TAGLIARE  NELLA  SCUOLA

Nonostante i robusti tentativi portati avanti da varie forze politiche per ridimensionare la scuola pubblica, questa resiste, grazie alla coscienza civica della maggior parte della popolazione italiana che vi manda i propri figli, e all'impegno del personale della scuola, a cominciare dagli insegnanti, troppo spesso vituperati e considerati fannulloni, quando invece spesso si impegnano -senza badare a compensi economici- per elevare il livello culturale degli studenti.
Diciamolo subito: il ridimensionamento della scuola pubblica fa comodo a troppe forze politiche: l'assenza di cultura e di autonome capacità critiche, rende più agevole l'opera di "seduzione" da parte dei movimenti politici; in altre parole, un povero ignorante è più facile da convincere rispetto a chi ha un consistente retroterra culturale e riesce a farsi un'idea propria sui fatti. Oggi l'opera di distruzione della scuola pubblica viene portata avanti con determinazione dai responsabili del governo, che tuttavia hanno trovato la strada spianata. La breccia era stata aperta dai famigerati decreti sulla "scuola azienda", opera del ministro Luigi Berlinguer cui Gelmini, Tremonti, Brunetta e naturalmente Silvio, di sicuro porgono sentiti ringraziamenti. Quel ministro tentò di aprire la scuola alla privatizzazione riuscendovi in parte, finanziò la scuola privata (decisione chiaramente anticostituzionale; come mai non è stata impugnata per questo motivo? ma è ovvio, paura di toccare il Vaticano che con le sue scuole private di quel danaro era il principale beneficiario!), tagliando invece in modo consistente i finanziamenti alla scuola pubblica. Da allora i "tagli alla scuola" sono diventati una moda, e tutti i governi vi si sono divertiti. Ma non si divertirà l'Italia, che diventerà sempre più ignorante, sempre più incapace a tenere il passo di quei paesi che si sono ben guardati dal togliere risorse all'istruzione, e dalle potenze emergenti, che nell'istruzione investono tanto per poter crescere ancora più velocemente.

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