I  COLMÈI   NELLA   VALLE DI SEREN

Pian de la Césa, Col dei Mote, Col dei Bof

La seconda metà del  diciannovesimo secolo (1800-1899) e la prima del ventesimo (1900-1999) hanno visto nella Val di Seren importanti eventi demografici, sociali ed economici, che hanno avuto come risultato la situazione attuale e quella del recente passato, descritte in altra pagina. Alle conquiste della scienza medica, già nell'800, fece seguito una sensibile diminuzione della mortalità, in particolare della mortalità infantile; ne seguì un incremento del valore dei saldi naturali annuali della popolazione (differenza tra numero dei nati e dei morti), tale da  determinare un rapido aumento del numero di abitanti anche in Valle. Questa fase di forte incremento della popolazione (esplosione demografica) durò per parecchi decenni, perché i tassi di natalità, grazie alla grande influenza che allora aveva la religione anche nel campo dei comportamenti coniugali ("andate e moltiplicatevi..."), rimasero a lungo elevati. La pressione demografica in Valle, sinonimo di fame, portò prima alla conquista e allo sfruttamento di ogni angolo di terreno utilizzabile, fin nelle zone montane più impervie, con la costruzione di abitazioni in luoghi che oggi paiono incredibilmente assurdi; poi obbligò alla fuga dal territorio verso altri paesi e altri continenti ove poter almeno sfuggire alla fame.
Al culmine della sua esplosione demografica, ne "la Val" (la valle del feltrino per antonomasia) la popolazione arrivò vicino ai duemila residenti, sparsi in numerosi piccoli nuclei che solo in pochi casi  superavano la cinquantina di abitanti. Cerchiamo di comprendere le ragioni di questa ampia distribuzione delle abitazioni sul territorio, in luogo della concentrazione in pochi borghi, quando invece nella parte restante del Comune di Seren del Grappa la popolazione risiedeva in prevalenza nei centri abitati (Seren, Rasai, Porcen, Caupo). La possibilità "fisica" di compattare tutta la popolazione in 3-4 paesi anche in Valle non mancava: infatti in zone come Pradazèrn, San Siro, Stalle e Pian de la Cesa, i nuclei esistenti potevano in teoria essere estesi al punto di diventare dei centri capaci di contenere, assieme, tutta la popolazione.
La presenza di paesi di una certa dimensione con un "continuum" di abitazioni avrebbe però comportato una riduzione, in senso ampio, del livello di "sicurezza idrogeologica", come si dice oggi: sarebbero state occupate zone più delicate per il passaggio di acque, per la caduta di slavine, per la formazione di smottamenti e frane, per la caduta di pietre. Mancavano inoltre dei fattori decisivi, come la presenza di robuste sorgenti nei pressi delle "zone edificabili", tali da convincere a optare per la costruzione di borghi più grandi. La considerazione di questi aspetti relativi alla sicurezza, e l'importanza ad essi attribuita, sicuramente dissuase, assieme ad altri fattori, dalla realizzazione di grossi centri; l'attenzione e la prudenza nell'uso del territorio rendono onore agli antichi abitanti della Valle: hanno attuato scelte e strategie che in tempi successivi, a livello nazionale, sarebbero state abbandonate, con le tristi conseguenze che verifichiamo ormai tutti gli anni e in tutte le regioni, con alluvioni sempre più frequenti e rovinose. In Valle non ho visto abitazioni crollate per cedimenti del terreno, caduta di frane o slavine, nonostante tanti luoghi impervi in cui sono state costruite; le case in rovina lo sono per la mancanza della manutenzione: la distruzione del tetto porta rapidamente alla loro fine.
Nella scelta del modello abitativo del "piccolo borgo" ebbero peso anche ampiezza ed estensione della Valle, il territorio nel quale si svolgevano le attività lavorative, in prevalenza lavori agricoli, forestali e allevamento; in assenza di forti motivi che potessero convincere a costruire centri più grossi, la realizzazione di nuclei abitati, largamente diffusi nel territorio e vicini ai luoghi di lavoro, permetteva consistenti risparmi in vari ambiti: i lunghi spostamenti che altrimenti si sarebbero dovuti affrontare avrebbero comportato rilevanti perdite di tempo, enormi fatiche supplementari e anche rischi notevoli in presenza di condizioni sfavorevoli come forti piogge o nevicate. Oggi siamo abituati a muoverci con veicoli che, anche se relativamente lenti come i trattori agricoli, consentono tuttavia uno spostamento ben più rapido che a piedi e il trasporto degli attrezzi senza alcuna fatica; un tempo, chi doveva camminare più o meno a lungo per arrivare nel punto prefissato era già distrutto dalle traversie del viaggio e dai pesi trasportati, prima di cominciare il lavoro. Anche la viabilità per chi andava a piedi era assai limitata: la struttura di base era formata dalla strada principale nel fondovalle e dai ripidi sentieri che ne risalivano i fianchi per arrivare ai nuclei abitati, legati, questi, da una rete di troi (sentieri): i gruppi di case venivano definiti "colmèi" e i loro nomi erano spesso accompagnati da Col, Costa e Pian.
Il termine colmèi rende bene l'idea del luogo scelto per edificare le case dei nuclei. Una attenuazione della pendenza sulla linea di displuvio di un contrafforte offre sicuramente maggior sicurezza di altri luoghi rispetto alla caduta di valanghe e frane e all'erosione delle acque di superficie; gli insediamenti di questo tipo vengono per lo più chiamati "còl", anche se in realtà non si tratta di abitazioni poste sulla cima di una collina. Altre forme ricorrenti "costa" e "piàn": superfici con inclinazione ridotta rispetto alle zone adiacenti, per questo scelte a luogo di edificazione; la sicurezza idrogeologica non è elevata come nella tipologia precedente, ma si ha il vantaggio della pendenza lieve o quasi assente, che facilita la costruzione degli edifici e rende più vivibile l'abitato.

 La lunga valle dello Stizzón, dal Grappa allo sbocco presso Caupo, si estende per circa dodici chilometri; nei primi cinque, alla testata della valle, mancano ovviamente abitazioni destinate a residenza permanente: si è nella zona montana che, al di sopra dei fianchi impervi dei valloni, presenta gli estesi alpeggi delle Bocchette e di altri pascoli, un tempo ricchi di malghe monticate da maggio a settembre. Direzione della valle SSW-NNE: la sponda sinistra ha quindi esposizione più favorevole e, se si eccettua la parte più vicina a Seren, dove il torrente lambisce il M. Roncón, offre anche zone più adatte agli insediamenti abitativi, dato che su questo fianco la catena Monte Grappa -Roncón presenta rilievi più bassi e piatti. Sul lato destro la catena Grappa-Fontanasecca-Sassumà ha rilievi che superano i 1600 metri fino al M. Fontanasecca, e incombono sulla valle lasciando spazi limitati ai nuclei di abitazioni; ma oltre il Fontanasecca il rilievo si abbassa e la dorsale si allontana un po' dal fondovalle, lasciando più spazio a insediamenti come Pian de Giacón e S. Siro.
Seguono brevi informazioni e immagini dei nuclei abitati (un tempo) della Valle, così presentati: riva sinistra dello Stizzón dalla Guizza (quasi allo sbocco della Valle, di fronte a Seren) al Col della Fontana; riva destra da Lavazzè alla Carbonàia, nel senso opposto. Per trovare le zone senza dover scorrere a lungo qui sotto, si può linkare la pagina località Valle Seren: i nomi dei luoghi disposti in ordine alfabetico consentono una più rapida ricerca.
Ricordo che le descrizioni di luoghi e percorsi, in assenza di una conoscenza approfondita delle vicende che in essi han visto gioire e soffrire generazioni di valligiani, riescono a raccontare solo una minima parte della loro storia; chi (come me) non ha esperienza diretta o non ha sentito tutti i racconti -dagli anziani che han vissuto la Valle- sulle dure fatiche che hanno accompagnato la vita in ogni metro di quei sentieri e in ogni angolo degli angusti cortili dei colmèi, per forza non può che offrire una "visione" superficiale, limitata e incompleta.

 

Riva sinistra dello Stizzón

Guizza

Sul fianco orientale del Monte Roncón, a NE della sua sommità, la pendenza un po' meno forte  che altrove (ma non di tanto), l'esposizione "a matina" (a Est), il terreno friabile ricco di sottile breccia di biancone e la vicinanza al centro di Seren (nonostante lo Stizzón di mezzo), convinsero uomini impavidi a costruire delle abitazioni per stabilirvi la residenza. L'accesso alla zona avveniva da Seren, all'inizio della Valle, mediante un guado sul torrente, impossibile naturalmente nei periodi di piena. Oggi l'accesso è garantito, anche col torrente gonfio, dalla strada che sale da Caupo. Le case della Guizza sono distribuite su una fascia altitudinale relativamente ampia: dai 350 m, poco sopra il greto dello Stizzón, fin oltre i 600 metri; costruite con pietre regolari ricavate dagli strati di biancone, suggeriscono l'idea di grande solidità e sono in prevalenza curate e riparate. Il terreno, ricco della minuta breccia bianca della maiolica ed esposto a Est, è particolarmente adatto alla coltivazione della vite, che un tempo era assai praticata. Rimane ancora qualche  piccola area con le antiche monumentali viti, allevate come da tradizione senza fil di ferro, sostituito da pertiche disposte orizzontali (stanghe) legate ai pali, e le sottili "frasche" legate verticali sulle stanghe con le sàche (ramoscelli di salice); recentemente sono stati piantati nuovi vigneti. Lungo la strada, sull'intersezione con il vallone che scende da cima Roncón, una sorgente alimenta una fontana con lavatoio. Dalla Guizza bella vista su Seren e oltre sulla Val Belluna

 

Pian de Polo, Paris

Nella località Stalle si attraversa lo Stizzón su stretto ponte (facile l'urto del veicolo con le estremità del parapetto), e si inizia la salita che porterà fin sulla testata della valle del Boarnàl passando da Pian de Polo, Paris e Costa da Sort. Si passa vicino alla casa di Franco poco sopra il torrente; dopo due tornantini si attraversa parte del Pian de Polo, e si sale alla località Paris. Qui si lascia, poche decine di metri sopra la strada, l'agriturismo Albero degli Alberi. La pendenza della strada è costante ma non eccessiva, in prevalenza nel fitto bosco, con vista su case nelle ridotte zone ancora a prato e nelle radure. Una deviazione a sinistra scende a un gruppo di case sul fianco solivo del Boarnàl. Dopo un tratto nel bosco rigoglioso si esce  su un ampio prato sul costone: la Costa da Sort.

 

Costa da Sort

 Sulla costa ampio prato con gruppo di case in fase di restauro e rifacimento delle parti deteriorate. Oltre il prato, lato a monte della strada,  casetta un tempo scuola, e più in alto altra costruzione. Oltre l'ex scuola si entra nel versante della valle del Boarnàl esposto al sole.
 

 

Boarnal

Boarnàl è il torrente più consistente e col bacino più vasto tra quelli che affluiscono allo Stizzón sul lato sinistro; dà il nome all'intera sua valle, e alle abitazioni disseminate in alto sul fianco sinistro e sulla testata, favoriti dall'esposizione a Est e a Sud e dalla presenza di siti non tanto scoscesi come sul lato destro. Il bacino è generato dall'ampio arco di monti che vanno da Roncón al Col di Bàjo, coi contrafforti che scendono da essi e ne chiudono a tenaglia l'accesso, e lo nascondono a chi percorre la strada principale; il costone che scende da cima Roncón (Costa da Sòrt), sul lato Nord del Boarnàl, è solivo ed è percorso dalla strada che sale da Le Stalle attraverso il Pian de Polo e Paris (Nell'immagine  vista da San Siro -in primo piano a destra- la parte terminale della Costa da Sort che finisce sullo Stizzón). Il  torrente Boarnàl scorre da Nord Ovest a Sud Est, e nel tratto iniziale quasi da Nord a Sud, senso opposto a quello dello Stizzón, in cui confluisce nei pressi della località Al Cristo; qui, a destra per chi viene da Seren, un ponte consente di passare sulla riva sinistra dello Stizzón. Prima del ponte, a sinistra, abitazione con lapide che ricorda una strage nazista dell'estate 1944. Poco oltre un bivio: a sinistra la vecchia strada comunale sale ripida al Pian de la Césa, mentre se si prosegue in piano si entra nella accidentata valle del Boarnàl (il nome collegato al termine bòa = frana ci dice quant'è aspra la zona; varie frane sono attive nella valle e nulla si fa per bonificarle). Pochi metri dopo l'incrocio (con capitello) un breve ponte cavalca il Boarnàl sopra un profondo burrone. Ancora poche centinaia di metri e si supera un'altra stretta e profonda forra scavata nella roccia dal torrente e visibile in parte da un'alta briglia che contribuisce, con tante altre lungo questa valle, a frenare l'erosione; una casetta sta in cima alla rupe che precipita nel canyon. Son poche le case nella parte bassa della valle; se ne intravede una alta sopra le "falesie", prima di giungere, dopo due km, alla biforcazione in due valli separate da una dorsale che incombe con imponente rupe. Lungo la strada sterrata, oltre a varie briglie sul torrente, si notano piccole ma accurate opere di difesa dall'erosione che venivano realizzate quando lo stato italiano era più misero di oggi, ma sapeva investire nella difesa del suolo, creando occupazione nella realizzazione di opere la cui utilità dura secoli, a tutela non solo del territorio locale ma anche del fondovalle oltre Seren e della pianura.
Le case a mezzacosta si raggiungono continuando sulla strada che sale da Le Stalle e, dopo aver passato il Pian de Polo e la località Paris con l'AlberodegliAlberi, taglia la Costa da Sort. Oltre l'edificio della vecchia scuola la strada entra in zona assolata con bosco di carpino, e lascia a valle una casa riadattata. In corrispondenza a un tratto ripido della via un monumentale moronèr; più avanti l'ambiente diviene sempre più rupestre, fino al tratto con protezioni ove si transita sopra una profonda parete a picco; sullo stesso livello simili pareti precipitano anche sul fianco di fronte e sulla testata della vallata, dando origine a una profonda forra. Un crocifisso col Cristo stranamente rosso vigila su quel tratto più esposto. Lasciata una strada che sale a due case più in alto, si scende ad attraversare il torrente Boarnàl su un piccolo ponte; vista sul vallone che sale alle antenne di cima Roncón. Si aggira un costone prativo con casa le cui fondamenta sono rinforzate da un muraglione; la stessa casa vista dal fondo del vallone offre tutt'altra prospettiva. Come in ogni angolo fruibile della Valle di Seren, frequenti anche qui i segni della passata presenza umana e della intensa attività allora presente, che il tempo inesorabilmente va più o meno rapidamente cancellando: poco oltre la casa con muraglione, appena a monte della strada, una giafhèra ancora in buone condizioni; muri di sostegno entro il bosco ci dicono che lì erano orti o prati coltivati, e il ricordato grande moronèr che in piena solitudine ancora combatte per tenere viva la memoria di queste attività e di queste cure. Si prosegue sulla stradina che ora, immersa nel bosco, è meno esposta; viene tenuta in ordine anche col taglio dell'erba: segno del legame che unisce le persone andate via e i loro discendenti ai luoghi di tante sofferenze ma anche di qualche gioia. Si guadagna quota con due tornantini, e si arriva in una zona in cui il prato ha resistito all'assedio del bosco. Siamo in vista delle Case Secco, tra le zone un tempo abitate più in alto (860m) in tutta la Valle. Il panorama di qui è superbo; penso che anche il fattore estetico abbia avuto un certo peso nella scelta della localizzazione delle abitazioni. Si ha una vista d'insieme sugli insediamenti della Costa da Sort, e si ha di fronte il M. Peurna con i nuclei alle sue pendici, da S. Siro al Pian de Giacón.
Percorsi, dal punto nei pressi dell'agriturismo AlberodegliAlberi ove era stata lasciata la vettura, quattro chilometri.

 

Pradazern


Quando, nel lontano novembre del 1971, arrivai in questa località per il censimento della popolazione, rimasi sorpreso nello scoprire una zona così vasta e in parte pianeggiante, nascosta alla vista da più lati, diversa nella disposizione delle abitazioni rispetto alla maggior parte degli altri numerosi nuclei della Valle. Il pianoro su cui insiste Pradazèrn, forse un residuo dell'originale altipiano degradante dalle Bocchette verso Seren, è stato risparmiato dall'erosione dello Stizzón a Est, e del Boarnàl a Nord. Salendo dalla vecchia comunale che attraversa lo Stizzón poco a monte del punto in cui il Boarnàl vi sbocca (località Al Cristo), si volta a sinistra e si procede nel bosco di carpino su strada stretta e ripida, nella costa che precipita prima sul Boarnàl, poi sullo Stizzón. Uscendo dal bosco si lasciano a monte le case I Moscói, e si giunge ad un trivio in cui si volta stretti a destra e si sale su ripido breve tratto alla località; vi si arriva anche dal Piàn de la Césa, scendendo a Val Granda e voltando a sinistra al trivio poco oltre i Facchinàt. Si lascia sulla sinistra il primo gruppetto di case dei Bote, ove si apre inaspettato il panorama sul bel piano di Pra da Zern. Si prosegue poi verso Ovest su tratto pianeggiante fino al nucleo più consistente di abitazioni. La strada va oltre, e dopo un tornante si sale al costone sotto il Col dei Bof, da cui meraviglioso panorama. Si nota, isolato poco sopra le case, un enorme secolare moronèr. La strada sale poi al Col dei Bof e diviene "silvopastorale", proseguendo per le valli Reselé e Vallonèra. Da Pradazern bel panorama sui monti da Peurna al Col dell'Orso, sulla Costa da Sort, verso S. Siro e lo sbocco della Valle.

 

Col dei Bof, Case Nanét

Il Col dei Bof è uno dei più rappresentativi colmèi della Valle, con varie costruzioni tipiche. Le abitazioni sono appoggiate sulla dorsale che scende dal Col di Baio; l'edificio più imponente, in cui vissero gli antenati dei teologi della liberazione Leonardo, Lina e Clodovis Boff, emerge dalla costola del rilievo creando l'impressione che le case siano sopra una collina. Fino agli anni '70 vi si arrivava, naturalmente a piedi, anche attraverso un sentiero che saliva da Pradazèrn; ai lati del sentiero i maggiociondoli e i prati in fiore  creavano, alla fine della primavera, un clima di serena magia. Sotto il Col dei Bof, sul versante  della Val Granda, il nucleo Case Nanét. Video Youtube centrato sull'argomento: clicca su "Col dei Bof".

 

Col dei Motta
 

Situato sulla medesima dorsale del Col dei Bof, ma meno esposto di quello essendo adagiato su una "costola" secondaria, il Col dei Motta (Còl dei Mòte) è più riparato ma meno "visibile" del vicino più famoso colmèl.  Sul sentiero dei fojaròi, poco oltre i Mòte, un grande capitello con vivaci colori ricorda S. Paolo, celebrato il 25 gennaio. Una tradizione della Valle raccomanda l'astinenza da carne e altri derivati animali come uova, latte e formaggi, per la vigilia di San Pól; questo per scongiurare,  per tutto l'anno, brutti incontri con i serpenti.

 

 

Val Granda, Supremi, Facchinàt

Lungo la comunale che sale al Pian de la Césa dal ponte al Boarnàl, proseguendo oltre l'incrocio con la strada che a destra sale a Pradazèrn, incontriamo tre nuclei di abitazioni; a monte i Facchinàt; un po' oltre i Suprèmi, con le case ai lati della strada che lasciano uno  spazio minimo in un'ansa della via; infine il nucleo Val Granda, stesso nome del torrentello che, nel vallone che raccoglie le acque dei bacini Reselé e Val Onèra, costringe ad un'ampia ansa prima del tratto che porta al Pian. Anche in corrispondenza di Val Granda le abitazioni ai lati stringono la strada per qualche decina di metri.

 

Pian della Cesa, Fondasìn

Il Pian de la Cesa (un tempo Pian da Men, oggi Chiesa Nuova S. Luigi) è considerato il "centro" della Valle. Qui si trova la chiesa che richiamava a raccolta le genti per le funzioni religiose; nel periodo dell'alpeggio c'era chi scendeva dalle malghe percorrendo ben oltre dieci chilometri per assistere alla messa. Qui è situata una grande piazza, un enorme rettangolo piano, con gli edifici che ne descrivono i lati, in cui si svolgono le iniziative organizzate in Valle; vi potrebbero essere realizzate manifestazioni di grande rilievo sui temi che caratterizzano i problemi della Valle e delle numerose altre valli e zone montane con situazioni simili e tanta voglia di rinascere. Non lontano dal Pian, a sud e vicino alla strada, il gruppo di abitazioni dei Fondasìn.

 

Da Nardo

Nei tempi in cui nella Valle vivevano più abitanti che nel resto del Comune, la grande casa che sta a fianco del torrente poco prima del tornante che segna l'inizio della salita al Pian de la Césa, era una delle botéghe più importanti; queste dovevano tenere tutto l'essenziale, dal pane ai chiodi, dal vino agli attrezzi di uso comune nelle attività dei valligiani; "da Nardo" era situato in posizione  favorevole, e serviva un'ampia zona con numerose abitazioni. Ancora non c'era la strada che sale al Piàn; continuava nel fondovalle, dopo aver attraversato lo Stizzón pochi metri più avanti, su breve ponte che ancora si percorre per arrivare ai Còi dei Bofàt, dela Stùa, e alle abitazioni più in alto nella zona pustèrna, da Costa Chiani al Col dela Misola e a Lavazè passando per i Segàt; di fronte alla botéga, sull'altro lato sopra la strada, casetta  riadattata che fu una scuola.

 

Mattiet

Sulla strada che dal nucleo centrale del Pian de la Césa porta verso le Bocchette, dopo un mezzo chilometro, il gruppo di case Mattiét. La schiera di case è a valle della strada: viste da questa le abitazioni appaiono basse. Ben diversa la prospettiva se le si guarda dal basso; così avviene per la maggior parte delle case edificate sui pendii della Valle: mediamente cinque metri di differenza tra la facciata rivolta a valle e quella a monte; naturalmente tale differenza è funzione della pendenza del terreno e della larghezza dell'edificio. Attorno al nucleo Mattiét resiste un ampio prato, che si spinge in alto da un lato verso la casa sul Col dell'Asia, dall'altro fino a un notevole edificio restaurato.

 

 Col dei Boffat

Il Col dei Bofàt è in basso, una trentina di metri più in alto del greto dello Stizzón. Da Nardo si lascia la strada principale attraversando il torrente  sul ponticello che porta sulla riva destra (antica strada di fondovalle). Poco oltre l'imponente restaurato manufatto della Fornàss si prende la deviazione a destra e si riattraversa su ponte per arrivare al tipico colmèl dopo circa duecento metri. Sorge sul costone in parte spianato per adagiarvi più facilmente le abitazioni; sullo stesso, più in alto, i Mattiét. Come tutte le zone nella parte bassa della valle e sul suo fianco destro, il Col dei Boffat vede poco il sole nel tardo autunno e nell'inverno.

 

Col della Stua e Col dei Silvestri

Circa 500m oltre la contrada dei Mattiét, sopra la strada e sul filo di una costola che scende dai monti che limitano a Est la Vallonèra, risalta il colmèl del Col dei Silvestri, sul prato che, nel ripido costone, si va riducendo di anno in anno, divorato dal lento inesorabile avanzare del bosco. La dorsale continua a valle della strada, verso il torrente; qualche decina di metri più in alto di questo, prima che la costola, un tempo prativa e assai ripida, termini in uno spuntone rupestre, ecco sorgere le case del Col de la Stùa. Sembra che il nome derivi da uno sbarramento posto sul torrente all'altezza della località, realizzato per formare un invaso sullo Stizzón; l'apertura dell'invaso consentiva alle acque di fluitare a valle i tronchi.

 

Val dei Frassen

 

Qualche  centinaio di metri oltre il Col dei Silvestri, poco sopra la comunale, le due case della Val dei Fràssen, sovrastate a monte da un solido spuntone di roccia che le protegge da pietre e neve scaricate dal precipite vallone che scende dal Col de Supremo, sul fianco orientale di Vallonèra. La strada comunale che ora prosegue, incavata nella roccia, verso il col della Fontana e oltre fin sulle Bocchette, nei primi anni '70 non era ancora stata aperta. Dalla Val dei Fràssen un ripido sentiero saliva il dosso oltre la vallecola fino a scollinare, per poi scendere a un altro tipico colmèl: il Col dei Péfh.

 

Col dei Pez

Sorge su una dorsale che si stacca dalle scoscese propaggini dei M. Fredina e Cima Val Tosella, su un tratto quasi pianeggiante che poco più in basso precipita nelle rupi che arrivano fino al greto dello Stizzón; rupi sulle quali ora è intagliata la strada del tratto Val dei Frassen - Col della Fontana; nei pressi di quest'ultimo nucleo si stacca una via che dopo un tornante sale al Col dei Pez in poche centinaia di metri, e permette il passaggio dei veicoli; fino agli anni '70 vi si poteva arrivare solo a piedi, salendo dalla Val dei Frassen, o dal Col della Fontana.

 

Col  della  Fontana

Osservato anche da zone situate a metà Valle, il gruppo di case del Col dela Fontana appare lontano e sperduto; pochi altri piccoli nuclei sono oltre, ancor più lontani da Seren e vicini al Grappa.

 

Misòle
 

 

 

 

Riva destra dello Stizzón

Lavazè

Poco oltre la fornace, a sinistra, strada che sale dal fondovalle sul lato destro del vallone percorso dal torrente Misóla: proseguendo oltre I Segàt si varca il vallone della Val Storta (più in alto prende il nome della famosa Busa dela Neve), e dopo un bel bosco di faggio si entra nel prato Al Avazzé o Lavazè, col gruppetto di case più interno nella Valle sul lato destro dello Stizzón. Qui si può giungere anche salendo dal fondovalle, dopo aver percorso fino in fondo la vecchia strada che da Nardo attraversa il torrente. Si sale all'imponente edificio restaurato, antica sede del molino Da Nasón, su una solida rupe che incombe sul torrente e sulla valle dello Stizzón ormai sempre più chiusa e orrida;  si continua su ripido sentiero e si arriva in breve al prato al Lavazè. Un facile anello da percorrere a piedi, interessante e remunerativo sotto ogni aspetto: lasciata l'eventuale vettura nei pressi della fornace, seguire la vecchia strada fino all'antico mulino e salire al Lavazè; continuare quindi verso ai Segàt e Pian dal Zòt e, percorrendo la strada sul fianco del torrente Misòla, scendere al fondovalle  nei pressi del punto di partenza.

 

Segàt, Pian dal Zót

La strada di fondovalle che Da Nardo passa sulla destra dello Stizzón continua per un tratto pianeggiante sulla riva del torrente. Poco oltre la grande fornace, a sinistra, si stacca una strada che costeggia il torrente Misola sul fianco della omonima valle, e sale alla fascia di  prati con abitazioni che caratterizzano, a quote di 600/700 metri, il lato destro della Val de Sarén, poco esposto al sole nell'autunno-inverno, in compenso più fresco d'estate. Un primo bivio consentirà, in seguito, di proseguire a sinistra verso Costa Chiani. Continuiamo fino ad altro incrocio: a sinistra si sale al nucleo del Col dela Misòla; continuando a destra si attraversa il Misola e dopo un tratto ripido nel bosco si esce su un prato con grande casa, inizio della località Ai Segàt (nelle carte segnato come Pian del Zót); si prosegue su un tratto relativamente pianeggiante. Superato un altro vallone, su prato più ampio e declive, il nucleo ai Segàt, disposto su tre brevi gronàde di case (gronàda: versione antica della "schiera" di case, da cui però si differenzia perché entro la gronàda ciascun corpo ha una precisa individualità, senza essere la monotona ripetizione di un modulo fisso come nelle recenti case a schiera).

 

 Misola

Sulla strada che sale sul fianco del torrente Misòla, oltre il bivio che porta a Costa Chiani, anziché traversare il vallone e procedere verso Segàt e Lavazè, rimaniamo sul fianco destro del vallone, seguendo la via piuttosto ripida che lo solca con dei tornanti e porta in vista del nucleo di case della Misòla, situate in un costone che scende dal contrafforte che divide il bacino del torrente Misola da quello dell'Avién. L'abitato, proprio perché interno alla valle laterale, sfugge alla vista anche dai punti più panoramici dell'opposto versante solivo della Valle. Il torrente Misòla scende dal fianco del M. Fontanasecca rivolto alla Valle di Seren.

 

Centa, Costa Chiani, Col de Coa

Abbiamo già descritto la strada che dal fondovalle, poco oltre la fornace, sale il fianco del Misòla e porta anche al Col dela Misòla e ai Segàt; alla fine del tratto più ripido, dopo due tornanti, seguiamo la prima deviazione a sinistra che ci porta a percorrere una via in lieve salita, sul fianco destro dello Stizzón, ad attraversare la fascia di prati del lato pustèrno ben visibile dal Pian de la Cesa. Al primo prato con casa sopra la strada, segue un fitto bosco di pecci alla cui fine riprende il prato con casa stabilmente abitata. Il fitto bosco di pecci che rompe la continuità della fascia di praterie è il risultato di piantagioni realizzate in vari settori dei prati con nuclei abitati del versante pustèrno, operazione piuttosto infelice sia dal punto di vista economico (il faggio avrebbe reso di più) che paesaggistico; le macchie regolari verde cupo appaiono come corpi estranei anche all'occhio di un distratto osservatore. La località percorsa, Centa, offre significativi panorami sia verso la parte interna della Valle di Seren che il suo  sbocco, che si vedono lontani (il che ci permette di comprendere l'estensione della Valle!). Mirabile anche la vista su Pian de la Cesa e vari còi del versante opposto, qui linkati in due immagini riprese nel settembre 1995. Oltre i prati di Centa si entra nel bosco -questo naturale- lasciando in alto sulla costa una casa restaurata. Attraversato un vallone la strada quasi pianeggiante punta verso il nucleo di Costa Chiani. Sotto Costa Chiani grande casa (Costa Sbrìzz) in un prato tutto circondato dai boschi di faggio. Continuando invece da Costa Chiani in alto su nuova strada silvopastorale si arriva, dopo tornante in un vallone con muro di protezione, al Col de Cóa, nucleo situato su spianata del costone che limita a Est il bacino del torrente Avién.

 

Da Tilione (alla Cooperativa)

 

 

Avien

Il torrente Avién, che col Carbonaia è il principale affluente sul lato destro dello Stizzón, viene attraversato dalla comunale di fondovalle, su breve ponte, a quattro chilometri e mezzo circa da Seren. Sulla piccola spianata, a monte della confluenza col torrente principale, alcune case, tra cui un mulino che è stato in funzione fino a meno di dieci anni fa.
 

 

Pian de Giacón

 

 

Al Cristo

 

 

 

San Siro

San Siro è paesino assai noto per la chiesetta, quasi un piccolo santuario cui le genti anche di paesi relativamente lontani andavano a chiedere intercessione. In speciale modo le grazie del santo venivano invocate per interrompere lunghi periodi di siccità: la processione si snodava tra i paesi che la alimentavano coi loro fedeli, e cresceva man mano che si avvicinava al tempio di S. Siro. Dopo l'infortunio accaduto nell'agosto del 1945 non si sono più tenute processioni. In quella occasione la legge di Murphy colpì in modo spietato: i partecipanti alla processione furono sorpresi, al ritorno, da un violento temporale;  forse pregustavano la felicità della grazia ricevuta, quando dal cielo scese una violenta sassaiola di grossi chicchi di grandine, che portarono la distruzione del poco che era stato risparmiato dalla siccità.  Il paesetto di S. Siro, cento metri più in alto di Stalle che si vede nel fondovalle, è dominato dal M. Peurna, imponente anche se non molto alto, perché incombe vicino. Nel nucleo di S. Siro è in funzione da anni un agriturismo. L'agricoltura è curata nei terreni, non eccessivamente ripidi, che stanno attorno al paese, e in particolar modo le viti.

 

 Stalle

La spianata su cui poggia San Siro spinge uno spuntone roccioso a stringere la valle, costringendo lo Stizzón a deviare verso le propaggini del M. Roncón, soggette così a imponenti erosioni. Oltre lo spuntone roccioso si apre l'ampia piana di Stalle, a due chilometri e mezzo dal centro di Seren e a poco meno di 400 metri di altitudine.  La strada che valica lo stretto ponte sullo Stizzón, proprio sopra una briglia, passa vicina alla casa di Franco (un esempio per la Valle: dimostrazione pratica che vi si può venire, lavorare e viverci con la famiglia), quindi sale al Pian de Polo e all'agriturismo Albero degli Alberi. Di qui sale poi sulla Costa da Sort e oltre, sulla testata della valle del Boarnàl. Poco oltre le abitazioni di Stalle, sulla sinistra verso Valle, incrocio con la strada che sale  a San Siro.

 

Carbonaia

Poco dopo la breve discesa, da Seren al piano della valle dello Stizzón, si trova questo lungo rettilineo alla fine del quale, poco oltre una lieve curva, si passa sul ponte che valica il torrente Carbonaia, a un chilometro e mezzo dal paese.  Il torrente dà il nome alla vallata corrispondente, compresa tra il M. Peurna e il Sassumà; questa valle è impostata su una faglia che attraversa la dorsale Monte Grappa - Monte Tomatico, dando vita a sud alla Valle dell'Inferno; tra le due valli lo spartiacque scende a 1044 metri alla Forcella Bassa, punto di minor altitudine nella lunga dorsale sopra ricordata.

 

 

 

 

 

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