?Matematica?
Nella storia della cultura italiana non troviamo
neanche un grandissimo matematico. Se pensiamo che praticamente in tutti gli altri
settori del sapere giganteggiano numerosi personaggi, la cosa appare
sicuramente assai strana; e tale situazione storicamente consolidata continua ad
avere conseguenze pesanti anche oggi.
Ma perché, dopo la fine del buio Medioevo, qui
sono cresciuti scrittori d'ogni genere letterario, pittori, scultori,
filosofi, fisici, architetti e geni "universali" come Leonardo, mentre
l'eccellenza non è stata raggiunta nelle arti matematiche? Il termine stesso
"matematica" indica quella che anche per il greco classico era la "conoscenza
per eccellenza". Sicuramente uomini
come Leonardo e Galileo, o i progettisti di grandi basiliche, padroneggiarono e
svilupparono gli elementi di calcolo strettamente necessari per approfondire i
loro ambiti di studio, ma resta il fatto che "le matematiche", intese in
modo autonomo da altre discipline, non hanno avuto sviluppatori di primissimo
piano, nemmeno dopo il Rinascimento. Effettivamente anche negli altri paesi
europei il Quattrocento e il Cinquecento videro grandi umanisti dotti in ogni
ramo del sapere, ma non "super specializzati" in matematica. La divaricazione tra
Italia e altri paesi europei, riguardo alle scienze matematiche, comincia invece a presentarsi nel Seicento, si fa
poi fortissima nel Settecento e Ottocento; a questo punto è ovvio che,
nonostante la circolazione delle idee non sia più un ostacolo, la tradizione e
le conoscenze acquisite danno un impulso più forte alle regioni che già erano
più avanzate, e questo si verifica nel Novecento; qui si sviluppano anche poli
del sapere matematico creati dalle maggiori potenze, che finanziano le scienze
-quindi anche la matematica- per scopi non sempre (=quasi mai) nobili. Oggi
l'eccellenza nelle discipline matematiche è raggiunta da giapponesi, cinesi,
indiani: popolazioni che hanno una tradizione storica di rispetto e amore per
questo campo del sapere, e che in tempi lontani hanno posto le basi dei sistemi
numerici, in particolare il decimale, e delle operazioni con i numeri.
Si può dunque rilevare che la "carenza
matematica" dell'Italia ha radici nella storia. Si disse "Roma conquista
la Grecia e ne rimane conquistata dalla cultura": non si mette però in evidenza
che vennero selettivamente trascurate, dai romani, le conoscenze che i greci avevano
acquisito in particolare nella geometria; per quanto riguarda la numerazione
"romana"... meglio lasciar perdere! Questa antica "negligenza romana" nei
confronti della matematica può dunque aver avuto un certo peso, portando
l'interesse per gli approfondimenti verso altre discipline di tutto rilievo, ad
esempio il diritto. Dopo il Rinascimento in Italia non si ebbe la crescita
d'interesse che abbiamo riscontrato in altri paesi; e osserviamo che un'altra
penisola, oltre all'italiana, brilla per "mancanza di matematica", la penisola
iberica: cerchiamo di comprenderne le ragioni. Il Concilio di Trento (chiuso nel 1563) segnò l'inizio della reazione
alle novità introdotte nell'ambito della religione cristiana dai "riformisti",
una reazione dura e violenta che impedì, nelle regioni a totale controllo della
chiesa di Roma e della sua emanazione (l'INQUISIZIONE), lo sviluppo di tutte le
discipline che potevano entrare in contrasto con la religione: in primis le
scienze matematiche, che pongono la ragione e l'esperienza come pilastri
fondamentali. (Esempio plateale di questo conflitto: in matematica si trova
spesso l'affermazione "è assurdo, quindi non può essere accettato";
e invece S. Agostino: "credo quia absurdum": credo
in qualcosa proprio perché è assurdo, incredibile!). La controriforma, calata come velo asfissiante su
Italia e Spagna, ha impedito alla matematica, concorrente della religione, di
crescere. Possiamo con facilità immaginare che cosa sarebbe accaduto a un
Cartesio nelle regioni dominate dall'inquisizione: catturato, sommariamente
processato, buttato sopra un mucchio di legna secca,
e il rogo di un falò! Chissà quanti matematici, fra i tanti Giordano Bruno arsi vivi dalla
chiesa in quegli anni! Una volta attenuato lo strapotere del "Vaticano"
anche in Italia
(XIX secolo), il recupero del ritardo di due secoli nelle conoscenze matematiche
ha richiesto notevoli energie. Tra l'altro è rimasto nella popolazione un
pregiudizio nei confronti della disciplina, che la dipinge come antipatica,
difficile da comprendere per tutti e inaccessibile a molti: con la conseguenza
che ancor oggi gli studenti italiani sono,
in Europa, tra i più carenti nelle conoscenze relative a questa materia.
E' sicuramente indispensabile, già nel primo
approccio all'insegnamento dell'aritmetica ai bambini delle elementari, far
capire che siamo di fronte a conoscenze indispensabili a un armonico sviluppo
della capacità di ragionare, a saper criticare (nel senso di saper distinguere,
in particolare il vero dal falso), a mettersi in relazione col mondo che ci sta
attorno per meglio comprenderlo.
Ci si può chiedere: le conoscenze scientifiche rendono migliore l'uomo? e
ancora: da
un paese più evoluto sotto l'aspetto del progresso scientifico, ci si può
attendere un comportamento più rispettoso nei rapporti con gli altri stati?
Domande che hanno destato l'interesse di numerosi pensatori. Discutendo sulle miserie
della situazione politica italiana con un amico, si cercava di trovare
motivazioni al vasto consenso dato a personaggi che sicuramente non lo meritano; ci si
trovò d'accordo su un punto: la scarsa propensione alla matematica, tipica degli
italiani, può essere causa di ridotte capacità critiche, di creduloneria, di
accettazione passiva di ciò che viene somministrato dai media compiacenti; questo può favorire
l'adesione irrazionale a movimenti e a gruppi politici a favore dei quali viene
scientificamente studiata e realizzata una propaganda battente, su determinati temi, al solo scopo di
sedurre e carpire consensi. (Naturalmente nel caso dell'Italia attuale( 2010)
questa sarebbe solo una delle cause del successo di simili personaggi. Ci
sono anche l'appoggio garantito a chi non osserva le regole, agli evasori di ogni
tipo, il successo garantito a chi frega di più e tante altre nefandezze). Se
dunque il basso livello di conoscenza matematica può ridurre le capacità
critiche, là dove il livello è ben più alto, dove splende il ricordo e rimangono
le opere di stelle come
Leibnitz, Gauss e Hilbert, come è potuta crescere l'orrida pianta nazista?
E' evidente allora la risposta negativa alla domanda iniziale: la conoscenza e
la possibilità di fruire delle scoperte scientifiche non necessariamente
"migliorano" gli esseri umani, nel senso di renderli meno aggressivi e
violenti nei riguardi dei propri simili; anzi, le
conoscenze scientifiche, se messe in cattive mani, producono disastri ancor più
gravi; è quindi
indispensabile che scienza e morale avanzino insieme, per dare buoni frutti.
Un altro aspetto viene spesso evidenziato, allo scopo di
sminuire l'importanza della matematica, facendo ricorso a osservazioni di questo tipo: "Se la
matematica è esatta, come mai i risultati derivanti
dall'applicazione di modelli matematici a Economia, Psicologia, Meteorologia,
Medicina, Sociologia, ..., spesso non sono soddisfacenti, anzi portano a
risultati assai lontani dalla realtà?" (Ad esempio, i modelli matematici
applicati all'economia nulla han previsto sulla pesante crisi scoppiata nel
2008). Qui si deve osservare che un modello matematico che ha la pretesa di
spiegare l'andamento di un dato fenomeno, è una proposta di interpretazione del fenomeno
stesso; è quindi suscettibile di essere aggiornato e raffinato con la
considerazione di altre variabili inizialmente trascurate o malamente
interpretate... Inoltre è essenziale distinguere le "scienze umane" da
quelle che non coinvolgono l'uomo: con gli esseri umani non deve essere possibile effettuare degli
esperimenti, non si conoscono tutte le variabili in gioco, e inoltre il
peso di una variabile può cambiare al variare delle persone considerate. E'
quindi evidente che i risultati dell'applicazione di un modello matematico,
nelle scienze umane, non possono essere costanti, ma, a loro volta, costituiscono una
variabile.
Si deve infine ricordare che accade con frequenza
relativamente elevata (si
tratta chiaramente di comportamenti criminosi) che "esperti" si vendano a società
o istituzioni le quali
affidano loro il compito di dimostrare ciò che si sa a priori non essere vero.
Questo può accadere nelle situazioni più disparate, ad esempio per imporre un
prodotto, facendo credere che esso ha determinate proprietà, o che non arreca
danno. Possono verificarsi pure dei contrasti durissimi tra posizioni sostenute
da esperti in un determinato campo, quando le conoscenze scientifiche in quel
campo non siano complete e affidabili: ricordiamo quanto avvenuto i giorni precedenti
il terremoto che ha colpito L'Aquila e dintorni. Un ricercatore, esperto e
appassionato studioso di eventi sismici, sulla base di osservazioni da lui
condotte, avvertì del pericolo di una scossa disastrosa; la "commissione grandi
rischi" (scienziati ed esperti in geologia, responsabili ufficiali del settore)
attaccò aspramente lo studioso accusandolo pure per l'allarme procurato alla
popolazione; i terremoti, si disse, non possono essere previsti. Dimenticarono,
questi signori, che, se è un dato che con le attuali conoscenze non si può
dimostrare la verità dell'affermazione "entro qualche giorno ci sarà un
terremoto disastroso", analogamente è impossibile dimostrare che è vera
l'affermazione contraria "non ci sarà nessun terremoto"; un invito alla prudenza
e a dormire in automobile, anziché nelle abitazioni già lesionate, finché le
scosse si fossero attenuate, avrebbe potuto salvare dalla morte decine di persone.
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