta con
metodi antiquati. L’abbandono della campagna provoca la
necessità di una ristrutturazione delle aziende che rimangono
in vita, le quali, con un numero di addetti inferiore,
dovranno mettere a coltura appezzamenti di terreno non meno
estesi. Ne consegue la necessità di ricorrere a mezzi meccanici,
e l’adozione di metodi scientifici, per la conduzione delle
aziende, con le implicazioni e le trasformazioni connesse,
nell’agricoltore stesso e nei suoi collaboratori: una maggiore
istruzione, che permetta la padronanza di nuove tecniche, le
relazioni con enti o organismi che diano validi consigli sul tipo
di coltura o di impianti da adottare; la partecipazione a cooperative
o consorzi di sviluppo ecc.
Viene così a perdere d’importanza quella che era una delle
caratteristiche del mondo rurale, l’isolamento. L’integrazione
tra i vari settori, tra cui l’agricoltura, operata dall’economia
di mercato, e la larga diffusione dei mezzi di comunicazione
contribuiscono, tra gli altri fattori, a rendere sempre
_______________________________________________
(1) Giorio G. Op. cit. pag. 10 e segg
-24-
meno lontani i problemi tradizionalmente specifici delle società
rurali e delle urbane, per le quali esiste ormai una piattaforma
di problemi comuni.
Ma esiste un altro aspetto, connesso allo spopolamento di
molte zone soprattutto montane, letteralmente abbandonate dalla
popolazione: terreni incolti, interi nuclei di abitazioni in rovina,
generale degradazione dell’ambiente con riflessi significativi
anche di tipo ecologico.
3.3. Possibili conseguenze degli andamenti osservati, sotto l’aspetto
urbano-rurale.
Si è ricordato che la percentuale di popolazione residente
nelle case sparse, può essere riguardata come una delle variabili
che concorrono alla definizione di ruralità e urbanità
di un determinato insediamento umano, qualora naturalmente non
si sia in presenza di fenomeni, quale ad esempio la fuga dai
centri storici delle grandi città da parte della popolazione
che vuole sfuggire alla vita caotica (ed ha la possibilità di farlo),
e può ricercare quindi la calma di abitazioni isolate,
ma non troppo lontane dalle metropoli stesse, dove rimane il
centro dell’attività economica; queste non sono le condizioni
dei due aggregati di comuni che si sta studiando, pertanto si
ritiene valida l’ipotesi avanzata.
Si può costruire, per le due comunità, un indice, relativo
alla popolazione residente in case sparse, operando in questo
-25-
modo: indicata con tPs la popolazione nelle case
sparse al censimento effettuato nell’anno t e con tP la
popolazione totale allo stesso censimento, si ottengono le seguenti
due serie di “indici di decentramento”
1) Comunità montana feltrina:
36Ps 1Ps 61Ps 71Ps
—— =34,36%; —— =21,93%; —— =17,52%; —— =13,79%36P 51P 61P 71P
2) Comprensorio di Este:
36Ps 51Ps 61Ps 71Ps
—— =68,98%; —— =53,25%; —— =46,81%; —— =39,83% .
36P 51P 61Ps 71Ps
L’andamento, evidenziato anche dalle Fig. 1A e 2A, è decrescente
per entrambe le serie. La popolazione residente delle
case sparse del Comprensorio di Este si è infatti dimezzata,
nel periodo considerato; quella delle case sparse della Comunità
montana feltrina si è ridotta a poco più di un terzo della
iniziale.
Questo significa che, sul segmento che rappresenta il "continuum
urbano-rurale”, la variabile ha assunto valori via via più
lontani da quello ipotizzabile per una società rurale, nella
quale tutta la popolazione fosse residente in case sparse.
-26-
In base alla ipotesi accettata (1), in base alla quale la
popolazione residente in case sparse è associata ad società
di tipo rurale, l’andamento della variabile in esame confermerebbe
quindi, sia per il Comprensorio di Este che per la Comunità
montana feltrina, una diminuzione del grado di ruralità.
3.4. Riferimenti ai problemi relativi alla costruzione di rapporti
di concentrazione, per i comuni della “Comunità montana
feltrina” e del “Comprensorio di Este”.
Per i due aggregati di Comuni si sono costruiti i rapporti
di concentrazione(2) (3) relativi ai censimenti esaminati.
Si è considerata la concentrazione nei comuni, anziché quella nei
centri; infatti l’andamento secondo le tre componenti, visto
nei precedenti paragrafi, può essere sufficiente a fornire,
almeno intuitivamente, informazioni sulla concentrazione
relativa ai centri.
La popolazione di una zona, con riferimento ai comuni della
medesima, si dirà tanto più concentrata, quanto più è elevata
______________________________________________
(1) Paragrafo 2. 2.
(2) Lucrezio G. “Il fenomeno urbano” ed. AVE, Roma 1970,
pag. 155 e segg.
(3) Ascolani A. “Sulla concentrazione della popolazione italiana
presente ai censimenti 1861-1971” in Atti della XXVIII Riunione
Scientifica S:I:S: Vol. II Tomo II, Padova, 1975
-27-
la percentuale di essa che vive nei comuni più popolosi.
Una misura della concentrazione è fornita dal rapporto di
concentrazione R (1). La formula utilizzata per il calcolo di R
è la seguente:
R = ∆ ;
2M
∆= ∑δi
n(n-1)
è la “differenza media senza ripetizione”
delle popolazioni dei comuni considerati, in
numero di n.
M = media aritmetica degli abitanti dei comuni stessi.
Il valore massimo di ∆ è 2M; in tale ipotesi, affatto teorica
in questo caso, la popolazione sarebbe concentrata in un solo
comune, e risulterebbe R = 1. Se si suppone invece che la
popolazione sia equidistribuita fra i comuni, risulta ∆ = 0,
per cui R = 0.
R dà la misura dello scostamento della distribuzione dei
comuni di ciascun aggregato, secondo la popolazione ad essi
relativa, dalla retta di equidistribuzione.
Si sono ottenuti i seguenti rapporti:
|
1936 |
1951 |
1961 |
1971 |
C. M. feltrina |
0,3751 |
0,3953 |
0,4287 |
0,4612 |
Comp. Este |
0,3163 |
0,3323 |
0,3818 |
0,4368 |
______________________________________________________
(1) Boldrini M. “Statistica. Teoria e
metodi”, Milano, Giuffrè
1963,
pag. 668 e segg., in particolare pag. 688.
-28-
3. 5. Cartogrammi
Per le due zone sono stati costruiti dei cartogrammi, che
sintetizzano la situazione della popolazione residente in case
sparse ai censimenti del 1936, cui corrisponde il massimo,
e del 1971, cui corrisponde il minimo delle proporzioni di
residenti in case sparse, relative a ciascun comune. La distanza
tra le linee è legata alle proporzioni stesse, di modo che
risultino più “bianchi” i comuni ove una parte più elevata
di popolazione risiede in case sparse.
Più precisamente, per i comuni della Comunità montana feltrina,
ad una distanza di un mm, corrisponde una proporzione di residenti
in case sparse inferiore al 10%; a due mm una proporzione
inferiore al 20%; e così via. Per i comuni del Comprensorio
di Este si è dovuto adottare un criterio lievemente diverso,
a causa delle alte percentuali relative ai comuni di questa
zona; così alla distanza di un mm. corrisponde una
proporzione inferiore al 20%, etc.
Il confronto va fatto quindi, per le due epoche, all’interno di
ciascuna zona.
-29-
4. L’occupazione in Agricoltura
4.1. Gli addetti al ramo primario dal censimento del 1951 al censimento del 1971
L’andamento della popolazione attiva nell’agricoltura, viene a
confermare le affermazioni fatte sulla distribuzione della
popolazione, a seconda del tipo di insediamento, con riguardo
all’abbassamento del grado di ruralità dei due insiemi di
comuni esaminati.
I dati dei censimenti della popolazione mettono in evidenza
il netto decremento,sia in valori assoluti che in percentuale,
della popolazione occupata nel settore primario, sul totale della
popolazione attiva: si scende dal 38,57% nel 1951, al 13,68%
nel 1971 nella “Comunità montana feltrina”; dal 58,40% al
22,75% nel “Comprensorio” di Este. Tali dati devono però
essere presi con precauzione; essi sono relativi alle persone che
dichiarano “attività principale“ quella agricola, mentre escludono
sia coloro che, per limiti di età, non vengono classificati
tra la popolazione attiva; sia coloro che dell’agricoltura
fanno la loro seconda attività. I primi hanno un notevole peso
sotto l’aspetto socio-rurale, in quanto sono portatori
di una cultura che tende a contrapporsi alle nuove “mode”,
affermando i valori della tradizione; in genere sono dei pensionati,
non solo ex-agricoltori. Gli altri rappresentano il “trait-d’union”
tra i due tipi di società, l’industriale e la rurale; sono
numerosi in genere nei comuni che gravitano attorno a centri
industriali e commerciali: per essi l’attività agricola
rappresenta una preziosa fonte aggiuntiva di reddito.
Perciò, se è pur vero che si può confermare una riduzione del
“livello di ruralità”, sembra tuttavia logico sostenere che tale
abbassamento non sia così drastico, come apparirebbe dalla
riduzione degli addetti al ramo primario, nei censimenti considerati.
A sostegno di queste ipotesi, si osservino i dati delle tabelle
-30-
33B e 36B. La Tab. 33B riporta, per la “Comunità montana feltrina”,
il numero dei “coltivatori diretti”, cioè di agricoltori che
conducono in proprio l’azienda, che nel 1971 hanno versato
regolarmente i contributi.
Anche senza tener conto dei lavoratori agricoli dipendenti,
aventi del resto un peso non rilevante, rispetto alla categoria ricordata,
si nota la divergenza fra questi dati, e quelli relativi al
censimento, che ne rappresentano poco più di un terzo.
La differenza notata è dovuta in parte al fatto che lavoratori
stagionali ed emigranti, per ragioni di sicurezza sociale,
rimangono iscritti nelle liste dei coltivatori diretti, nondimeno,
viene messo in evidenza un peso del mondo rurale, che non
traspare dai dati del censimento.
Per la Tab. 36B (1) , relativa al “Comprensorio di Este”, si
possono fare le medesime osservazioni; in questo caso la differenza
fra i dati S.C.A.U. e ISTAT non è così forte come nel caso precedente.
In definitiva, la variabile “occupazione agricola”, una misura
della quale potrebbe essere la percentuale di addetti nel settore
dell’agricoltura e foreste, sembra sovrastimare la deruralizzazione
delle due zone considerate, quando i dati di base siano quelli
relativi ai censimenti della popolazione.
4. 2. L’occupazione femminile
Può essere interessante soffermarsi brevemente sulla
“condizione femminile”, in particolare con riguardo all’occupazione
nella “Comunità montana feltrina” e nel “Comprensorio di Este”.
Nella “Società rurale tradizionale” il ruolo della donna è
_______________________________________________
(1) Per la costruzione delle Tab. 33B e 36B le fonti utilizzate sono S.C.A.U.
Belluno per la “Comunità montana feltrina”;
S.C.A.U. Padova per il “Comprensorio di Este”.
-31-
“subordinato”; esso consiste principalmente nell’allevamento dei
figli, nella loro educazione conforme ai principi morali e religiosi
tradizionali, e nella conduzione della vita domestica; partecipa
anche attivamente alle fatiche dei campi, ma normalmente
non ha la facoltà di prendere decisioni, all’infuri dell’ambito
domestico. E’ evidente che il cambiamento di queste condizioni
provoca dei mutamenti fondamentali all’interno della
società rurale, perché ne sconvolge uno degli istituti, la famiglia.
Oggi non esiste più, nelle due zone considerate, la famiglia
patriarcale tradizionale.
Il problema che interessa ora, è di vedere se delle variabili
che possono essere assunte come indicatori della “emancipazione
femminile” –nel nostro caso l’occupazione femminile-
possano misurare anche l’evoluzione di una società verso
forme più urbanizzate.
Anzitutto occorre verificare come la variabile “occupazione
femminile” (extra domestica, e non agricola) sia strettamente
connessa con l’emancipazione, intesa come “il processo
socio-culturale di liberazione dai limiti e dagli ostacoli istituzionali
che si frappongono a che la donna partecipi pienamente al
sistema sociale del suo tempo, secondo le sue particolari qualità,
ma con posizioni equivalenti a quelle dell’uomo” (1).
E’ evidente che tale definizione rivendica, anche sul piano
economico e professionale, l’equiparazione dei diritti
dell’uomo e della donna. Liberalismo ed illuminismo, e quindi
socialismo, hanno fornito i supporti ideologici al processo di
emancipazione femminile; i teorici del socialismo, in particolare,
hanno dato un peso fondamentale all’aspetto economico della
“questione femminile”: “L’emancipazione della donna e la sua
__________________________________________________
(1) Ardigò A., “Emancipazione femminile ed urbanesimo”,
Morcelliana ed., Brescia, 1974, pag. 10.
-32-
equiparazione all’uomo è, e resta, impossibile finché la donna
sarà esclusa dal lavoro sociale produttivo e rimarrà limitata
al lavoro domestico privato” (2).
Benché l’emancipazione femminile non si riduca al solo fattore
delle conquiste economiche e professionali, tuttavia esso
costituisce uno dei presupposti fondamentali dell’emancipazione
stessa; la quale deve considerarsi un processo globale, riguardante
quindi anche la sfera familiare.
In particolare si assiste alla rivalutazione del lavoro domestico,
sempre più inteso quale sostituto di servizi sociali, il cui
costo diviene sempre più alto; quindi, anche il lavoro domestico
viene ad essere “lavoro sociale produttivo”.
La rivalutazione del ruolo domestico della donna, porta quindi
al superamento delle posizioni classiche del liberalismo e
del socialismo, che avevano in comune il proposito di affrancare
la donna dalla “totale soggezione domestica”(3) ; d’altra parte,
però, comporta il rischio di un nuovo isolamento.
Pertanto la connessione tra occupazione (extra-domestica e non
agricola), ed emancipazione femminile, tenendo presenti queste
ultime considerazioni, diviene più problematica; ma è da notare
che questo “ritorno familistico del nuovo ceto medio inurbato”
avviene “in larghe aree metropolitane di più recente sviluppo
industriale in Europa e Nord America”(4); si può quindi
ragionevolmente supporre che le due zone in esame siano soggette
solo marginalmente a tale fenomeno, ritenendo ancora valida
la connessione tra occupazione
extra-domestica e non agricola
ed
emancipazione.
______________________________________________________________
(2) Engels F. “L’origine della famiglia, della proprietà privata
e dello stato”, Ed. Rinascita, Roma, 1953, come riferito
da A. Ardigò, op. cit., pag. 31.
(3) Mill J. S., “Principles of Political Economy”, London, 1848.
In A. Ardigò, op. cit., pag. 29.
(4) Ardigò A., op. cit., pag. 39.
-33-
Vari studi e ricerche(5) hanno poi messo in evidenza la
relazione intercorrente tra emancipazione ed urbanesimo –inteso
come aumento della popolazione della città dovuto all’immigrazione-
(che costituisce il presupposto dell’urbanizzazione, cioè della
diffusione dei modi di vita cittadini anche fuori dell’ambito
urbano); è stata osservata una tendenza della popolazione
femminile a prevalere numericamente sulla maschile nelle
città, essendo ciò anche dovuto alla prevalenza di popolazione
femminile tra gli immigrati; tale superiorità sarebbe dovuta
soprattutto alla volontà delle giovani, abitanti in zone rurali,
di emanciparsi; il che sarebbe ritenuto più facile nelle grandi
città, ove maggiori sono le possibilità di impiego, e del
tutto assente il controllo sociale del “vicinato”. Una ricerca
di C. Barberis, da cui risulta l’avversione delle giovani di
campagna a sposare degli agricoltori(6), confermerebbe
tale fenomeno.
Si può quindi far corrispondere, nelle zone considerate,
all’aumento della percentuale di popolazione attiva femminile
sul totale, una deruralizzazione. Occorre tuttavia distinguere le
componenti di questo aumento; vedere se esso è dovuto principalmente
ad un incremento nel settore agricolo, o negli altri settori;
nel secondo caso si potrebbe più propriamente supporre
connessa a tale aumento l’urbanizzazione; tenendo naturalmente
presente che anche nelle forme di società più urbanizzate,
l’occupazione femminile non va oltre certi livelli.
Osserviamo i dati relativi alla “Comunità montana feltrina”(7).
I tre censimenti segnano un aumento costante, se pur lieve,
della percentuale di donne, sulla popolazione attiva totale:
_______________________________________________________
(5) Ibidem pag.13.
(6) Barberis C., “La bilancia matrimoniale dei ceti agricoli”
La previdenza sociale in agricoltura, Maggio-Agosto 1963.
(7) Tab. 32, 33B, 34 con riferimento alla “Comunità montana feltrina”.
Tab. 35, 36B, 37 per il “Comprensorio di Este”.
-34-
dal 25,05% nel 1951, al 27,33% nel 1971. Se guardiamo alla
popolazione femminile addetta al ramo primario, vediamo che,
nonostante la diminuzione in valore assoluto, il suo peso nel
totale degli addetti al ramo primario aumenta, passando dal
23,43% al 28,52%; si ha quindi una “femminilizzazione”(8) della
attività agricola.
La percentuale di popolazione femminile addetta all’agricoltura,
sul totale della popolazione attiva femminile, subisce
una drastica riduzione: si passa dal 37,05% del 1951, al 5,23%
nel 1971. Possiamo ancora affermare, in base a tali risultati, una
diminuzione nel grado di ruralità della comunità studiata.
Sotto certi aspetti, i dati dei censimenti per il “Comprensorio
di Este” danno risultati divergenti. La popolazione attiva
femminile passa dal 23,18% nel 1951 al 25,17% nel 1971, della
popolazione attiva totale. La tendenza all’aumento, pur se
lieve, è confermata. La popolazione femminile addetta alla
agricoltura passa dal 23,58% all’11,85% del totale addetti al
settore: non si verificherebbe, in questo caso, il fenomeno della
femminizzazione delle attività agricole.
Raffrontata al totale della popolazione attiva femminile, quella
addetta al settore primario dà i seguenti valori: 59,58% al 1951;
35,65% al 1961; 10,71% al 1971; valgono pertanto le conclusioni
affermate per la “Comunità montana feltrina”.
I dati S.C.A.U. già ricordati offrono, per il 1971, risultati molto
divergenti, anche con riguardo alla composizione per sesso
degli addetti all’agricoltura: la percentuale femminile sarebbe
infatti dell’ordine del 50% in entrambe le zone. E’ probabile
che i dati del censimento sottostimino la popolazione femminile,
agricola, classificandola almeno parzialmente nelle “casalinghe”;
_______________________________________________________
(8) Giorio G., Op. cit., pag. 18.
-35-
mentre, per le ragioni già osservate al precedente paragrafo, i dati S.C.A.U.
la sovrastimerebbero.
L’esame dell’occupazione femminile, nelle due zone, ai censimenti
1951; 1961; 1971 mette quindi in evidenza i seguenti andamenti:
1) lieve incremento della percentuale femminile, sulla popolazione
attiva totale;
2) forte diminuzione della frazione di popolazione attiva
femminile, dedita all’agricoltura;
3) dati discordanti, per le due zone, sulla femminizzazione
dell’attività agricola. Questo fenomeno, tuttavia, è attendibile
anche per il “Comprensorio di Este”; infatti i dati S.C.A.U.
forniscono valori non molto divergenti, per quanto riguarda la
composizione per sesso dei “coltivatori diretti”:
54,46% e 50,32% di donne, rispettivamente nella “Comunità
montana feltrina” e nel “Comprensorio di Este”.
Occorre anche rilevare che la “sovrastima” di cui si ritengono
affetti i dati S.C.A.U. è imputabile più alla componente maschile
che non alla femminile; infatti emigranti, lavoratori stagionali
che rimangono iscritti nelle liste dei coltivatori diretti, sono
in prevalenza maschi, mentre alla donna rimane il
peso della conduzione dell’azienda, coadiuvata eventualmente
dai figli, oltre alle consuete attività domestiche.
I fattori messi in evidenza fanno comprendere il nuovo
ruolo che va assumendo la donna, in contrasto con quello
tradizionalmente proprio di una società rurale, anche nelle
due zone esaminate.
-36-
5. Considerazioni conclusive
5. 1. I risultati ottenuti per le variabili considerate concordano
nell’indicare un abbassamento del livello di ruralità, sia
per la “Comunità montana feltrina”, sia per il “Comprensorio
di Este”.
Si sono date anche delle misure, per ciascuna di queste variabili;
il passo successivo potrebbe essere costituito dalla
loro aggregazione in un unico indice. Il numero limitato di
variabili considerate invaliderebbe tuttavia la costruzione di un
tale indice. Ci si è quindi limitati alle deduzioni tratte dall’esame
delle grandezze considerate singolarmente.
L’andamento della popolazione attiva nel ramo primario, per le
due zone, rispecchia un fenomeno ben noto e generalizzato.
Più interessante la convergenza notata per la distribuzione
della popolazione secondo le tre note componenti residenziali:
risulta, in particolare, che la diminuzione della popolazione,
nei due insiemi di comuni, sembra principalmente dovuta alla
riduzione della popolazione residente in case sparse.
Contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettati, poi, la
diminuzione della popolazione è stata più forte nella zona di
pianura, che in quella di montagna (Tab. 38, Tab. 39 e Fig. 3).
Il saldo passivo tra il censimento del 1936 e quello più recente,
dà valori di -13.273 unità per la zona di pianura, di -5.365
unità per quella di montagna (I saldi sono paragonabili in
valore assoluto, dato che le due popolazioni al 1936 hanno
la stessa dimensione).
Osservando la Fig. 3, si nota tuttavia un diverso andamento
della popolazione totale. Nell’attuale “Comprensorio di Este”
si ha un lieve incremento dal 1936 al 1951 (+1348): aumento
senz’altro inferiore a quello che si sarebbe avuto, in assenza di
-37-
emigrazione. Il decennio 1951-1961 vede una diminuzione di 12.278
unità, in esatta corrispondenza al periodo di più rapida trasformazione
economica del paese. Nel decennio successivo il saldo passivo
si riduce a 2.343 unità. I comuni della attuale “Comunità montana feltrina”
vedono tra il 1936 ed il 1951 un aumento di 6.422
unità; l’emigrazione definitiva, quindi, in tale periodo, non
sembra essere stata consistente; tra il 1951 ed il 1961 la
popolazione diminuisce di 3.330 unità; ed il decremento si
accentua, arrivando a 8.464 unità nel decennio successivo. E’
possibile che le condizioni di isolamento, più accentuate nella
zona montana, abbiano avuto un notevole peso nel determinare
queste diversità di comportamento, nei riguardi dell’emigrazione ,
provocando una posticipazione della medesima.
5. 2. Relazioni esistenti tra la variabile “popolazione residente in case
sparse” ed altri indici relativi ai comuni delle due zone esaminate
Per una verifica empirica della connessione tra le variabili
considerate, per ciascun comune della “Comunità montana feltrina”
e del “Comprensorio di Este” è stato utilizzato l’indice di
cograduazione di Spearman(1).
___________________________________________________
(1) Boldrini M., op. cit. pag. 1130-1131.
L’indice –o coefficiente- di Spearman viene definito per mezzo
della seguente formula:
r = 1 - 6 ∑i (di)2 (i=1, ...,n) -1 ≤ r ≤ 1
n(n2-1)
di sono le differenze fra i posti occupati nelle graduatorie
(ordinate nello stesso senso) relative ai due fenomeni osservati; n il
numero di tali differenze. Esso coincide con il
coefficiente di correlazione applicato alle graduatorie. Viene
impiegato quando interessa il modo secondo il quale si associano
le modalità di due caratteri, più che le grandezze corrispondenti.
-38-
La variabile “popolazione residente in case sparse”ad un dato
censimento, quantificata per ciascun comune per mezzo delle percentuali,
è stata ordinata in valori decrescenti, ai quali sono
stati associati i relativi numeri d’ordine; in corrispondenza
sono stati esaminati tre indicatori, noti dallo studio del
prof. F. Vian su “Le cause strutturali dell’emigrazione nel
Veneto”(2): la frazione di popolazione attiva in attività primarie, al
censimento del 1971; l’“indice presenza infrastrutture servizi
sociali per 1000”; ed infine il “tasso medio annuo movimenti
migratori 1951-1971 per 1000 abitanti”. Anche per questi
indicatori si è proceduto a porre i valori in serie ordinate,
per far loro corrispondere i rispettivi numeri d’ordine, e
rendere possibile il calcolo dell’indice di cograduazione.
I risultati ottenuti vengono riassunti nel seguente prospetto:
|
Comunità montana feltrina |
Comprensorio di Este |
Popolazione residente in case sparse r1 Popolazione attiva in attività primarie |
0,00 |
0,32 |
Popolazione residente in case sparse r2 Indice presenza infrastrutture servizi |
-0,35 |
-0,31 |
Popolazione residente in case sparse r3 Tasso medio annuo movimenti migratori |
-0,23
|
0,09 |
___________________________________________________________________
(2) Vian F., op. cit., p. 9
-39-
Gli indici relativi alla relazione tra frazione di popolazione
residente in case sparse, da una parte, e popolazione attiva
in attività primarie (calcolato per il 1971), nonché “tasso
medio annuo movimenti migratori 1951-1971” (in corrispondenza,
si sono considerate le proporzioni di popolazione residente in
case sparse al 1961) denotano cograduazione debole o assente;
da notare tuttavia una certa differenza tra i valori dell’indice r1
relativi alla “Comunità montana feltrina” ed al “Comprensorio
di Este”: differenza la quale sembra significare che nella
zona di pianura alla residenza in case sparse è associata la
professione agricola più di quanto non lo sia in quella di
montagna(3).
Per quanto riguarda r3, esso fornisce risultati diversi da quanto
ci si aspettava, cioè una notevole concordanza tra saldi
migratori, costantemente negativi, e
popolazione residente in case
sparse; i due caratteri non risultano cograduati.
Più interessante il valore di r2,
che non differisce significativamente
per le due zone; esso denota una certa discordanza, anche se
non marcata, tra i due fenomeni
rapportati, cioèpopolazione residente
in case sparse e “indice presenza infrastrutture e servizi sociali”. Ed
alla mancanza di strutture servizi sociali , alle condizioni di disagio,
e
quindi al desiderio di sfuggire a questa situazione, forse ancor più
che a fattori economici, è dovuto l’esodo che si è riscontrato tra i
residenti in case sparse(4).
_________________________________________________________________
(3) Cfr. par. 2.2.
(4) Giorio G., “Ruolo dei servizi sociali e civili per un armonico
sviluppo del Veneto”, estratto dal
Seminario di studio “Agricoltura e
Urbanistica”, 7/6/1974, p. 5-6.
-40-
Per quanto riguarda la relazione tra gli indici Ps(5), che
denotano la percentuale di popolazione residente in case sparse
nei due insiemi di comuni, ed i rapporti di concentrazione R(6),
risulta che al crescere di R, cioè del peso dei comuni più
popolosi, corrisponde un decremento degli
indici Ps , cioè della
frazione di popolazione residente in case sparse.
5. 3. Cenni sulle prospettive riguardanti la ripartizione della
popolazione secondo le tre componenti considerate.
Con riferimento all’andamento delle variabili di tipo ambientale
utilizzate per lo studio della ruralità, tenendo presenti le
Fig. 1A e 2A, si possono fare dei cenni
sulle prospettive, almeno nel
“breve periodo”.
Si noti anzitutto il costante decremento del peso della
popolazione residente in case sparse; tale decremento si è andato
attenuando nell’ultimo decennio, tuttavia nulla lascia supporre
un’inversione di tendenza, perché permangono le cause che
sono alla base di tale fenomeno.
Le campagne rimarranno quindi sempre
più vuote, mentre la
popolazione si andrà concentrando nei capoluoghi, il cui “trend”
è in netta ripresa nell’ultimo decennio, e del resto è rimasto in
costante ascesa nel periodo considerato.
Più incerte sembrano le
prospettive relative ai piccoli centri, che non dovrebbero
comunque far registrare delle sostanziali variazioni.
Alla diminuzione dei residenti in case sparse può generalmente
essere associato un degradamento dell’ambiente, con l’abbandono
dell’attività agricola. Si ha così, anche sotto l’aspetto
___________________________________________________________
(5) Cfr. par. 3.3.
(6) Cfr. par. 3.4.
-41-
economico, un danno notevole.
Per gli enti locali interessati al fenomeno del rapido decremento
dei residenti in case sparse, esso può anche significare,
inizialmente, una riduzione dei costi dei servizi; il danno
tuttavia si manifesterà entro un periodo più lungo.
Occorre quindi che nella programmazione, per una corretta
realizzazione della quale sono stati costituiti comprensori e
comunità montane(1), si tenga conto di questo fenomeno.
Evidentemente, per poter almeno ridurre l’esodo dalle case sparse,
occorrerà agire sulle cause che lo determinano: in primo luogo
mancanza di servizi e strutture sociali adeguati, svalorizzazione
dell’attività agricola, isolamento, insufficienza dell’attività
industriale nei centri.
5. 4. Conclusioni
Da quanto si è avuto modo di esporre nei paragrafi precedenti,
dovrebbe emergere chiaramente lo schema concettuale entro
il quale si è voluto svolgere il presente
studio, con particolare riferimento
alle linee generali della metodologia seguita. In effetti:
a) si è formulata l’ipotesi che nelle due comunità studiate si
sia avuto, nel periodo considerato, una trasformazione che ha
portato alla diminuzione del grado di ruralità (par. 2.1.);
b) sono state definite delle variabili, ritenute idonee a misurare
il fenomeno descritto al punto precedente (paragrafi
2. 1. e 2. 2.).
_____________________________________________________
(1) Cfr. par. 2. 1.
-42-
c) utilizzando i dati dei censimenti,
nonché i dati forniti dagli uffici
S.C.A.U. di Padova e Belluno, si è proceduto a “quantificare“ le
suddette variabili, per mezzo di vari indici: percentuale di popolazione
residente in case sparse; percentuale di popolazione attiva nel ramo
primario; percentuale femminile, sulla popolazione attiva totale;
rapporti
di concentrazione dei comuni per le due zone (paragrafi 3.3, 3.4, 4.1,
4.2);
d) si è infine cercato di sondare la
connessione esistente tra le percentuali
di popolazione residente in case sparse, ed altri indicatori,
utilizzando il
coefficiente di cograduazione (par. 5.2.).
L’ipotesi base, di cui si vuole
verificare la fondatezza, e riguardante la
trasformazione dei due insiemi di comuni presi in esame, da forme
caratterizzate da un dato grado di ruralità, ad altre aventi un grado di
ruralità
più basso, sembra aver trovato una conferma, almeno in relazione alle
variabili considerate. Infatti, come risulta dai precedenti paragrafi:
1) La percentuale di popolazione
residente in case sparse diminuisce in
modo consistente e costante, nell’arco di tempo considerato, mentre i
rapporti
di concentrazione della popolazione dei comuni registrano un incremento
(paragrafi 3.1., 3.3., 3.4.);
2) La popolazione residente, attiva
nel ramo primario, registra pure una
forte
flessione (par. 4.1.);
3) Si ha un incremento della
popolazione attiva femminile, nell’industria e nei
servizi, accompagnata da una notevole flessione della frazione di
popolazione
attiva femminile nel ramo primario (par. 4.2.).
-43-
Per quanto riguarda le differenziazioni –e le analogie- tra
le due comunità, caratterizzate in primo luogo da una
situazione geografica diversa, si può notare:
1) L’andamento della popolazione residente secondo le tre
note componenti “ambientali”, sembra seguire un medesimo
modello nonostante la differente struttura iniziale (Fig. 1 A e
2 A, par. 3. 2.).
2) Si ha una sostanziale analogia nell’andamento della
popolazione attiva nel ramo primario (par. 4. 1.).
3) Si registra, nelle due zone, discordanza pressoché uguale
tra “indice di presenza infrastrutture e
servizi” e frazione di popolazione
residente in case sparse (par. 5. 2.).
Quest’ultimo risultato, in particolare, mette in risalto l’importanza
di fattori extra-economici, che congiuntamente a quelli economici,
concorrono nel rendere il modello di vita “urbano” più
desiderabile della vita di campagna.
-43 bis-
Gli elementi emersi nello svolgimento di questa tesi, che si è
limitata a dei particolari aspetti dell’evoluzione delle due zone
considerate, trascurandone altri, anche di fondamentale importanza,
sono tuttavia sufficienti a mettere in
risalto la necessità della programmazione,
a livello di Comprensori e Comunità montane; essa
dovrà tener conto delle caratteristiche sociali, economiche ed
ambientali delle varie zone, anche per limitare le conseguenze
negative delle trasformazioni che in esse avvengono. In questo quadro
considererei di notevole importanza la
valorizzazione e l’organizzazione
delle attività agricole, troppo spesso trascurate negli
ultimi anni, per lasciar luogo, talvolta, ad un disordinato sviluppo
industriale; il che dovrebbe avvenire, a maggior ragione, nelle
zone in cui l’economia agricola era tradizionalmente prevalente
-come le due considerate-; qui infatti
sono avvenute le trasformazioni,
che hanno portato a più forti squilibri.
-44-
BIBLIOGRAFIA
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Morcelliana ed. Brescia, 1964.
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dell’Emigrazione” , Verona, 29-30/7/1974.
Tab. 1A – “Comunità montana feltrina”. Elenco dei comuni e
corrispondenti valori nella classificazione urbano-rurale,
e in quella per zone altimetriche dell’ISTAT.
(Metodi e Norme, N. 5, ISTAT, Roma, 1963).
N |
COMUNE |
U |
Z |
1 |
Alano di Piave |
4 |
1 |
2 |
Arsié |
5 |
1 |
3 |
Cesiomaggiore |
5 |
1 |
4 |
Feltre |
2 |
1 |
5 |
Fonzaso |
5 |
1 |
6 |
Lamon |
5 |
1 |
7 |
Pedavena |
4 |
1 |
8 |
Quero |
5 |
1 |
9 |
S. Gregorio |
5 |
1 |
10 |
S. Giustina |
4 |
1 |
11 |
Seren del Grappa |
6 |
1 |
12 |
Sovramonte |
5 |
1 |
13 |
Vas |
6 |
1 |
U = posizione nella scala urbano-rurale.
Z = zona altimetrica (1=montagna interna, 2=montagna litoranea,
3=colline interne, 4=colline litoranee, 5=pianura)
Tab. 1B – “Comprensorio di Este”. Elenco dei comuni e
corrispondenti valori nella classificazione urbano-rurale,
e in quella per zone altimetriche dell’ISTAT.
(Metodi e Norme, N. 5, ISTAT, Roma, 1963).
N |
COMUNE |
U |
Z |
1 |
Baone |
6 |
3 |
2 |
Barbona |
6 |
5 |
3 |
Carceri |
6 |
5 |
4 |
Cinto Euganeo |
6 |
3 |
5 |
Este |
2 |
5 |
6 |
Granze |
6 |
5 |
7 |
Lozzo Atestino |
6 |
3 |
8 |
Ospedaletto Euganeo |
6 |
5 |
9 |
Piacenza D’Adige |
6 |
5 |
10 |
Ponso |
6 |
5 |
11 |
S. Elena |
6 |
5 |
12 |
S. Urbano |
6 |
5 |
13 |
Vescovana |
6 |
5 |
14 |
Vighizzolo |
6 |
5 |
15 |
Villa Estense |
6 |
5 |
16 |
Vò Euganeo |
6 |
3 |
U = posizione nella scala urbano-rurale.
Z = zona altimetrica (1=montagna interna, 2=montagna litoranea,
3=colline interne, 4=colline litoranee, 5=pianura)
Tabelle 1-13 - Dati per singoli Comuni, relativi alla popolazione residente, ai censimenti 1936, 1951, 1961, 1971.
(Comunità montana feltrina)
FELTRE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
6098 34,31 |
8215 39,54 |
9446 42,86 |
11728 54,09 |
In altri centri e nuclei |
5021 28,24 |
6218 29,91 |
7753 35,16 |
7303 33,67 |
In case sparse |
6658 37,45 |
6350 30,55 |
4848 21,98 |
2656 12,24 |
Totale |
17777 100 |
20783 100 |
22047 100 |
21687 100 |
ALANO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
1160 36,62 |
1282 37,73 |
1111 36,67 |
993 36,50 |
In altri centri e nuclei |
1161 36,63 |
1540 45,30 |
1422 46,93 |
1227 47,98 |
In case sparse |
848 26,75 |
577 16,97 |
497 16,40 |
397 15,52 |
Totale |
3169 100 |
3399 100 |
3030 100 |
2557 100 |
ARSIE’ |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
1537 26,95 |
1591 25,19 |
1382 26,06 |
1210 29,89 |
In altri centri e nuclei |
2945 51,63 |
4386 69,42 |
3523 66,42 |
2596 64,09 |
In case sparse |
1222 22,42 |
341 5,39 |
399 7,52 |
244 6,02 |
Totale |
5704 100 |
6318 100 |
5304 100 |
4050 100 |
CESIOMAGGIORE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
488 9,57 |
489 9,54 |
520 10,62 |
798 18,69 |
In altri centri e nuclei |
2267 44,41 |
3199 62,34 |
3162 64,57 |
1918 44,91 |
In case sparse |
2349 46,02 |
1443 28,12 |
1215 24,81 |
1555 36,40 |
Totale |
5104 100 |
5131 100 |
4897 100 |
4271 100 |
FONZASO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
2388 53,82 |
2548 56,34 |
2369 55,74 |
1989 56,26 |
In altri centri e nuclei |
1455 32,78 |
1774 39,22 |
1775 41,75 |
1491 42,16 |
In case sparse |
595 13,40 |
201 4,44 |
107 2,51 |
56 1,58 |
Totale |
4438 100 |
4523 100 |
4251 100 |
3536 100 |
LAMON |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
1865 27,26 |
1841 24,85 |
1542 23,62 |
1740 41,30 |
In altri centri e nuclei |
1270 18,58 |
4209 56,77 |
3932 60,21 |
2129 50,52 |
In case sparse |
3705 54,16 |
1363 18,38 |
1056 16,17 |
345 8,18 |
Totale |
6840 100 |
7413 100 |
6530 100 |
4214 100 |
PEDAVENA |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
977 28,02 |
1439 32,70 |
1310 30,63 |
1964 47,77 |
In altri centri e nuclei |
887 25,44 |
1735 39,18 |
1809 42,27 |
1364 33,13 |
In case sparse |
1612 46,24 |
1238 28,12 |
1160 27,10 |
784 19,06 |
Totale |
3486 100 |
4402 100 |
4279 100 |
4112 100 |
QUERO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
1201 44,98 |
1222 44,24 |
1149 47,47 |
1219 58,50 |
In altri centri e nuclei |
668 25,00 |
813 29,42 |
604 24,94 |
530 25,43 |
In case sparse |
802 30,02 |
728 26,34 |
668 27,59 |
335 16,07 |
Totale |
2671 100 |
2763 100 |
2421 100 |
2084 100 |
S. GREGORIO NELLE ALPI |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
141 7,60 |
130 6,77 |
190 11,04 |
184 12,96 |
In altri centri e nuclei |
838 45,22 |
1018 53,07 |
1265 73,46 |
832 56,64 |
In case sparse |
874 47,18 |
770 40,16 |
267 15,20 |
403 28,40 |
Totale |
1853 100 |
1918 100 |
1722 100 |
1419 100 |
SANTA GIUSTINA |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
1380 25,57 |
1368 22,88 |
1546 26,89 |
2817 51,26 |
In altri centri e nuclei |
2705 50,12 |
3252 56,78 |
3717 64,65 |
2101 38,23 |
In case sparse |
1311 24,31 |
1107 19,34 |
486 8,46 |
577 10,51 |
Totale |
5396 100 |
5725 100 |
5749 100 |
5495 100 |
SEREN DEL GRAPPA |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
673 18,18 |
727 19,05 |
736 21,89 |
632 22,70 |
In altri centri e nuclei |
1533 41,37 |
2177 56,98 |
1829 54,36 |
1580 56,73 |
In case sparse |
1429 40,45 |
916 23,97 |
799 23,75 |
573 20,57 |
Totale |
3705 100 |
3820 100 |
3364 100 |
2785 100 |
SOVRAMONTE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
496 18,99 |
416 12,11 |
375 12,93 |
277 12 ,90 |
In altri centri e nuclei |
1922 61,96 |
2533 73,67 |
2227 76,68 |
1657 77,06 |
In case sparse |
684 22,05 |
489 14,22 |
302 10,39 |
216 10,04 |
Totale |
3102 100 |
3438 100 |
2904 100 |
2150 100 |
VAS |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
141 34,39 |
581 39,62 |
535 42,00 |
418 44,11 |
In altri centri e nuclei |
838 61,57 |
824 56,16 |
675 52,98 |
479 50,52 |
In case sparse |
58 4,04 |
62 4,22 |
64 5,02 |
51 5,37 |
Totale |
1853 100 |
1467 100 |
1274 100 |
948 100 |
BAONE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
376 8,65 |
254 5,90 |
268 7,92 |
310 11,06 |
In altri centri e nuclei |
992 22,84 |
1232 28,62 |
1005 29,66 |
947 33,80 |
In case sparse |
2975 68,51 |
2818 65,48 |
2115 62,42 |
1544 55,14 |
Totale |
4343 100 |
4304 100 |
3388 100 |
2801 100 |
BARBONA |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
256 14,55 |
291 16,99 |
194 16,99 |
136 12,89 |
In altri centri e nuclei |
63 3,58 |
206 12,03 |
174 14,45 |
203 19,24 |
In case sparse |
1440 81,87 |
1215 70,98 |
839 69,46 |
716 67,87 |
Totale |
1759 100 |
1712 100 |
1205 100 |
1055 100 |
CARCERI |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
446 16 , 52 |
668 24,97 |
467 23,40 |
451 26,54 |
In altri centri e nuclei |
--- --- |
680 25,42 |
556 32,88 |
665 39,14 |
In case sparse |
2253 83,48 |
1327 49,61 |
872 43,72 |
583 34,32 |
Totale |
2699 100 |
2675 100 |
1995 100 |
1699 100 |
CINTO EUGANEO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
137 4,37 |
267 4,83 |
155 6,24 |
237 10,75 |
In altri centri e nuclei |
454 14,48 |
674 19,52 |
585 23,56 |
724 32,86 |
In case sparse |
2481 79,16 |
2611 75,65 |
1743 70,20 |
1242 56,39 |
Totale |
3072 100 |
3452 100 |
2483 100 |
2203 100 |
ESTE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
7413 51,34 |
10640 65,30 |
11007 70,32 |
12992 76,22 |
In altri centri e nuclei |
1386 9,58 |
1826 11,22 |
2020 12,20 |
2090 11,75 |
In case sparse |
5639 39,08 |
3825 23,48 |
2624 16,78 |
2049 12,03 |
Totale |
14438 100 |
16294 100 |
15651 100 |
17044 100 |
GRANZE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
230 9,86 |
462 21,13 |
511 29,26 |
332 22,20 |
In altri centri e nuclei |
--- --- |
352 16,10 |
338 19,36 |
221 14,78 |
In case sparse |
2101 90,14 |
1372 62,77 |
897 51,38 |
942 63,02 |
Totale |
2331 100 |
2186 100 |
1746 100 |
1495 100 |
LOZZO ATESTINO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
1193 27,18 |
735 16,88 |
647 19,65 |
810 26,12 |
In altri centri e nuclei |
419 9,54 |
1684 38,68 |
1262 38,34 |
1214 39,14 |
In case sparse |
2777 63,28 |
1934 44,44 |
1382 42,01 |
1077 34,74 |
Totale |
4389 100 |
4353 100 |
3291 100 |
3101 100 |
OSPEDALETTO EUGANEO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
397 7,20 |
343 6,44 |
588 13,50 |
1125 24,40 |
In altri centri e nuclei |
637 11,55 |
1250 23,46 |
1004 23,05 |
941 20,41 |
In case sparse |
4477 81,25 |
3733 70,10 |
2763 63,45 |
2543 55,19 |
Totale |
5511 100 |
5326 100 |
4355 100 |
4609 100 |
PIACENZA D’ADIGE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
912 26,64 |
984 29,75 |
783 32,48 |
621 31,47 |
In altri centri e nuclei |
237 6,92 |
668 20,19 |
405 16,80 |
263 13,32 |
In case sparse |
2274 66,44 |
1655 50,06 |
1222 50,72 |
1089 55,21 |
Totale |
3423 100 |
3307 100 |
2410 100 |
1973 100 |
PONSO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
523 16,82 |
458 14,41 |
436 17,60 |
495 21,88 |
In altri centri e nuclei |
291 9,35 |
434 13,65 |
599 24,12 |
581 25,68 |
In case sparse |
2295 73,83 |
2286 71,94 |
1442 58,22 |
1186 52,44 |
Totale |
3109 100 |
3178 100 |
2477 100 |
2262 100 |
SANT’ELENA |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
438 19,08 |
489 22,85 |
449 26,71 |
576 36,29 |
In altri centri e nuclei |
--- --- |
381 17,80 |
295 17,54 |
187 11,78 |
In case sparse |
1857 80,92 |
1270 59,35 |
937 55,75 |
824 51,93 |
Totale |
2295 100 |
2140 100 |
1681 100 |
1587 100 |
SAN URBANO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
164 3,94 |
180 3,88 |
134 4,06 |
189 6,79 |
In altri centri e nuclei |
1042 20,60 |
1653 35,70 |
1246 37,83 |
1258 45,23 |
In case sparse |
3893 76,96 |
2796 60,42 |
1913 58,11 |
1334 47,98 |
Totale |
5099 100 |
4629 100 |
3293 100 |
2781 100 |
VESCOVANA |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
430 15,89 |
434 15,53 |
366 17,99 |
473 27,87 |
In altri centri e nuclei |
176 6,50 |
1084 38,79 |
639 31,41 |
409 24,10 |
In case sparse |
2100 77,61 |
1276 45,68 |
1029 50,60 |
815 48,03 |
Totale |
2706 100 |
2794 100 |
2034 100 |
1697 100 |
VIGHIZZOLO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
201 11,49 |
430 22,36 |
333 24,00 |
328 30,91 |
In altri centri e nuclei |
159 9,09 |
146 7,59 |
106 7,64 |
98 9,23 |
In case sparse |
1388 79,42 |
1347 70,05 |
948 68,36 |
665 62,66 |
Totale |
1748 100 |
1923 100 |
1387 100 |
1061 100 |
VILLA ESTENSE |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
341 8,66 |
438 11,70 |
519 17,79 |
577 21,69 |
In altri centri e nuclei |
119 3,02 |
578 15,45 |
315 10,79 |
206 7,74 |
In case sparse |
3476 88,32 |
2725 72,85 |
2083 71,42 |
1877 70,56 |
Totale |
3936 100 |
3741 100 |
2917 100 |
2660 100 |
VO’ EUGANEO |
1936 % |
1951 % |
1961 % |
1971 % |
Nel capoluogo |
119 2,88 |
168 3,89 |
392 10,49 |
604 16,42 |
In altri centri e nuclei |
600 14,54 |
1019 23,62 |
846 22,65 |
940 25,56 |
In case sparse |
3401 82,56 |
3125 72,48 |
2497 66,85 |
2133 58,02 |
Totale |
4120 100 |
4312 100 |
3735 100 |
3677 100 |
Tab. 32: MF = Popolazione attiva totale;
F = Popolazione attiva femminile, F% = percentuale della
stessa sulla pop. attiva totale (C. montana feltrina)
|
1951 |
1961 |
1971 |
||||||
|
MF |
F |
F% |
MF |
F |
F% |
MF |
F |
F% |
ALANO DI PIAVE |
1390 |
329 |
23,66 |
1133 |
274 |
24,18 |
908 |
261 |
28,74 |
ARSIE’ |
2490 |
472 |
18,95 |
2116 |
590 |
27,88 |
1526 |
495 |
32,43 |
CESIOMAGGIORE |
2328 |
431 |
18,51 |
2144 |
555 |
25,88 |
1550 |
410 |
26,45 |
FELTRE |
8262 |
2022 |
24,41 |
8019 |
2084 |
26,05 |
7185 |
2160 |
30,06 |
FONZASO |
1812 |
423 |
23,33 |
1673 |
466 |
27,85 |
1210 |
386 |
31,90 |
LAMON |
3009 |
709 |
23,59 |
2665 |
668 |
25,06 |
1303 |
342 |
26,24 |
PEDAVENA |
1752 |
367 |
24,94 |
1686 |
409 |
24,25 |
1457 |
374 |
25,66 |
QUERO |
1257 |
331 |
26,33 |
964 |
266 |
27,59 |
755 |
232 |
30,72 |
S.GREGORIO |
1195 |
507 |
42,42 |
877 |
310 |
35,34 |
596 |
183 |
30,70 |
S.GIUSTINA |
3042 |
1024 |
33,66 |
2682 |
831 |
30,98 |
2032 |
579 |
28,49 |
SEREN DEL GRAPPA |
1616 |
291 |
18,00 |
1318 |
280 |
21,24 |
977 |
244 |
24,97 |
SOVRAMONTE |
1754 |
634 |
36,14 |
1486 |
590 |
39,70 |
718 |
208 |
28,96 |
VAS |
571 |
99 |
17,33 |
544 |
141 |
25,91 |
362 |
122 |
33,70 |
Totale |
30499 |
7639 |
25,05 |
27307 |
7464 |
27,33 |
20579 |
5996 |
29,10 |
Tab. 33A - Popolazione attiva nel ramo primario e % sulla popolazione
attiva totale.
|
1951 |
1961 |
1971 |
|||
|
addetti |
% sul totale |
addetti |
% sul totale |
addetti |
% sul totale |
Alano |
486 |
34,97 |
221 |
19,51 |
114 |
12,56 |
Arsié |
1053 |
42,29 |
450 |
21,27 |
399 |
26,48 |
Cesiomaggiore |
1112 |
49,06 |
553 |
25,80 |
298 |
10,46 |
Feltre |
2186 |
26,52 |
1012 |
12,63 |
483 |
6,73 |
Fonzaso |
724 |
39,94 |
316 |
18,89 |
157 |
12,98 |
Lamon |
1079 |
35,86 |
339 |
12,73 |
126 |
9,67 |
Pedavena |
577 |
32,94 |
264 |
15,66 |
117 |
8,04 |
Quero |
518 |
41,21 |
226 |
23,45 |
148 |
19,61 |
S. Gregorio |
734 |
61,42 |
333 |
37,97 |
166 |
27,85 |
S. Giustina |
1370 |
45,03 |
617 |
23,00 |
328 |
16,14 |
Seren del Grappa |
792 |
49,01 |
386 |
29,29 |
237 |
4,26 |
Sovramonte |
843 |
48,07 |
535 |
36,01 |
153 |
21,31 |
Vas |
262 |
45,89 |
153 |
27,58 |
89 |
24,59 |
TOTALE |
11766 |
38,57 |
5405 |
19,89 |
2815 |
13,68 |
Tab. 33A: Dai censimenti della popolazione del 1951, 1961, 1971:
“Popolazione residente in età da 10 (14 nel 1971) anni in
poi, attiva secondo il ramo di attività economica”.
Questo varrà per le successive tabelle relative alla
popolazione attiva.
Tab. 33B – Coltivatori diretti (Comunità montana feltrina)
Comuni |
1971 |
|
|
M+F |
F |
Alano |
371 |
139 |
Arsié |
904 |
498 |
Cesiomaggiore |
805 |
454 |
Feltre |
1223 |
712 |
Fonzaso |
461 |
262 |
Lamon |
827 |
429 |
Pedavena |
369 |
197 |
Quero |
279 |
153 |
San Gregorio |
303 |
180 |
Santa Giustina |
663 |
397 |
Seren del Grappa |
580 |
312 |
Sovramonte |
738 |
420 |
Vas |
129 |
66 |
TOTALE |
7748 |
4219 |
Tab. 33B: Coltivatori diretti, per ciascun Comune; M+F = totale;
F = donne. I dati, relativi al 1971, sono offerti SCAU
Belluno (Servizio Contributi Agricoli Unificati).
Tab. 34 - (0) Popolazione femminile attiva nel ramo primario
(1) Percentuale sul totale attivi nel ramo primario
(2) Percentuale sulla popolazione attiva totale femminile.
(Comunità montana feltrina).
Comuni |
1951 |
1961 |
1971 |
||||||
|
(0) |
(1) |
(2) |
(0) |
(1) |
(2) |
(0) |
(1) |
(2) |
Alano |
18 |
3,70 |
5,47 |
16 |
7,23 |
5,83 |
16 |
14,03 |
6.13 |
Arsié |
178 |
16,90 |
37,71 |
123 |
27,33 |
20,84 |
171 |
42,85 |
34,54 |
Cesiomaggiore |
172 |
15,06 |
39,90 |
91 |
16,45 |
16,39 |
68 |
22,81 |
16,58 |
Feltre |
358 |
16,37 |
17,70 |
144 |
14,22 |
6,90 |
87 |
18,01 |
4,02 |
Fonzaso |
124 |
17,12 |
29,31 |
59 |
18,67 |
12,66 |
33 |
21,01 |
8,54 |
Lamon |
160 |
14,82 |
22,56 |
33 |
9,73 |
4,94 |
15 |
11,90 |
4,38 |
Pedavena |
79 |
13,69 |
21,52 |
38 |
14,39 |
9,29 |
11 |
9,40 |
2,94 |
Quero |
184 |
34,94 |
54,68 |
96 |
42,37 |
36,09 |
60 |
40,54 |
25,86 |
San Gregorio |
386 |
52,58 |
76,13 |
165 |
49,54 |
53,22 |
61 |
36,74 |
33,33 |
Santa Giustina |
543 |
39,63 |
53,02 |
245 |
39,70 |
29,48 |
141 |
42,98 |
24,35 |
Seren del Grappa |
126 |
15,90 |
43,29 |
46 |
11,91 |
16,42 |
60 |
25,53 |
24,59 |
Sovramonte |
400 |
47,44 |
63,09 |
293 |
54,76 |
49,66 |
54 |
35,29 |
25,96 |
Vas |
26 |
9,92 |
26,26 |
27 |
17,49 |
19,14 |
26 |
29,21 |
21,31 |
TOTALE |
2.754 |
23,43 |
37,05 |
1.376 |
25,46 |
18,43 |
803 |
28,52 |
15,23 |
Tab. 35: MF = Popolazione attiva totale; F = Popolazione
attiva femminile, F% = percentuale della stessa
sulla pop. attiva totale (Comprensorio di Este)
|
1951 |
1961 |
1971 |
||||||
|
MF |
F |
F% |
MF |
F |
F% |
MF |
F |
F% |
ESTE |
5653 |
1276 |
22,57 |
3488 |
1408 |
24,32 |
5784 |
1643 |
28,40 |
BAONE |
1783 |
392 |
21,98 |
1189 |
163 |
13,77 |
977 |
200 |
20,47 |
BARBONA |
755 |
209 |
27,68 |
417 |
50 |
11,99 |
329 |
46 |
13,98 |
CARCERI |
1080 |
285 |
26,38 |
726 |
145 |
19,97 |
584 |
146 |
25,00 |
CINTO EUGANEO |
1238 |
183 |
14,78 |
843 |
84 |
9,96 |
787 |
170 |
21,60 |
GRANZE |
848 |
144 |
16,98 |
632 |
121 |
19,14 |
462 |
90 |
19,48 |
LOZZO ATESTINO |
1820 |
371 |
20,38 |
1389 |
331 |
23,83 |
1137 |
288 |
25,32 |
OSPEDALETTO E. |
2055 |
469 |
22,82 |
1542 |
243 |
15,75 |
1592 |
396 |
24,87 |
PIACENZA D’A. |
1428 |
384 |
26,89 |
977 |
265 |
27,12 |
666 |
199 |
23,87 |
PONSO |
1237 |
253 |
20,45 |
976 |
219 |
22,43 |
869 |
241 |
27,73 |
S. ELENA |
796 |
172 |
21,60 |
606 |
124 |
20,46 |
547 |
134 |
24,49 |
S. URBANO |
2109 |
653 |
30,96 |
1283 |
314 |
24,47 |
949 |
226 |
23,81 |
VESCOVANA |
1138 |
288 |
25,30 |
757 |
147 |
19,41 |
603 |
155 |
25,70 |
VIGHIZZOLO |
849 |
268 |
31,56 |
631 |
211 |
33,43 |
439 |
139 |
31,66 |
VILLA ESTENSE |
1556 |
372 |
23,90 |
1075 |
181 |
16,83 |
920 |
205 |
22,28 |
VO’ EUGANEO |
1827 |
350 |
15,95 |
1588 |
307 |
19,83 |
1351 |
292 |
21,61 |
Totale |
26172 |
6069 |
23,18 |
20414 |
4313 |
21,12 |
17996 |
4530 |
25,17 |
Tab. 36-A - Popolazione attiva nel ramo primario e % sulla
popolazione attiva totale.
Tab. 36-B:
coltivatori
diretti
|
1951 |
1961 |
1971 |
1971 |
||||
|
addetti |
% sul totale |
addetti |
% sul totale |
addetti |
% sul totale |
M+F |
F |
ESTE |
1258 |
22,26 |
798 |
13,78 |
403 |
6,97 |
526 |
275 |
BAONE |
1231 |
69,05 |
460 |
38,88 |
247 |
25,29 |
372 |
194 |
BARBONA |
512 |
67,82 |
282 |
67,62 |
172 |
52,28 |
159 |
76 |
CARCERI |
885 |
81,89 |
408 |
56,19 |
165 |
28,26 |
198 |
97 |
CINTO EUGANEO |
797 |
64,38 |
446 |
52,90 |
268 |
34,06 |
387 |
194 |
GRANZE |
993 |
69,93 |
356 |
56,32 |
115 |
24,90 |
183 |
94 |
LOZZO ATESTINO |
1304 |
71,65 |
768 |
55,28 |
293 |
25,77 |
365 |
174 |
OSPEDALETTO E. |
991 |
48,23 |
552 |
35,79 |
285 |
17,91 |
324 |
169 |
PIACENZA D’A. |
1006 |
70,45 |
561 |
57,42 |
258 |
38,74 |
188 |
93 |
PONSO |
932 |
75,5 |
536 |
54,91 |
246 |
28,31 |
235 |
116 |
S. ELENA |
483 |
60,68 |
269 |
44,38 |
128 |
23,41 |
148 |
78 |
S. URBANO |
1562 |
74,07 |
818 |
63,75 |
406 |
42,79 |
330 |
155 |
VESCOVANA |
914 |
80,32 |
478 |
63,14 |
223 |
36,99 |
234 |
111 |
VIGHIZZOLO |
658 |
77,51 |
456 |
72,26 |
206 |
46,93 |
112 |
55 |
VILLA ESTENSE |
1044 |
67,10 |
560 |
52,09 |
251 |
27,29 |
305 |
154 |
VO’ EUGANEO |
1114 |
60,98 |
725 |
45,65 |
426 |
31,54 |
611 |
316 |
TOTALE |
11766 |
38,57 |
5405 |
19,89 |
2815 |
13,68 |
4677 |
2353 |
Tab. 36 B: i dati riguardanti i coltivatori diretti del Comprensorio di Este,
relativi al 1971, sono stati forniti dall’Ufficio Servizio
Contributi Autonomi Unificati (SCAU) – Padova.
Tab. 37 - (0) Popolazione femminile attiva nel ramo primario
(1) Percentuale sul totale attivi nel ramo primario
(2) Percentuale sulla popolazione attiva totale femminile.
(Comprensorio di Este).
Comuni |
1951 |
1961 |
1971 |
||||||
|
(0) |
(1) |
(2) |
(0) |
(1) |
(2) |
(0) |
(1) |
(2) |
ESTE |
145 |
11,52 |
11,33 |
86 |
10,77 |
6,11 |
28 |
6,94 |
1,71 |
BAONE |
266 |
21,60 |
67,86 |
4 |
0,86 |
2,46 |
19 |
7,69 |
9,50 |
BARBONA |
158 |
30,85 |
75,60 |
31 |
10,99 |
62,00 |
11 |
6,39 |
23,92 |
CARCERI |
247 |
27,90 |
86,67 |
70 |
17,15 |
48,28 |
17 |
10,30 |
11,65 |
CINTO EUGANEO |
63 |
7,90 |
36,43 |
41 |
9,19 |
48,81 |
9 |
3,35 |
5,30 |
GRANZE |
106 |
17,87 |
73,62 |
69 |
19,38 |
57,03 |
4 |
3,47 |
4,45 |
LOZZO ATESTINO |
290 |
22,23 |
80,17 |
199 |
25,91 |
60,13 |
31 |
10,58 |
10,77 |
OSPEDALETTO E. |
236 |
23,81 |
50,32 |
54 |
9,78 |
33,33 |
40 |
14,03 |
10,11 |
PIACENZA D’A. |
300 |
29,82 |
79,13 |
141 |
25,13 |
53,21 |
47 |
18,21 |
29,56 |
PONSO |
188 |
20,17 |
74,31 |
133 |
24,81 |
40,74 |
51 |
20,73 |
21,17 |
S. ELENA |
106 |
21,94 |
61,63 |
37 |
13,75 |
29,84 |
24 |
18,75 |
17,91 |
S. URBANO |
547 |
35,01 |
83,77 |
191 |
23,34 |
60,83 |
57 |
14,03 |
25,23 |
VESCOVANA |
243 |
26,58 |
84,38 |
79 |
16,52 |
53,75 |
36 |
16,14 |
23,23 |
VIGHIZZOLO |
222 |
33,73 |
82,84 |
164 |
35,96 |
73,77 |
59 |
28,64 |
42,45 |
VILLA ESTENSE |
282 |
27,01 |
75,81 |
105 |
18,75 |
58,02 |
32 |
12,74 |
15,61 |
VO’ EUGANEO |
206 |
18,49 |
58,86 |
130 |
17,93 |
42,35 |
20 |
46,9 |
6,85 |
TOTALE |
3605 |
23,58 |
59,58 |
1534 |
18,10 |
35,67 |
485 |
11,85 |
10,71 |
Tab. 38 - Numeri indice della popolazione dei comuni della
“Comunità montana feltrina” (con base la popolazione nel 1951)
ai censimenti 1936, 1951, 1961, 1971.
COMUNI |
1936 |
1951 |
1961 |
1971 |
Alano |
93,23 |
100 |
89,14 |
75,22 |
Arsié |
90,28 |
100 |
83,95 |
64,10 |
Cesiomaggiore |
99,47 |
100 |
95,43 |
83,23 |
Feltre |
85,53 |
100 |
106,08 |
104,36 |
Fonzaso |
98,12 |
100 |
93,98 |
78,17 |
Lamon |
92,27 |
100 |
88,08 |
56,84 |
Pedavena |
79,19 |
100 |
97,20 |
93,41 |
Quero |
96,67 |
100 |
87,62 |
75,42 |
San Gregorio |
91,24 |
100 |
89,78 |
73,92 |
Santa Giustina |
94,22 |
100 |
100,38 |
95,93 |
Seren del Grappa |
96,98 |
100 |
88,07 |
72,90 |
Sovramonte |
90,22 |
100 |
84,46 |
62,53 |
Vas |
97,75 |
100 |
86,84 |
64,62 |
TOTALE |
90,96 |
100 |
95,32 |
83,41 |
Tab. 39 - Numeri indice della popolazione dei comuni della
“Comprensorio di Este” (con base la popolazione nel 1951)
ai censimenti 1936, 1951, 1961, 1971.
Comuni |
1936 |
1951 |
1961 |
1971 |
ESTE |
88,60 |
100 |
96,05 |
104,60 |
BAONE |
100,90 |
100 |
78,71 |
65,07 |
BARBONA |
102,74 |
100 |
70,38 |
61,62 |
CARCERI |
100,89 |
100 |
74,57 |
63,51 |
CINTO EUGANEO |
88,99 |
100 |
71,92 |
63,81 |
GRANZE |
106,63 |
100 |
79,87 |
68,38 |
LOZZO ATESTINO |
100,82 |
100 |
75,60 |
71,23 |
OSPEDALETTO E. |
103,47 |
100 |
81,76 |
86,53 |
PIACENZA D’A. |
103,50 |
100 |
72,87 |
59,66 |
PONSO |
97,82 |
100 |
77,94 |
71,17 |
S. ELENA |
107,24 |
100 |
78,55 |
74,15 |
S. URBANO |
110,15 |
100 |
71,13 |
60,07 |
VESCOVANA |
96,85 |
100 |
72,79 |
60,73 |
VIGHIZZOLO |
90,89 |
100 |
72,12 |
55,17 |
VILLA ESTENSE |
92,91 |
100 |
77,97 |
71,10 |
VO’ EUGANEO |
95,54 |
100 |
86,61 |
85,27 |
TOTALE |
97,96 |
100 |
81,48 |
77,95 |
INDICE
1. Note introduttive Pag. 1
1.2. Considerazioni sulla definizione di società rurale e società urbana “ 4
2. Ambito e fini della ricerca “ 7
2.2. Motivazioni della scelta dei due insiemi di comuni, e delle modalità
relative al tipo di insediamento e di occupazione “ 9
2.3. Riferimenti generali alla distinzione fra comuni rurali e urbani " 12
3. Gli insediamenti “ 17
3.1. Andamento della popolazione secondo le tre componenti osservate,
nella “Comunità montana feltrina” e nel “Comprensorio di Este” “ 17
3.2. Confronto tra le strutture e l’andamento della popolazione della
“Comunità montana feltrina” e del “Comprensorio di Este” secondo
le medesime componenti. “ 20
3.3. Possibili conseguenze degli andamenti osservati sotto l’aspetto
urbano-rurale “ 24
3.4. Riferimenti ai problemi relativi alla costruzione di rapporti di
concentrazione “ 26
4. L’occupazione agricola “ 29
4.1. Gli addetti al ramo primario dal Censimento del 1951 al Censimento
del 1971 “ 29
4.2. L’occupazione femminile “ 30
5. Considerazioni conclusive “ 36
5.2. Relazioni tra la variabile “popolazione residente in case sparse” ed
altri indici relativi ai comuni delle due zone esaminate “ 37
5.3. Cenni sulle prospettive riguardanti la ripartizione della popolazione
secondo le tre componenti considerate “ 40
5.4. Conclusioni “ 42
Bibliografia “ 44
Fig. 1, 1A, 2, 2° “ 18
Cartogrammi “ 28bis
Fig. 3 “ 37
Tabelle da 44