Da ROSAI a RASAI
Parlando con un amico, arrivato ad
abitare a Rasai da altra località del feltrino, avevo accennato al pericolo
costituito per il paese dal torrente Biotìs; l'amico, che quel torrente mai aveva
preso in considerazione, pur essendo attento ai temi ambientali, mi disse: "ma che
fonte di pericolo può mai essere quel rigagnolo, spesso in secca, di cui neanche
ci si accorge passando sopra il ponte?" L'affermazione era interessante,
chiara dimostrazione del fatto che solo chi ha esperienza del territorio può
conoscerne a fondo i rischi.
Effettivamente, passando sul breve ponte, che alla periferia est di
Rasai (vedi il paese in un'immagine della
primavera 2016) scavalca il Biotìs, non c'è tempo per guardare giù sul torrente: si è in
prossimità di incroci, inoltre il ponte è sulla parte alta di un dosso con
limitata visibilità. Come infatti si nota
nell'immagine a destra, che riprende parte di Rasai dalla cima del M. Roncòn, il
tracciato del Biotìs (in corrispondenza delle frecce blu-nere) non è visibile:
il torrente scorre in un alveo profondo tre-quattro metri, scavato nel materiale
alluvionale e rinforzato con argini.
Il fatto che il ponte è in cima al dosso ci dà una prima informazione: il
torrente può essere considerato pensile, cioè ai lati dell'alveo il terreno é in
leggera discesa, sia verso Rasai (è evidente nella foto), sia nella direzione opposta, verso Feltre:
nella infausta ipotesi di fuoruscita dagli argini, il torrente sarebbe
impossibilitato a rientrare nel letto e scaverebbe un nuovo percorso. L'altezza
degli argini, dopo una recente sistemazione, è tale che solo un "diluvio"
potrebbe causare una portata tale da provocare una fuoruscita dell'acqua, e
tuttavia l'attenzione non deve venir meno. Occorre monitorare la situazione del
terreno nel bacino del torrente: piogge violente potrebbero asportare grandi
quantità di materiale da frane esistenti (alcune imponenti), provocando un
innalzamento dell'alveo, e il conseguente aumento della probabilità di esondazioni. Nell'immagine sotto, il
percorso del Biotìs dal Calieròn(1),
luogo in cui convergono i valloni che scendono
dall'arco di monti da
M. Tomatico a
M. Sassumà (salita da Porcen a
Monte Sassumà su YouTube:
https://youtu.be/CsvSoWXR2cY), fino allo sbocco nello Stizzòn (4). In
corrispondenza di (3) sta il ponte adiacente all'incrocio
per Porcen, mentre (2) segna la profonda forra alle
"Mole", in corrispondenza della quale sono state costruite (in più riprese,
ultima "crescita" negli anni '30) due imponenti "serre", sbarramenti che,
frenando la velocità dell'acqua, ne riducono l'impeto e la capacità di erosione
a monte del torrente; se diminuisce l'erosione, diminuisce anche la quantità
di materiale depositato lungo il letto del corso d'acqua, quindi diminuisce la
probabilità di uscita delle acque dall'alveo. La forra delle "Mole" è impostata
su una faglia che interessa le falde settentrionali del Tomatico dalla zona a
sud-est di Rasai fino oltre Villaga; dalla foto appare evidente che il percorso
"naturale" del Biotìs, con direzione Sud-Nord, subisce una
deviazione verso ovest esattamente in corrispondenza delle "Mole".
Le Mole su YouTube:
https://youtu.be/gdP6Us2XjfI.
Come si è detto, due imponenti serre (da cui il nome Serrai con cui talvolta si
indica il torrente Biotìs) chiudono la forra delle "Mole": la briglia a monte,
la più imponente, è nella foto sotto rappresentata. La parte con gli archi
sporgenti è la più recente. Notare la parete a destra (riva sinistra del
torrente)ancora più scoscesa dell'altro versante, su cui passa un precario
sentiero; uno strato quasi verticale di calcare ben levigato costituisce
probabilmente uno specchio della faglia, che qui è ben evidente per la diversa
composizione e la diversa inclinazione degli strati nei due versanti. Il salto a
valle è pure imponente, anche se di vari metri più basso di quello che lo
precede. Nell'immagine un paesaggio invernale della cascata: la zona non viene raggiunta dal sole, per
la profondità della forra, quindi il gelo può permanere per mesi, con la
formazione di un'imponente ghiacciaia.
La leggenda narra che anticamente il paese avesse il nome di
Rosai,
omaggio ai meravigliosi giardini che lo ornavano, e che tale nome sia stato
cambiato a causa di un'alluvione che rasò i giardini seminando
distruzione. Non ho informazioni precise relative al cambio di nome del paese,
ma certamente Rasai (la cui parte più bassa è situata in una lieve depressione) ha subìto distruzioni rovinose a causa di alluvioni,
provocate in buona parte
dal Biotìs (e anche dallo Stizzòn naturalmente: ne sono prova vecchi
argini verso la località Campagna). Una prova di
questi eventi l'ho riscontrata a inizio anni '80, quando fu costruita la stalla
ben visibile nella foto sopra il punto (3), sulla
riva destra del Biotìs. La
spianata del terreno, in leggera pendenza, che sarebbe stato occupato dai
capannoni, comportò la formazione di una scarpata, a monte (Sud), alta poco meno
di tre metri. In tale scarpata gli strati del terreno parlavano chiaro: un primo
strato di terra fertile, spesso un po' meno di mezzo metro, poggiava su del
materiale sabbioso la cui granulometria si faceva più consistente andando a
maggiori profondità, fino a trovare uno strato di ciottoli e pietre anche di un
certo volume. Questi tre strati poggiavano su
identica successione: sotto le pietre e i ciottoli, a circa un metro e mezzo
di profondità, era evidentissimo e perfettamente conservato uno strato di
terreno fertile, di spessore addirittura superiore a quello di superficie. Prova
inconfutabile di un disastro che aveva portato ben più di un metro di materiale
sulle zone a destra del Biotìs; anche a sinistra, dalla parte di Rasai, il
torrente era sicuramente esondato, essendo quell'argine allo stesso livello, o
addirittura leggermente più basso, della riva destra.
In tempi relativamente recenti (4 novembre 1966 e 20 settembre 1999) il Biotìs ha
creato situazioni di forte rischio per Rasai. Nel 1966 il torrente asportò
qualche
migliaio di m2 di terreno sulla destra, verso Bàutole; e aveva
iniziato l'erosione della strada per Porcen: tentava quindi di aprirsi un nuovo
alveo sulle Montegge; alberi abbattuti e messi a protezione dell'argine, e
soprattutto la fine delle precipitazioni, scongiurarono quell'evento. Ma il
pericolo corso in quell'occasione dal paese, senza che la popolazione ne fosse
consapevole, fu ben più grave: a ovest di Porcén, un corso d'acqua enormemente
cresciuto aveva tappato la condotta sotto il terrapieno su cui sta la strada
comunale, provocando la formazione di un laghetto di varie migliaia di m3.
Il cedimento del terrapieno (realizzato a inizio '900 per portare la strada, ma
non per trattenere, come diga, le acque di un lago), sarebbe stato devastante:
l'acqua si sarebbe abbattuta sul Biotìs, deviandone il corso verso il centro di
Rasai; per pura fortuna il terrapieno non crollò. Nello stesso anno altri corsi d'acqua, a ovest di Rasai, crearono grossi
disagi portando alla formazione di un lago di notevoli dimensioni, che durò
parecchi giorni, nei pressi della località "Madoneta".
Nel settembre del '99, in una sola giornata caddero 300mm d'acqua;
particolarmente violenta la precipitazione nelle seconde 12 ore. Come noto non è
solo la quantità complessiva d'acqua caduta a provocare danno, ma anche la
concentrazione nel tempo: ad esempio, nello stesso luogo 300 mm d'acqua in due giorni
possono non
far danno, mentre possono provocare un'alluvione catastrofica se cadono in 12
ore. Nel '99 le precipitazioni cessarono fortunatamente quando era stato
raggiunto un grado di pericolo altissimo: a ovest di Rasai i soliti torrentelli
privi di sbocchi, gonfiati a dismisura, alzavano il livello dei laghetti
entrando nelle abitazioni, a est il Biotìs erodeva sia destra che a sinistra, con
situazione di forte rischio; necessario l'intervento di mezzi per tamponare con strumenti
d'emergenza, come alberi abbattuti, le erosioni. La fine della precipitazione
arrestò una colata di fango e detriti che si erano concentrati nel Calieròn,
scaricati dai valloni (Val di Garé-Fherbotana;
Val de Roàss;
Val del Fén) che avevano assunto delle incredibili portate,
come si
vede nei segni lasciati nelle immagini di questi valloni.
Dopo i danni subiti e il grave rischio corso in particolare nel '99, le
pressioni degli amministratori ottennero di poter mettere mano sia alla
regolamentazione e incanalamento delle acque dei torrentelli di Rasai ovest, sia
alla realizzazione di robusti argini sulle sponde del Biotìs. Per garantire la
durata e l'efficacia di queste opere, ovviamente, sono indispensabili, ma non
bastano, l'attenta manutenzione e le periodiche pulizie. Non bastano in
particolare per il mantenimento degli argini del torrente, perché questi
potrebbero essere sommersi dal materiale eroso, se non si controllano e
arrestano le frane presenti nel bacino montano; questo vale in generale, anche
per i fiumi di
pianura che all'origine sono alimentati da torrenti come Stizzòn e Biotìs, e
quindi ne ricevono, con l'acqua, i materiali strappati al territorio. Nel
bacino del Biotìs sono presenti varie frane; una di queste mi sembra
particolarmente pericolosa, in quanto mette a immediata disposizione del
torrente una grande quantità (ho stimato almeno 100 000 m3)
di materiale facilmente erodibile: un intero costone sul fianco della Val del
Fen, un vallone che scende dalla cima del Tomatico, poche centinaia di metri sopra il
Calieròn,
a valle della strada forestale che sale da Porcen, da cui
è in parte visibile.