Meteo!
Le vicende meteorologiche erano tra gli argomenti più gettonati dai detti popolari. L'esperienza ha giocato, nella costruzione di queste massime, un ruolo fondamentale; molte di esse sono nate da una sistematica osservazione del susseguirsi degli eventi meteorologici: hanno perciò una parvenza di fondamento scientifico e quindi una validità anche attuale. Naturalmente intervenivano poi altri fattori "estetici" (rime, assonanze, ecc) a rendere più piacevoli ( e un po' meno attendibili) i detti.
El à cambià tamìs
(Ha cambiato setaccio: è cambiato il tipo di neve, da piccoli grani a larghe falde o viceversa)
Co la gnén su la fhója
la se càva la ója
(Quando nevica sulla foglia si leva la voglia (foglie non ancora cadute dagli alberi, cioè se la neve cade in anticipo: fine ottobre - inizio novembre); ma "si leva la voglia" perché non nevicherà più, o perché ne farà ancora tanta? La versione universalmente accettata è la prima. L'esperienza dell'autunno-inverno 2005/2006 avvalora la seconda)
Co la resta tacàda sule piante
el ghén fa 'ncóra
(Quando (la neve) rimane attaccata agli alberi, ne fa (presto) ancora)
El à da fhàrghen 'ncora tanta
fha i candelòt
(Deve farne ancora tanta quanto l'altezza dei "candelotti": le stalattiti di ghiaccio (candelòt) appese alle grondaie davano la misura dello spessore della successiva nevicata)
El gofholéa
(Sta gocciolando: inizio di una pioggia più o meno intensa)
El scaravafhéa
(Piove molto intensamente; scaravàfh è l'acquazzone. Equivale al seguente)
La gnén dó a séce revèrse
El calivéa
(Pioviggina; calìvo (calìu) è anche la nebbia che precipita in goccioline, talvolta anche la foschia)
El fholischéa
(Cadono leggeri (e radi) fiocchi di neve. Folìsca è un leggerissimo fiocco di neve, che cade in genere all'inizio della nevicata, con temperatura molto bassa; per traslato indica anche persona minuta, leggera, delicata)
El balinéa
(Cade neve a forma di pallini. Si verifica quando la precipitazione, trasformata in acqua attraversando strati con temperatura mite, rigela nello strato d'aria più freddo vicino al suolo)
El carga!
(Si sta caricando; le nubi stanno diventando sempre più imponenti)
El é not bào
(E' buio pesto)
Co la gnén
la gnén dal Brén
(Quando a Porcén piove tanto, la pioggia arriva da Sud. Il Bren è un torrentello che scende dalle pendici del Tomatico (Val de Tìna) a sud del paese, e attraversa il centro, naturalmente "intombato". In varie occasioni, ingrossato a dismisura, è esondato trascinando grandi quantità di detriti)
Co la gnén dal marnìff
el ghén fha tanta
(Quando viene (la neve) dall'Adriatico, ne fa tanta)
Co la gnén dala marina
la fha bina
(Equivale al precedente. Bina: raccolta, mucchio)
Co 'l tàca ale nove
o ch'el s'ciàra o ch'el pióve
(Quando comincia alle nove, o vien bel tempo, o continua a piovere)
A Santa Lucìa/el frét el se invìa
a Santa Agnese/el va su par le fhiése
se nol càta le fhiése fhàte/el va su par le culàte
(A S. Lucia (13 dicembre) inizia il freddo; a S. Agnese (21 gennaio) corre sui cespugli, e se non li trova tagliati sale fino alle cosce. Se i cespugli non sono tagliati mancherà legna da bruciare con cui scaldarsi, e il freddo prenderà perfino le cosce; penso si possa interpretare così. Ricordato da Fedora e Lucio)
Fheverùf fheverùf pèdo de tut
(Febbraio piccolo febbraio, il peggiore tra tutti!)
De fheverèr
la fa solèr.
A màrfh
la va che la àrfh
(A febbraio la neve diventa dura come un pavimento, a marzo se ne va che brucia (talmente elevata è la rapidità con cui si scioglie))
Gnanca l' óu no l'é stat bón
de magnàr l'invèrn
(Neanche il il lupo (con la sua proverbiale fame)
è riuscito a mangiare (avere ragione del)l'inverno:
se non è riuscito lui, cosa potremo fare noi per evitarlo? allora rassegniamoci
e sopportiamolo. Da Valerio)
Quél che para dal frét el para anca dal càlt
(Gli indumenti che proteggono dal freddo riparano anche dal caldo)
Co ‘l Tomàdec el à la fhintùra
la piova l’é sigura.
Co ‘l Tomadec el à ‘l capèl
el temp fha bèl
(Quando il Tomatico ha la cintura la pioggia è sicura, quando il Tomatico ha il cappello il tempo fa bello. La "cintura" rappresenta un sottile strato di nubi, addossate al monte (visto da Feltre) a una quota di 800-1000 metri circa, in modo da lasciare libera e ben visibile la parte di monte che sta più in alto. Il "cappello" è invece una nube addossata alla parte alta del monte, in modo da renderla non visibile)
Co ‘l Tomadec el à ‘l capèl
parécia l’ombrèl
(Offre una versione alternativa alla seconda parte del precedente detto: quando il Tomatico ha il cappello prepara l'ombrello ( e fidati dei proverbi!))
Co la luna créss
el fhrét el cala
(Quando la luna cresce, il freddo diminuisce. Naturalmente vale anche il simmetrico co la luna cala, el fret el cress)
Cuando el cuc el canta a rama nuda
par tuta l'istà aria cruda
(Quando il cucùlo canta prima che siano spuntate le foglie, l'aria sarà pungente per tutta l'estate. Ricordato da Valerio, che lo sentì da Nando)
Luna sentàda, marinàr in pié
(Quando la luna è seduta, il marinaio deve stare in piedi. La luna è seduta quando ha la parte concava rivolta verso l'alto; in questa fase il tempo dovrebbe essere cattivo, quindi i marinai in allarme)
El vént no giùsta 'l ténp!
(Il vento non porta bel tempo; il miglioramento portato dal vento sarà solo temporaneo)
El ténp va senpre bén,
piantàr piante o secàr fhén!
(Il tempo lavora sempre bene: trapiantare piantine o seccare fieno. Questo detto è significativo delle capacità di adattamento e sopportazione, e anche di rassegnata accettazione del destino. Pensate un po' allo spirito di un agricoltore e dei suoi collaboratori che, dopo giorni di intenso lavoro sotto il sole bruciante, vedevano il fieno secco inzuppato da un improvviso violento acquazzone: non restava loro che una mesta rassegnazione dissimulata dall'accettare gli eventi con filosofia, oppure "tiràr na rèla de bestéme. Il detto mi è stato ricordato da Fedora, e l'avevo sentito migliaia di volte!)
Vàrda come che 'l sùbia el sórgo
(Guarda quanto soffre la siccità il mais! Quando le piante sùbiano (cioè zufolano a causa della sofferenza) per l'azione del sole cocente e la mancanza di acqua nel terreno, le foglie appassiscono e si afflosciano, diminuendo così la superficie radiante: le piante sembrano appassite)
El é ala remòta del sol
(E' sotto il sole battente)
La pióva de Belùn
no la bagna gnessùn
e co la gnén da le Véte
no la bagna gnanca le tete
(La pioggia proveniente da Belluno (Est) non bagna nessuno, e quando vien dalle Vette (Nord) non bagna neanche il seno. Effettivamente le precipitazioni più intense arrivano a Porcén dal settore Sud-Est / Sud-Ovest)
Dopo la piova gnén el sol!
(Finita la pioggia tornerà il sole! Apparentemente così ovvio da sembrare banale, il celebre detto rappresenta un messaggio di speranza; se la pioggia è vista come l'elemento negativo, questo sarà necessariamente seguito da uno positivo. Sfuggitomi nonostante la sua fama, mi è stato ricordato da Giuliano
Se 'l é 'n temporàl màsc'io el passa e nol torna pì indrìo,
se 'l é fhémena el pol gnér 'ncóra do tre òlte
(Se è un "temporale maschio", passa e non ritorna indietro, se invece è un "temporale femmina" può tornare ancora almeno due/tre volte. Un temporale del primo tipo è associato al rapido passaggio di un fronte freddo; nell'altro caso le condizioni del tempo favoriscono, in una zona in cui persiste un vortice che porta l'aria in alto, la continua formazione di nubi cumuliformi che provocano in successione l'ondata di temporali. Imparata dallo zio Bepi)
Co le fhesìle e i sbìri i svòla bassi
el sta pόc a pióver
(Quando le rondini e i rondoni volano bassi, tra poco pioverà)
El é drìo rivàr an bèl sdrài
(Sta arrivando un forte acquazzone)
Pióva de istà
beati chi la à
(Pioggia d'estate, fortunati quelli cui arriva)
(L'agricoltura era attività fondamentale, in grado di permettere la sopravvivenza di centinaia di persone anche nell'antico Porcén; una benefica pioggia estiva era quindi portatrice di "benessere" e perciò fortunati i proprietari dei terreni su cui cadeva)
Se ‘l pióve assa pióver
ti sta entro e no te mover
(Se piove lascia piovere, tu rimani in casa, non far viaggio)
Se 'l pióve 'l dì de san Gorgón
sète brentàne e 'n brentanón
(Se piove il giorno di S. Gorgone (9 settembre), farà sette piene e una piena rovinosa)
é rivà la mort dei kèk
(E' arrivata la fine per i "kèk". E' arrivato il freddo. Il kèk sarebbe un uccellino migratore che non sopporta il freddo, e se ne sta per lo più immobile sulla postazione; la frase alludeva alle persone abituate a fermarsi per chiacchierare, in drappelli, nelle piazze e lungo le vie, costrette a tirar dritto per non rimanere intirizzite, all'arrivo della prima ondata di freddo intenso)
Se nol piove su le palme
el piove sui ovi!
(Se non piove la domenica delle Palme, pioverà a Pasqua!)
-El piove!
-El à piovést anca sot de me nono
(-Piove! - E' piovuto anche al tempo di mio nonno. Se piove non è certo una novità (a Porcén, almeno))
Santa Barbara benedéta
vàrdeme dal tón e dala saéta
(Santa Barbara benedetta, proteggimi dal tuono e dal fulmine!)
Santa Barbara e san Simón
vardéme dala saéta e anca dal tón
(Santi Barbara e Simone, proteggetemi da fulmini e anche dai tuoni)
Senti 'l diàul che bróa su le scudèle!
(Senti il rumore fatto dal diavolo che lava le scodelle! Si tratta invece del cupo brontolìo del tuono; non bastava la paura del temporale: ai bambini bisognava metterne ancora di più)
Se el piove el dì dela Sénsa
par quaranta dì el se pensa
(Se piove il giorno dell'ascensione, si ricorda (di piovere) per quaranta giorni)
La é so màre de san Piero: sète dì prima e sète dì dopo
(E' la madre di san Pietro: sette giorni prima e sette giorni dopo il 29 giugno. Nella fase di ingresso della piena estate, spesso il tempo è incerto e si verificano violenti temporali: la responsabilità veniva attribuita alla madre del capo degli apostoli, scatenata per quindici giorni)
Chi no sa de luna no varde luna!
(Se non conosci gli effetti della luna, non preoccuparti, fa' finta di niente: chi non sa di luna, non guardi luna)
Ancói el à fàt cardénfa
(Oggi il tempo, nonostante minacciasse pioggia, è stato discreto; oggi ha fatto credenza, si è limitato a produrre degli innocui cumuli; ricordo che un grosso cumulo temporalesco veniva chiamato "cardenfòn", grossa credenza; come dire: oggi si è limitato a produrre grossi cumuli, ma senza precipitazioni))
- Come élo el témp?
- El va e el gnén come el mal de pànfha dele fhémene
( -Com'è il tempo? -Va e viene come il mal di pancia delle donne )
- Sa fhàlo el temp?
-El é drìo tòrse su
(-Che cosa fa il tempo? -Si sta rimettendo al bello)
El s'ciàra (el se tó su)
(Torna il sereno. Anche qui s e c non formano un unico fonema (come in sciare), ma si pronunciano separati: s'ciàra)
El àlfha 'l cùl a sera
(Alza il culo a sera; Leopardi avrebbe detto: "Ecco il sereno rompe là da ponente alla montagna ...". Il fronte compatto (La tempesta leopardiana) si allontana verso est, e si comincia a intravvedere, a ponente (sera), il cielo sereno. L'immagine dialettale associa la fine del temporale a una persona che ha fatto i propri bisogni)
El sol l'é 'ndàt dό tel sàc!
(Il sole è tramontato nel sacco; il sole è tramontato non sulla linea dell'orizzonte, ma su una nube che copre l'orizzonte a ponente; nube che annuncia la pioggia che verrà)
Lόnc séc, lonc mόi
(Lungo secco, lungo bagnato: un lungo periodo siccitoso sarà seguito da un lungo periodo di pioggia)
O massa séc, o massa mόi
(O troppo secco, o troppo bagnato. Il tempo non conosce la moderazione)
- Se ‘l temp el stèsse ...
- Se ‘l tempestésse!
(-Se il tempo rimanesse (bello) come è... -Se gradinasse! Gioco di parole e di accenti che nasconde un conflitto generazionale: il vecchio è preoccupato di non riuscire a riempire il fienile con ottimo foraggio; il giovane spera in una bella grandinata che permetta di evitare le fatiche della fienagione. Imparata dal Coco (Fastro), compagno di scuola negli anni '60)