IL LEGUME PIÙ GUSTOSO
Fino a cinquant'anni fa alimento base nella dieta degli
abitanti delle frazioni del "feltrino" (e non solo), i fagioli venivano
qui prodotti da ogni
famiglia proprietaria di un orto, e destinati in prevalenza all'autoconsumo. La possibilità di
conservazione -anche oltre un anno- dei fagioli ben secchi , offriva la
possibilità di costituire una riserva di alimenti, negli anni con buona
produzione, per far fronte a eventuali carenze di prodotti agricoli, conseguenti
ad annate sfavorevoli. Si trattava quindi di un alimento d'importanza
strategica, caratterizzato tra l'altro da proprietà nutrizionali di prim'ordine:
se scriviamo "carne dei poveri" su un motore di ricerca nella rete, otteniamo
numerosi risultati analoghi al seguente: "I
fagioli sono talmente ricchi di proteine che una volta venivano definiti, anche
per il loro basso costo, la
carne dei poveri".
Attualmente questo prodotto sta lentamente recuperando il terreno perduto negli
anni del "boom economico", quando "la carne" era diventata simbolo del raggiunto
benessere, e considerata cibo dalle proprietà insuperabili sotto ogni punto di
vista; al contrario il fagiolo, in quegli anni ('60/'70 del secolo
scorso), cadde in disgrazia, forse anche perché associato idealmente a un'epoca ricca di miseria e di difficoltà. In questo periodo, la forte
riduzione delle colture e in varie località il loro completo abbandono, ha
portato alla scomparsa di varietà del legume un tempo comuni. Ricordo un
tipo di fagiolo a portamento non rampicante, che mia madre chiamava "dalét": veniva
seminato sotto le viti nei "piantadèi" (piantadèl: striscia di terra larga
circa 50 cm, zappata a mano, in corrispondenza dei filari delle viti); si doveva
utilizzare ogni angolo di terreno lavorato, e non si poteva arare un prato per
piantarvi i fagioli: sarebbe diminuita la produzione di foraggio e questo
avrebbe potuto portare a una riduzione del numero di animali nella stalla. I
"dalét" erano color giallo ocra scuro, bislunghi, di dimensioni ridotte come i
cannellini. I nomi dati alle numerose varietà di fagiolo cambiavano
da un paese all'altro, e talvolta venivano indicati con lo stesso nome, in
luoghi diversi, varietà
differenti.
Oggi esperti appassionati sentono l'esigenza di recuperare le specie a
lungo trascurate; tuttavia la maggioranza dei coltivatori di fagioli per
uso familiare non produce le sementi da sè, ma acquista semi "standardizzati" e
"certificati": questo comporta una drastica riduzione del numero di varietà
presenti nelle coltivazioni. Le caratteristiche di una particolare varietà possono
differenziarsi dalla norma anche in modo significativo in funzione
dell'andamento climatico. La carenza di precipitazioni, ad esempio, può causare una
significativa riduzione della massa del fagiolo: così, nel caso dei "borlotti" di
Lamòn, un fagiolo "spagnòl" diventerebbe assai simile a uno "spagnolét"
per dimensioni.
Le varietà di fagiolo coltivate da ciascun produttore per l'autoconsumo
dipendono ovviamente dalle sue preferenze e simpatie, dalle caratteristiche del
terreno (estensione ad esempio), dalla disponibilità ad effettuare un
investimento più consistente, soprattutto in fatica. Un orto piccolo non
consentirà le piante rampicanti, che esigono spazio. Chi non vuole faticare
troppo eviterà ancora i fagioli rampicanti, che richiedono l'impianto di tutori
("frasche", paletti, rete di plastica) e possibilmente di sostegni ancor più robusti per i tutori. Se si vuole una
produzione di grandi dimensioni, con raccolta meccanizzata dei baccelli, saranno
ancora le varietà nane le preferite, perché nei rampicanti non si ha di solito la
maturazione contemporanea del prodotto e i tutori vanno recuperati alla fine del
ciclo produttivo per essere
riutilizzati, se ancora efficienti, nella stagione successiva..
Per mantenere la purezza di ogni varietà bisognerebbe disporre
di appezzamenti di orto posti a distanza adeguata, in modo da dedicare a
ciascuna varietà una parcella lontana dalle altre per impedire contaminazioni,
che provocano quello che viene chiamato "imbastardimento" della specie, che
in genere porta ad uno scadimento del prodotto sotto tutti gli aspetti. Ho notato che
la sensibilità al fenomeno della contaminazione è strettamente legata a ciascuna
varietà: le piante dei "fagiolini" sono tra le più attive, non solo nel subire,
ma anche nel provocare cambiamenti nel prodotto finale (seme) delle varietà
contigue; pertanto il settore
fagiolini va opportunamente distanziato; in alternativa, avendo maturato
esperienza dall'osservazione, i fagiolini si possono mettere vicino ad una varietà "scarsamente
sensibile", dato che è difficile realizzare, nell'orto familiare, quella
divisione in parcelle distanziate cui si è fatto cenno, per carenza di spazio. Anziché parlare di
"imbastardimento" e contaminazione dei fagioli, a Porcén -con immagine molto più
simpatica- si dice che le piante "le se inamόra".
Nel mio orto la coltura principe è il fagiolo, con varietà tutte
rampicanti. Descrivo nel seguito queste varietà, e osservo anzitutto che i nomi loro
assegnati variano da paese a paese, anzi spesso lo stesso fagiolo ha più nomi
nella medesima località; ricorderò i nomi con cui le specie erano individuate da
mia madre: la cura dell'orto e quindi anche la coltivazione del fagiolo erano un
tempo assegnate quasi esclusivamente alle donne. Informazioni sui fagioli,
relative in particolare alle modalità di piantagione seguite, in un video
all'indirizzo
https://youtu.be/FG_LB6d0Kjs.
"Fasόl dala Tessera": borlotto precoce, somigliante a "spagnόl" e "spagnolét",
i tipici borlotti di
Lamόn. Forma panciuta a botte, fondo bianco-crema-nocciola con
screziature rosso-rosa, più chiare che nei simili spagnòl e spagnolét. I
baccelli (genericamente detti téghe e badàne quando rosse, nel caso della produzione di
fagiolo) sono a strisce rosso-rosa su fondo chiaro crema. Già a
fine luglio può essere raccolto maturo per la produzione di fagioli da
conservare freschi; la pianta è assai produttiva. La buccia di questo fagiolo è
considerata più tenace rispetto ad altre varietà e, probabilmente a causa del
periodo di maturazione -il più caldo- è soggetto ad attacco del
tonchio
(el bìs dei fasόi) in misura maggiore delle altre specie. Le
teghe
si lasciano sbucciare con facilità, anche da secche. Difficile la contaminazione con
altre specie.
"Fasόl Lamόn", probabilmente il tipo definito spagnolét dagli esperti
coltivatori del Consorzio di
Lamόn. Varietà esigente, relativamente tardiva
(matura mediamente oltre un mese dopo il "Fasόl dala Tessera"); ha forma panciuta di
piccola botte, con peso medio di 0,8 g (secondo il Consorzio di Lamόn). Le
badàne sono di un colore
rosso più intenso del precoce, contengono mediamente 5 fagioli, mentre "Tessera"
arriva spesso a otto. Il baccello secco è tenace, per cui la sgranatura dei
fagioli è faticosa se fatta a mano. Gli esperti del
Consorzio del fagiolo di Lamon parlano di due varietà, spagnòl e spagnolét, leggermente diverse per
forma, dimensioni e caratteristiche organolettiche: lo spagnolét, con qualche
decimo di
grammo in meno, più panciuto e meno affusolato dello spagnòl, sarebbe ancora più
appetibile, avendo buccia molto delicata. Può combinarsi col fagiolo
"mame blu", dando baccelli con screziature blu-nere e fagioli con disegni più
scuri. Il Lamòn si distingue facilmente dal "Tessera" non tanto per
la forma (entrambi panciuti) o per le dimensioni (anche se in media il "Tessera"
è un pelino maggiore), ma per il colore: disegni di un rosso molto più scuro e
fondo più bianco per il fagiolo di Lamon.
"Mame", molto probabilmente il "Calònega" del
Consorzio di Lamòn.
Fagiolo allungato e un po' piatto,
con volume superiore (una volta e mezza
circa) al "Lamόn"; disegni rossi su fondo nocciola chiaro. Varietà tardiva come
il "Lamòn", presenta téghe con linee rosse su fondo verde chiaro, che
contengono in media 4-5 fagioli. Il sapore è delicato, tenera la buccia. Non è
facilmente soggetto a contaminazioni, pur se posto vicino a varietà invadenti
come i "fagiolini"; eccesso di umidità o aridità del terreno e
temperatura troppo fresca compromettono spesso la nascita dei semi,
momento delicatissimo per il Calònega.
"Mame blu": nome da me assegnato, per una qualche somiglianza
del seme con la varietà precedente;
l'ho anche visto in vendita
(fagiolo secco) col nome "regina". Fagiolo allungato, un
po' meno piatto delle "mame"; le screziature sono molto scure, su fondo quasi
bianco. L'occhio del fagiolo è evidenziato da un sottile contorno scuro;
dimensioni analoghe alle "mame". Le
téghe hanno striature blu
scuro su fondo verdognolo e contengono mediamente 4-6 semi; sono piuttosto dure
da sgusciare se fresche: dopo la raccolta conviene lasciarle riposare per 1-2 giorni
prima di togliere il fagiolo. Il sapore del seme è caratteristico e mi ricorda
le castagne. Varietà tardiva, sensibile alla contaminazione, va tenuta lontano
soprattutto dai fagiolini. Questa pianta di fagiolo viene spesso detestata dai
produttori di "spagnòl", "spagnolét" e "calònega", immagino per il colore scuro
e non fiammante dei baccelli; un amico di Lamon mi mostrava la sua "fasolèra", nel
settore del "calònega", quando intravide delle téghe scure (una piantina
con antenati del tipo blu): non esitò a strappare e buttare la pianta coi
frutti, dicendo che si trattava di un pericoloso bastardo, forse neanche
commestibile.
"Borlotto oro" (mia madre chiamava questi fagioli Tòne),
caratterizzato dal
colore delle striature, di un giallo ocra carico, talvolta
giallo oro, su fondo caffelatte chiaro. Il seme ha la forma di un Lamòn, con dimensioni
leggermente superiori. Le téghe, di un bel colore giallo con
sfumature rosa, contengono 4-6 fagioli. I baccelli sono considerati idonei
all'uso come fagiolino (quindi da raccogliere teneri), ma considero quest'uso uno
spreco, dal momento che possono fornire ottimi fagioli. Varietà tardiva, può
subire trasformazione della forma (da "rotonda" a "bislunga") se posta vicina a
"mame" e "mame blu". La varietà, ancor oggi molto apprezzata
e coltivata nell'alto vicentino, dove è denominata "scalda" o fagiolo di Posina,
conobbe un periodo di grande diffusione e notorietà negli anni venti del secolo
scorso, quand'era ritenuta una prelibatezza.
Una decina d'anni orsono una interessante combinazione Lamόn + "Borlotto
oro", avvenuta per caso
su una pianta, diede origine a simpatici semi,
con dimensioni leggermente superiori ai due "progenitori", e meravigliose
striature parte rosso cupo, parte color oro. Da allora li ho
seminati ogni anno, selezionando gli elementi che presentavano le
caratteristiche ricordate nel modo più marcato. Ora la varietà si è stabilizzata,
nel senso che i fagioli ottenuti sono relativamente uniformi, senza ritorni alle
forme iniziali di Lamόn e "Borloro". Tipo di fagiolo tardivo, sopporta bene
anche le avversità atmosferiche. Le téghe hanno striature rosse su fondo
giallo-rosa (colore dei baccelli del Borloro).
I Fagiolini. Alcune varietà di fagiolo vengono coltivate per
la produzione di tegoline, che vengono raccolte quando i semi non sono
ancora sviluppati: contano, nei fagiolini, le caratteristiche organolettiche del
baccello, non dei fagioli. Si richiede alle tegoline di essere tenere e
croccanti, prive di filamenti; prima del consumo va asportato l'apice, che
altrimenti potrebbe solleticare l'esofago durante il pasto. Le varietà adatte
alla produzione di fagiolini sono numerose; mentre un tempo erano di moda
fagiolini curvi (da cui il nome cornetti con cui sono anche indicati)
oggi sono preferiti quelli dritti, che possono essere facilmente posti nei
sacchettini di plastica per la conservazione in congelatore. Alcune strane
varietà di fagiolino arrivano a lunghezze incredibili, fino a un metro! I fagiolini
dovrebbero essere posti lontano dalle altre varietà: provocano con facilità
contaminazioni, che portano sempre a un peggioramento delle piante dedicate alla
produzione di fagioli (i fagiolini hanno di solito semi molto piccoli).
Informazioni riguardanti fioritura dei fagioli nonché modalità di
fecondazione dei fiori nelle varie specie, in un video all'indirizzo
https://youtu.be/LZKIlnt9QQY.
Fagioli e fagiolini di cui abbiamo finora parlato, e la stragrande maggioranza
dei semi che si trovano in vendita, appartengono al genere del Phaseolus Vulgaris,
che dopo la scoperta dell'America ha soppiantato il genere Phaseolus Vigna in precedenza diffuso
dall'Africa all'Europa. Il Phaseolus Vulgaris è stato importato dall'America
centro-meridionale, e produce molto più del Vigna: per questo l'ha sostituito
ovunque. Un altro genere di fagiolo, il Phaseolus Coccineus, è
stato importato dal Messico, ove era una pianta perenne: il
Phaseolus Coccineus è caratterizzato da
semi multicolori molto più voluminosi delle varietà del Vulgaris, e ne parliamo
di seguito.
"Fagioloni" o "Fagiolane". Semi enormi, con colori dal
bianco candido (Bianco di Spagna) al marrone, dal lillà al viola intenso, talora con striature e
punti più scuri; la varietà è particolarmente apprezzata per accompagnare
carni lessate e in umido. Non solo i semi, ma anche la vegetazione è pregevole
sotto l'aspetto estetico: i lunghi racemi con vivaci fiori bianchi e rossi
abbelliscono le piante, che arrampicano fino a notevoli altezze: così un tempo
erano
coltivati solo a scopo ornamentale, era ignorata la bontà dei loro frutti.
I Fagioloni resistono fino al tardo autunno, e si arrendono solo alla prima
gelata; e proprio in autunno la loro produttività è massima, eccezionale se le
condizioni meteo sono favorevoli. Effettivamente nel lontano 1969 ci fu una
meravigliosa ottobrata, con clima mite e soleggiato. Una pianta di Bianco di
Spagna era cresciuta avviluppandosi a un pesco, e si era allargata poi sul tetto di
una baracca: ricordo d'aver raccolto, per tre settimane, a giorni alterni,
fagioli per un piatto abbondante; la pianta così vigorosa aveva un fusto
adeguato, di sezione pari ad un robusto pollice. Nel paese d'origine (Messico)
questa varietà di fagiolo non è pianta annuale, ma perenne; lì la temperatura
non scende al punto da causare le gelate. Le téghe dei
Fagioloni sono verde
scuro, a volte con striature violacee, non glabre ma ricoperte da asperità che
le rendono assai ruvide.
Ho ricordato il dalét, un fagiolo non rampicante, che qui veniva posto
sotto le viti, nella sottile strisciata di campo zappato a mano (piantadèl),
il cui seme è andato perduto. Oggi si coltiva invece il gialét, il
noto fagiolo rampicante che ha avuto un
forte rilancio nella Valbelluna, ove un tempo veniva prodotto riservandolo a
padroni, nobili e prelati, per la sua prelibata delicatezza. Il gialét è
piccolo, sferico, giallo chiaro quando secco (come viene normalmente raccolto).
Non ricordo d'aver mai visto questo fagiolo nella zona di Porcen, prima del suo
recente rilancio sostenuto anche dal consorzio ad esso dedicato.
Come si è detto, i fagioli rampicanti richiedono una quantità di lavoro ben
superiore alle varietà nane; lavoro ripagato, se ben fatto, da una produzione
più abbondante che si protrae per due mesi circa. Vanno piantati i tutori
(paletti o "frasche" lunghi 2-2,5 metri; rete di plastica), e realizzato un sistema per il
sostegno dei tutori. Vengono quindi piantati robusti pali, e tra essi si fa
passare un filo di ferro, cui vengono fissati i paletti per mezzo di legacci (sàche)
di salice. A questo punto si
seminano i fagioli accanto ai paletti, che possono essere piantati
verticalmente, oppure essere leggermente inclinati, e piantati alternativamente a
destra e a sinistra rispetto al filo di ferro
cui sono legati. In questa seconda ipotesi si
aumenta la tenuta dei tutori legati al filo, mentre si rende più difficoltosa
l'operazione meccanica di diserbo, effettuata con motocoltivatore e fresa o
tagliaerba; il
contrario con "frasche" verticali: sarà più semplice il diserbo, ma più
probabile
l'allettamento in caso di violenti colpi di vento. La caduta di tutori quando le
piante sono in piena produzione è assai dannosa e richiede interventi laboriosi
e faticosi, che possono pure danneggiare le piante; è opportuno quindi mettere qualche palo in più a sostegno del fil di
ferro; è bene anche legare le "frasche" più in alto possibile;
l'allettamento delle file può essere bloccato mediante funi o fili di ferro
posti perpendicolari alle linee dei fagioli, e naturalmente vincolati ai fili di
ferro cui sono legate le "frasche". Una soluzione che può rendere superfluo tendere il filo di ferro, è
quella di vincolare i paletti a gruppi di tre, legati in alto e piantati ai vertici di un
triangolo equilatero: questa sorta di treppiedi è assai resistente alla caduta,
ma complica le operazioni di diserbo meccanico e soprattutto limita il passaggio di aria e
sole tra le piante, favorendo un eccessivo sviluppo della vegetazione e
malattie per eccesso di umidità, soprattutto a inizio autunno, se il tempo permane a lungo
piovoso. L'eliminazione delle erbe infestanti, che nella fase iniziale possono
sopraffare le delicate piantine dei fagioli, non ancora in grado di fissare alle
radici l'azoto, è operazione indispensabile in questa coltura; il diserbo
meccanico viene sostituito dalla stesura di particolari teli di tessuto che
permette all'acqua di penetrare nel terreno, impedendo la crescita di
vegetazione; naturalmente vicino alle piante occorre in ogni caso espiantare a
mano le infestanti, senza aspettare che raggiungano dimensioni notevoli, perché
altrimenti si rischia di strappare i fagioli insieme ad esse. Nella fitta vegetazione formata dalle piante mature dei fagioli
rampicanti, nonostante il frequente passaggio dei "custodi dell'orto",
cardellini e altri passeracei trovano il luogo idoneo alla
nidificazione.
Molto importante è, nella piantagione dei fagioli rampicanti, la determinazione
delle distanze tra le "frasche", corrispondenti ciascuna a una postarella. Occorre tener conto delle caratteristiche del
campo, se pianeggiante o in pendenza; in questo caso le distanze vanno
aumentate, nell'ipotesi di uso del motocoltivatore per diserbo, sarchiatura e
rincalzatura,
perché all'aumentare della pendenza il controllo dell'attrezzo diventa più
problematico e richiede spazi più ampi. In un campo in lieve pendenza come il
mio, adotto distanze tra le file di 1 metro, mentre le distanze tra i tutori
(paletti di sostegno) nella fila sono di 80 cm. Tali distanze sono appena
sufficienti a permettere il passaggio con la fresa nel senso delle file e nella direzione
perpendicolare, senza arrecar danno alle piantine, in modo che rimanga un solo
quadratino in corrispondenza di ciascuna pianta da diserbare a mano. Naturalmente
se si sceglie la pacciamatura con tessuto (io uso rotoli larghi 50 cm, lasciando
50 cm senza tessuto tra le file), l'erba verrà tagliata periodicamente La
rincalzatura delle piante, in particolare dei rampicanti, è importante: consente
di evitare i ristagni d'acqua vicino alle piantine (causa di gravi malattie in
caso di piogge prolungate), e impedisce ruscellamento e fuga dell'acqua nei
terreni in pendenza: naturalmente i solchi, creati con apposito accessorio
collegato alla fresa, devono seguire le linee di livello.
La scelta del momento della semina è importante: un buon avvio permette la
crescita rigogliosa delle piante che riescono così a superare una fase assai
delicata. La pioggia eccessiva e temperature basse non permettono di germogliare
ai semi, che facilmente marciscono. Se dopo la pioggia intensa l'aria diventa
secca e ventosa, il terreno si indurisce, la piantina non riesce a bucare il
terreno e si può spezzare nel tentativo di uscire alla luce. Anche l'eccessiva
aridità impedisce di germogliare ai semi, che così vengono più facilmente
attaccati dai parassiti e marciscono; in questo caso conviene bagnare
leggermente il terreno, il mattino presto quando la terra non è bruciata dal
sole, per stimolare i germogli. E' poi risaputo che la luna deve essere
crescente al momento della semina del fagiolo, possibilmente qualche giorno dopo
il primo quarto; e gli amici di Lamòn, che in materia hanno grande esperienza,
unendo (secondo me) fede e superstizione, sostengono che i fagioli vanno
seminati il 4 maggio, "giorno della santa croce". Appare evidente che sono
troppo numerose le esigenze del fagiolo, ed è praticamente impossibile
soddisfarle tutte. Per rimediare in qualche modo alla "mortalità" dei semi
io procedo così: metto
un numero di fagioli superiore alla media per ogni posta; se tutti emergono
(magari!) tolgo i meno rigogliosi, trapiantandoli dove eventualmente pochi sono
germogliati; in casi estremi risemino i fagioli in vaschette o contenitori da
orto, e li trapianto nelle zone vuote quando le due prime foglie sono ben
sviluppate.
Negli ultimi tempi, tendenza che si è manifestata a partire dagli anni '80 del
secolo scorso, il clima sta assumendo caratteristiche meno favorevoli alla
produzione del fagiolo nelle nostre zone: scarsità di precipitazioni e caldo
eccessivo riducono la produzione di fagioli e ne limitano la qualità. Le
temperature superiori a 30-33°C impediscono l'allegagione dei fiori, che
appassiscono e cadono; inoltre favoriscono la diffusione del tonchio, pericoloso
parassita del legume. Particolarmente dannose, e in grado di annientare la
produzione dell'intera annata, le temperature elevate da fine giugno a inizio
agosto; anche se irrigate, le piante lasciano cadere i fiori ed il prodotto è
perduto.
In un video dedicato alla raccolta dei fagioli rampicanti, per le varietà citate in questa pagina ed altre, si descrivono i tempi di maturazione riportando immagini dei baccelli e dei semi maturi freschi (immagini di quelli secchi nel primo video): https://youtu.be/U2wU8pgWXCk
Vita de na olta: far fόra fasόi
Le téghe secche, una volta raccolte, verso settembre, venivano stese al sole per completare l'essiccazione, poi riposte in luogo asciutto in attesa della sgranatura dei fagioli. Questa poteva essere effettuata nelle lunghe serate di fine autunno, in genere da donne e ragazzi della famiglia, che si sedevano sopra i contenitori delle téghe. Questi contenitori (quadrati di stoffa con lato di 2 metri circa) erano costruiti cucendo assieme più sacchi di juta(sàc de ortìghe); erano chiamati niθόi (=lenzuola; a Rasai coθéte) e utilizzati anche per la raccolta del fieno e delle foglie. Per impedire ai ragazzi di annoiarsi e abbandonare l'opera, la nonna o la madre dei giovani sgranatori dava il via alla gara "chi élo che càta pi fasόi rόssi" (chi trova più fagioli rossi?): fagioli -piuttosto rari- nei quali c'è l'inversione dei colori delle screziature e del fondo; nei "Lamόn" sono rosso cupo brillante, come si nota nell'immagine qui sopra.