DOG'S STORY
Oltre trent'anni consecutivi, dal 1979 al 2010. Tanti! Passati con questi tre simpatici amiconi affettuosi: Fonzi, Dik e Grisù.
Fonzi fu affidato nel 1979 a Dante da Giannina e Tranquillo, e in Dante riconobbe sempre il capobranco. Della madre
Vittoria, autentica collie, Fonzi aveva le caratteristiche fondamentali: lungo pelo e carattere vivace, talvolta un po' nervoso; il corpo leggermente più robusto rispetto al tipico pastore scozzese. Fedele alle persone del gruppo familiare, era tuttavia incline alle scappatelle nei periodi degli amori; incredibili le sue manovre diversive per ingannare Dante
e sfuggire al suo controllo: puntava con calma verso ovest, nel bosco,
strisciava appiattito sotto i cespugli fino a un sentiero relativamente coperto,
e via veloce verso est a raggiungere la strada per Porcen, da cui probabilmente
era arrivato il messaggio d'invito dalla compagna.
Con l'arrivo di Francesco nell'80, Fonzi si assunse l'incarico di difensore e custode del bambino; conservò sempre questo ruolo, anche dopo che Francesco, grandicello, aveva superato i dieci anni.
Fonzi partecipava con gioia e passione alle feste, alle
passeggiate
in gruppo, alla ricerca dei funghi, e
naturalmente dimostrava grande riconoscenza verso Achille, che gli garantiva lunghe camminate.
Dopo la perdita di Dante, Fonzi divenne triste, inquieto e imprevedibile: talvolta sembrava cercare disperatamente qualcosa, continuando a ripetere con ossessione lo stesso giro e abbaiando a lungo senza apparente motivo; soffriva terribilmente quando, ormai vecchio e col pelo rovinato, veniva allontanato dalle persone per il suo aspetto non più attraente. L'arrivo di Dik, nel 1990, lo rese un po' più allegro, e per nulla geloso: nel delicato momento del pasto si ritraeva, permettendo al giovane di nutrirsi per primo. Sentendosi venir meno, nell'autunno del '92, Fonzi si allontanò e il mattino successivo il suo corpo senza vita fu trovato sotto un albero, dove tante volte si era incontrato con
l'amata Laica.
Dik era nato a Mugnai, presso l'azienda di Rino De Cet.
Madre: pastore belga di un bel nero corvino, padre un ignoto corsaro, forse identificato da Rino in un tipo
di cagnone poco raccomandabile; Dik fece di tutto per smentire queste dubbie origini. Anno dopo anno dimostrò una crescente serietà e signorilità, un autocontrollo invidiabile nei rapporti
tanto con le persone che con i propri simili (e
non solo!). E pensare che molti lo temevano o detestavano semplicemente per il colore nero del pelo, interrotto solo nel petto da una macchia bianca simmetrica; era robusto e più alto di un pastore tedesco: forse anche la mole incuteva timore. Dik decise che il suo capogruppo doveva essere Ezio: nonostante non fossi particolarmente severo o esigente nei suoi confronti, mi dimostrava una fedeltà indiscussa. Quando Achille lo invitava a fare delle belle passeggiate, Dik mi cercava perché dovevo dargli il consenso, l'"autorizzazione a procedere": solo così accettava di allontanarsi con altre persone, anche se del gruppo familiare. In un'occasione si adirò con me: con Carla e Francesco avevamo fatto un viaggio di pochi giorni, e al ritorno non mi degnò neanche di uno sguardo. Capii che si era sentito tradito dalla persona su cui faceva maggior affidamento, e mi servirono parecchi giorni per recuperare la sua stima.
Dik era un "amatore" appassionato: si assentava per due - tre giorni per star vicino all'amata; in un'occasione lo sorpresi mentre attendeva paziente sotto la nevicata, nelle vicinanze di una piccola cagna (con cui molto probabilmente non poteva far nulla per "incompatibilità dimensionale"): era coperto da almeno 5 cm di neve! Amava salire su qualunque tipo di veicolo, in particolare in cima ai carri pieni di materiale, in modo da controllare dall'alto la situazione. Aveva
passato da poco gli otto anni quando cominciò a manifestarsi un malanno che sarebbe stato fatale: il cuore si andava indebolendo e iniziava un rigonfiamento della parte posteriore. Nel frattempo Carla aveva accolto Grisù portandolo in braccio dal "Gal" (appena fuori Porcen) a Saeri: così il cucciolotto da lei ebbe l'imprinting e la riconobbe come capogruppo. Dik, sempre più debole e malato, fu però padre piuttosto severo nei confronti del cucciolo, e soffrì anche di gelosia, per le attenzioni che erano dedicate al piccolo. Nell'estate del 2000 il buon Dik partì,
dopo essere stato assistito in modo commovente dal
giovane Grisù.
Il "ragazzo del '99" Grisù nacque l'8 dicembre da Lea e Dik.
Del padre prese la corporatura robusta e il grande affetto per le persone;
dalla madre il colore fulvo del pelame e l'odio per gli altri cani . Grisù
vedeva nei cani di taglia media e soprattutto grande dei nemici da attaccare
senza esitazione, ovunque fossero, anche lontano dal "suo" territorio; aveva
invece buone relazioni con i cani piccoli, e con i
gatti di famiglia.
Forse questo istinto alla lotta era un retaggio del suo primo periodo di
vita: cresciuto con numerosi fratelli, con essi doveva competere duramente per
la conquista di una poppata. Per parecchi mesi convisse tranquillamente col padre Dik,
le cui condizioni di salute andavano peggiorando: il vecchio malato solo raramente acconsentiva a
giocherellare col cucciolone, che cresceva rapidamente.
Benché forte e vivace, e pronto a lottare con tutti gli animali anche se più
grandi, Grisù era un tipo sedentario; pur se privo di catena, non si è mai allontanato da solo
dalle vicinanze dell'abitazione, se non per allontanare caprioli e cinghiali.
Con uno di questi, poco dopo la loro comparsa in zona, ebbe un incontro
ravvicinato da cui uscì con una cicatrice sotto un occhio, provocata dalla
zanna: sicuramente l'esperienza acquisita nelle lotte coi cani fu determinante
nel consentirgli di uscire vivo da una situazione che vede spesso soccombere
cani ancor più grandi. Non sopportava i suoi simili, ma con le persone era
davvero affabile: accoglieva con entusiasmo anche chi vedeva per la prima volta.
Amava le lunghe passeggiate in compagnia, in particolare in compagnia di
Achille, che lo "fidelizzava" con i biscottini. La sua disponibilità alle
escursioni era totale: era pronto a dimenticare tutto e tutti, pur di
partecipare a una camminata. Nelle lunghe escursioni in
montagna raggiungeva il massimo della felicità, e si tuffava in veloci scorribande su
pendii scoscesi.
Finché in buona salute, Grisù
assisteva volentieri ai lavori agricoli,
sopportando il rumore dei motori e (a differenza dei due antenati) perfino il
fastidioso ronzio della motosega. Partecipava anche con entusiasmo alla
pulizia delle vie dopo le grandi nevicate.
Ma gli acciacchi cominciarono a colpirlo: dolori improvvisi lo prendevano di
tanto in tanto, costringendolo a guaire: un'ernia alla parte terminale della
colonna vertebrale iniziò a tormentarlo. Ed era
disperato per la perdita della
persona da cui aveva avuto l'imprinting: entrava in casa e
guardava mestamente il posto vuoto nel divanetto, poi lento usciva a testa
bassa: sempre così, giorno dopo giorno. Ancora poco più d'un anno, e Grisù se ne
sarebbe andato, colpito da una paralisi.