SVECCHIARE
Verso la fine del secolo scorso, partecipando ai lavori di una commissione per
l'esame di maturità, ho avuto modo di leggere una composizione per lo scritto di
italiano che conteneva una parte davvero significativa; tutti i componenti considerarono
con interesse il lavoro, esprimendo apprezzamento per il coraggio avuto dal
ragazzo nell'esposizione del personale punto di vista. "Benefìci e conseguenze
indotte dal progresso della scienza e della tecnica": questa per grandi linee
la
traccia affrontata. E il pensiero del candidato si può riassumere così: "...
Fino ad oggi i più vecchi ci hanno rubato le ragazze, grazie alle loro macchine più
belle, al loro portafogli più gonfio; e adesso con l'invenzione del viagra hanno
un ulteriore fattore a loro vantaggio...". Non si pensava ancora alle gesta
dei numerosi e importanti vecchi porconi che dopo qualche anno avrebbero
solcato le scene della politica: lo studente fu davvero un profeta.
Quello
ricordato, però, è soltanto uno degli elementi che in Italia mettono le
generazioni dei gerontocrati in contrapposizione coi più giovani. Non è
meno rivoltante l'occupazione dei centri del potere economico, finanziario,
politico da parte delle vecchie cariatidi. Talvolta nelle mani di uno solo di
questi simulacri ricoperti di muschio e licheni sono concentrate decine di
importanti incarichi, tutti lautamente pagati. Anche nel "mondo del lavoro" le
conquiste di una maggior sicurezza hanno riguardato soprattutto chi il lavoro
già ce l'ha, mentre chi sta per entrare ha solo la certezza di essere sfruttato,
trattato da principiante smanettone per essere pagato meno, sottoposto al
lavoro interinale che sembra fatto apposta per togliere sicurezza nel futuro alle generazioni che il futuro se lo stanno costruendo a fatica. Quando poi a
questi fattori si aggiunge una situazione di crisi economica diffusa, provocata da
insaziabili finanzieri che si sono arricchiti grazie a speculazioni, senza lavorare e anche
senza disporre di capitali, allora i giovani pagano in modo ancora più pesante.
L'Italia è il paese europeo che dà meno potere ai giovani, che crea loro le
difficoltà più gravi, che ruba loro la possibilità di crescita nella ricerca
scientifica, dopo anni di serio impegno nello studio, .... e si potrebbe continuare!
Una situazione come quella descritta non è certo portatrice di serena
tranquillità sociale, anzi! Mi stupisce assai l'atteggiamento di chi finge
di non capire e di non vedere sopra quale pericolosa polveriera stiamo vivendo,
e ancora si chiede perché mai sovente le dimostrazioni sfocino in atti di
violenza. Violenza che spesso colpisce altri segmenti di popolazione e
professioni "in situazione di debolezza", quali sono oggi gli
incaricati dell'ordine pubblico. Ma qualcuno trae grossi benefici mettendo
disperazione contro disperazione; l'antico "DIVIDE ET IMPERA" è
sempre attuale: immaginate che cosa potrebbe succedere se le due disperazioni
trovassero un punto d'incontro!
E' comunque evidente che se qualcuno partecipa ad una manifestazione legittima e
autorizzata con uno zaino pieno di bottiglie incendiarie o altri mezzi d'offesa, si pone fuori della legalità;
l'organizzazione dovrebbe trovare il modo di isolare questi elementi: ma qui stanno le difficoltà,
perché l'organizzazione di molte manifestazioni, in particolare di
quelle preparate in fretta e lasciate all'iniziativa spontanea, è per definizione carente.
Tali
manifestazioni sono facile preda di gruppi di violenti che vi si infiltrano,
spesso col proposito di far ottenere risultati opposti a quelli auspicati dai promotori.
La situazione attuale (autunno 2011) è stata da taluno accostata a quella del '68, con le
rivolte studentesche che allora investirono numerosi paesi. La diversità tra le
due situazioni è profonda. Allora il motore della protesta era il desiderio e la
ricerca di un mondo migliore, la conquista di ulteriori diritti. Nemmeno si
parlava di dare lavoro ai giovani: era cosa scontata, e cercavano di
convincerli a lasciare università e istituti superiori per entrare in enti e
aziende che necessitavano della loro attività. Oggi invece il lavoro è una
chimera inafferrabile e sfuggente, e anche dopo la fine degli studi molti
giovani ne sono privati. Inoltre la continua erosione di conquiste effettuate
anche con le lotte conseguenti al '68 lascia i giovani (e non solo loro) sempre
più scoperti e indifesi.
Il clima generale che si respira oggi in Italia non è certo favorevole
all'attenuazione dei toni e al dibattito civile, anche aspro, ma condotto con
ragionevole rispetto degli avversari; nei dibattiti televisivi chi urla di
più, dice le stronzate più madornali e impedisce di parlare agli altri viene
considerato il trionfatore; e se anche un presidente del
Consiglio si
è autodefinito "unico boss virile" pubblicizzando
l'anagramma del proprio nome, e ha usato i mezzi
mediatici "di famiglia" per gettare fango perfino su avversari fino a ieri a lui
vicini, purtroppo c'è poco da sperare nella riduzione del livello di
violenza, anche di quella che accade nelle proteste.